SPENDERE PER NON MORIRE – L’ECONOMIA DELLA GRANDE GERMANIA RALLENTA, L’UE VA IN ANSIA: MERKEL PUÒ INVESTIRE FINO A 75 MILIARDI, CON BENEFICI PER TUTTI, MA DICE NO - SOLO LA GRAN BRETAGNA GALOPPA E TORNA AI LIVELLI PRE CRISI

La Bundesbank lancia l’allarme: diventa urgente riempire i vuoti lasciati dalle esportazioni con un aumento dei consumi interni. Anziché chiedere sconti a Bruxelles, bisognerebbe convincere la Cancelliera a investire molto di più. Intanto la Gran Bretagna ha la prospettiva di raggiungere il 3,1% di crescita entro la fine del 2014...

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1. I TEDESCHI NON SPENDONO: ORA L’EUROPA INIZIA AD AVER PAURA

Giuseppe Sarcina per “Il Corriere della Sera

 

Angela Merkel Angela Merkel

Se ora anche la Germania rallenta, allora vuol dire che l’Europa rischia davvero di fermarsi. Che cosa succede nell’economia che da sola produce il 29% della ricchezza totale nella zona euro? La Bundesbank chiama in causa le «tensioni geopolitiche» nell’Est Ucraina e nel Medio Oriente. E spiega che nel secondo trimestre l’industria «ha scalato la marcia». La stessa cosa è accaduta in Italia, come ha riferito ieri l’Istat, ed è andata anche peggio in Francia.
 

La spinta della manifattura europea, dunque, resta debole. Le basi di una crescita «sostenibile», come dicono gli economisti, sono ancora insicure, precarie. Se è così, almeno per questa volta non sono di grande aiuto le analisi del Fondo monetario internazionale che, curiosa coincidenza, proprio ieri ha rivisto le cifre tedesche, prevedendo un aumento più alto del pil: 1,9% a fine 2014 contro la precedente stima dell’ 1,7%.
 

BUNDESBANK BUNDESBANK

Se vogliamo guardare nei fondali di questa «stagnazione» non serve attardarsi su un paio di decimali in più o in meno. Come è noto la Germania ha convissuto meglio di tutti gli altri soci europei con la crisi finanziaria ed economica appoggiandosi sulle esportazioni nei vicini mercati Ue e in quelli lontani, Cina in testa. Da qualche mese, però, arrivano meno ordini da Paesi tuttora a corto di risorse. Risultato: l’industria tedesca ha dovuto, appunto «scalare la marcia».

 

Dopo l’allarme della Bundesbank, diventa urgente riempire i vuoti lasciati dalle esportazioni con un aumento dei consumi interni, se si vuole riportare a pieni giri il motore delle imprese tedesche e, in seconda battuta, quello dei paesi partner. Ma il governo di Angela Merkel non sembra avere intenzione di favorire la staffetta tra domanda esterna e domanda interna.
 

europarlamento- europarlamento-

E’ un problema, innanzitutto, di investimenti pubblici. Il dogma costituzionale del deficit zero si è trasformato in un divieto quasi assoluto ad aumentare la spesa statale. Il Fondo monetario nota che la Germania sarebbe in condizione di stanziare fino allo 0,5% del pil senza violare le regole di bilancio nazionali ed europee. In valori assoluti fanno circa 13 miliardi di euro.

 

Ma questa cifra potrebbe tranquillamente essere moltiplicata per due, per tre, per quattro. E il motivo è molto semplice: nei conti tedeschi il rapporto tra deficit e pil oggi è pari allo 0,1% e quindi in teoria esiste un margine pari a circa 75 miliardi di uscite, prima che il disavanzo raggiunga la soglia limite del 3% sul prodotto interno lordo.

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Quale leader politico, quale capo di Stato, quale commissario europeo avrebbe da obiettare se il governo tedesco decidesse di stanziare qualche decina di miliardi per migliorare le infrastrutture o i servizi del Paese? E’ evidente che i benefici si allargherebbero a tutto il sistema economico europeo. Ecco, dunque, il tema politico ricavabile dall’analisi della Bundesbank: anziché chiedere sconti a Bruxelles, bisognerebbe convincere la Cancelliera Merkel a investire molto di più.
 

Un’altra traccia porta, invece, alla politica monetaria, come suggerisce Daniel Gros, economista tedesco, direttore del Ceps, il Centro di studi di politica europea con sede a Bruxelles. Osserva Gros: «L’idea di ridurre i tassi di interesse anche nel lungo periodo ha una controindicazione proprio in Germania, il Paese che acquista i bond di tutti. Per molti risparmiatori tedeschi, per esempio, i fondi complementari sono essenziali per integrare la pensione. Bene, nell’ultimo periodo il rendimento di questi fondi è sceso dal 3% all’1%.

 

Ho calcolato che per gli Stati Uniti, Paese debitore, la riduzione di un punto percentuale del tasso di interesse si traduce in un risparmio di 70 miliardi di dollari. Per la Germania , che è Paese creditore, vale l’inverso, il reddito complessivo si riduce e di conseguenza calano i consumi».
 

hollande sous pluie hollande sous pluie

Investimenti pubblici quasi inesistenti, consumi privati timidi: ecco che cosa nasconde la stagnazione tedesca. Italia, Francia e poi su orbite più larghe, Spagna e Portogallo ne subiscono i contraccolpi.
 

Solo la Gran Bretagna continua la sua corsa in una dimensione parallela. Ieri a Londra l’istituto di ricerca Item Club ha anticipato i numeri che saranno resi noti venerdì 25 luglio dall’Office for national statistics. La notizia è che il prodotto interno lordo britannico ritornerà al livello pre-crisi del 2008.

 

Così mentre le economie continentali annaspano, la Gran Bretagna balza dello 0,8% solo nel secondo trimestre, con la prospettiva di raggiungere il 3,1% di crescita entro la fine del 2014. Il governo ha scelto una linea di sconti fiscali controversa, al limite del «dumping» nei confronti dei concorrenti europei. E comunque insostenibile per bilanci pubblici come quello italiano e francese. Non è a Londra, dunque, che si deve guardare.

 

2. L’INDUSTRIA NON RIPARTE, GIÙ GLI ORDINI

Andrea Ducci per “Il Corriere della Sera

 

cameron tory conference DUEMILAUNO cameron tory conference DUEMILAUNO

L’economia del Vecchio Continente fatica a tenere il passo. I dati forniti ieri dall’Istat evidenziano un calo degli ordini e del fatturato dell’industria nel mese di maggio. Il tonfo degli ordinativi è del 2,1% rispetto ad aprile, una frenata che arriva dopo la crescita registrata nei due mesi precedenti. Tanto che le commesse su base annua calano con un ribasso del 2,5%.

 

La performance negativa dei mercati esteri (-4,5% degli ordini) e del mercato interno (-0,2%) si fa inevitabilmente sentire anche sui fatturati. I ricavi dell’industria scendono a maggio dell’1%, confermando la congiuntura negativa del mese precedente. A differenza degli ordinativi il dato su base annua resta in positivo, seppure dello 0,1%.
 

Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo

La lettura degli statistici è che possa trattarsi di un cosiddetto rimbalzo tecnico dopo i dati positivi dei mesi scorsi. Certo è che la spia di allarme resta. Non a caso, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, invita a mantenere «nervi saldi e pazienza» in attesa che le misure varate del governo entrino a regime. Resta che i dati «non fanno piacere, e c’è l’esigenza di andare avanti con le riforme strutturali».

 

Il passaggio a vuoto dell’industria italiana fa il paio con quello, meno marcato, della Germania. Il rapporto mensile della Bundesbank (Banca Centrale) spiega che l’incertezza legata a fattori geopolitici sta pesando sul settore industriale. Il dato si riflette nella previsione che il Pil (prodotto interno lordo) nel secondo trimestre resti invariato rispetto a quanto segnato nei primi tre mesi dell’anno (+0,8%).

 

Per la Bundesbank la crescita «ha perso notevolmente slancio» e il settore edile ha rallentato rispetto al buon andamento dei mesi invernali. La crisi tra Russia e Ucraina rappresenta un fattore di instabilità, che impatta sulla produzione industriale tedesca. Le previsioni della Bundesbank sulla stagnazione made in Germany hanno contribuito allo sbandamento delle borse europee. I principali listini hanno chiuso in ribasso, con Milano (-1,48%) maglia nera al fianco di Francoforte (-1,11%). Intanto a faticare è anche la produzione industriale francese. Nei giorni scorsi i dati sull’output di maggio hanno evidenziato un calo dell’1,7%, dopo l’aumento dello 0,3% di aprile. Su base annua la flessione è del 2,3%.

 

Federica Guidi Federica Guidi

La lettura è, insomma, peggiore delle attese che indicavano una crescita dello 0,2%. Vale ricordare che nei primi tre mesi dell’anno in Francia l’economia ha registrato una crescita nulla. Un trend diverso da quello del Regno Unito, paese dove il Pil sta tornando a crescere ai livelli pre-crisi. L’ufficio nazionale di statistica venerdì fornirà i dati, le stime parlano di un balzo dello 0,8% nel secondo trimestre, ossia lo stesso aumento già segnato in occasione del primo trimestre.
 

In attesa che il resto dell’Eurozona si rimetta in marcia ieri a Roma il governo italiano ha aggiunto un tassello alle misure che dovrebbero contribuire al rilancio della crescita. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottoscritto un protocollo per accelerare il pagamento dei debiti della P.a. Nell’operazione sono coinvolti un lungo elenco di soggetti che il ministro ha ringraziato, spiegando di ritenerli ciascuno «una maglia che concorre a comporre la catena» per il pagamento, entro il 2014, di circa 60 miliardi di debiti scaduti.

 

pier carlo padoan pier carlo padoan

Al tavolo, che prevede «l’indispensabile coinvolgimento da parte di tutti gli attori», si è illustrato il protocollo siglato dai rappresentanti di regioni, province, Anci, Confindustria, Abi, Cassa depositi e prestiti, e ordini professionali con l’obiettivo di onorare i debiti delle amministrazioni pubbliche. Tra le novità è prevista una nuova piattaforma per la certificazione dei crediti, che potranno essere ceduti alle banche con la garanzia dello Stato (il costo massimo sarà dell’1,9% e dell’1,6% oltre i 50 mila euro). 

 

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