SUA SANITA’ RISCHIA IL FALLIMENTO - GLI OSPEDALI RELIGIOSI AFFOGANO NEI DEBITI: IL TOTALE SAREBBE DI CIRCA 2 MILIARDI DI EURO - “POVERO” BERTONE! IL SUO PROGETTO DI COMPRARE IL SAN RAFFAELE E’ ANDATO IN FUMO E IL MEGAPOLO SANITARIO PURE - A PROSCIUGARE LA SANTE CASSE CI SI E’ MESSA ANCHE LA SPENDING DI RIGOR MONTIS CHE CHIUDE I PICCOLI OSPEDALI - E ADESSO? AL GEMELLI RISCHIANO IL POSTO 450 LAVORATORI…

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Ettore Livini per "Affari & Finanza - la Repubblica"

CARDINALE TARCISO BERTONECARDINALE TARCISO BERTONE

Lo Ior senza guida non è l'unico cruccio dell'area economico- finanziaria del Vaticano. Anzi. Il fronte più caldo per il portafoglio della Santa Sede, in questo momento, è forse quello della sanità. Ospedali, cliniche, case di riabilitazione e di cura erano destinati secondo gli auspici del Cardinal Bertone a diventare la gallina dalle uova d'oro per le casse della chiesa, a corto di liquidità a causa di un Obolo di San Pietro assottigliato dalla crisi.

Non è andata così: il progetto della Segreteria di Stato di comprare il San Raffaele da Don Verzè è andato in fumo, facendo saltare l'ipotesi di un maxi-polo sanitario che riunisse pure Policlinico Gemelli, Bambin Gesù, Idi-San Carlo a Roma e la Casa per il sollievo della sofferenza fondata da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Adesso tutti i promessi sposi - saltato il matrimonio - sono alle prese con problemi di bilancio da brividi (si parla di debiti complessivi per 2 miliardi).

E in qualche caso anche con qualche piccolo guaio giudiziario. Non è tra l'altro l'unica ferita aperta. Anche la Associazione religiosa degli istituti sanitari - cappello sotto cui sono raccolti 10 istituti di ricovero, 20 ospedali, 50 case di cura, 124 centri di riabilitazione, 17 residenze sanitarie ex-psichiatrici - naviga in acque turbolente. La spending review avviata dal governo Monti minaccia di far saltare i piccoli ospedali per risparmiare sui costi dello Stato.

VITTORIO MALACALZA E MARCO TRONCHETTI PROVERA IN TRIBUNA ALLO STADIO MEAZZAVITTORIO MALACALZA E MARCO TRONCHETTI PROVERA IN TRIBUNA ALLO STADIO MEAZZA

«Un provvedimento che finirà per pregiudicare irreparabilmente le gestioni finanziarie di tutte le nostre strutture», spiega una nota dell'Aris. Piove, insomma, sul bagnato. La sanità per molti imprenditori oculati e competenti è stata negli ultimi anni una sorta di Bot, un Eldorado (spesso a carte truccate) dove per perdere soldi ci vuole arte.

Giuseppe Rotelli, per dire, è riuscito con poche decine di cliniche in Lombardia a mettere su dal nulla un impero sanitario in salute e senza debiti, a comprare il 13% del Corriere della Sera e a soffiare il San Raffaele proprio al Vaticano mettendo sul piatto 450 milioni di euro liquidi di tasca sua, senza chiedere un centesimo alle banche. Alla Sanità di Dio è andata molto peggio.

GIUSEPPE ROTELLIGIUSEPPE ROTELLI

L'unica oasi di redditività è il Bambin Gesù, gestito da Giuseppe Profiti, punta di diamante della squadra bertoniana nel campo. Il resto è una via crucis di guai. La situazione al Gemelli, l'ospedale del Papa, è da incubo. Ci sono 490 posti a rischio, 800 milioni almeno di debiti, 100 milioni di perdite nel 2011 e diverse centinaia di milioni di crediti con la Regione Lazio che lo stesso Profiti - in una informativa riservata pubblicata da L'Espresso - definisce «inesigibili».

In quel caso, precisa la nota allegata alla relazione Profiti, si possono ipotizzare «un'impossibilità di accesso al credito e l'ipotesi del fallimento "ex-officio" tenendo presente che il Tribunale di Milano ha sviluppato un atteggiamento aggressivo». La soluzione? Il piano di rilancio stilato quest'estate che oltre ai tagli da 1.644 a 1.400 degenze medie al giorno punta a incentivare le prestazioni specialistiche private. Ancora peggio vanno le cose all'Istituto Dermatologico Italiano - San Carlo di Nancy gestito con 1.500 dipendenti dai Figli dell'immacolata concezione. I dipendenti pochi giorni fa hanno sfidato i rigori dell'inverno salendo sui tetti per reclamare i tre mesi di stipendio arretrato.

ospedale Bambino Gesùospedale Bambino Gesùgiuseppe profitigiuseppe profiti

Il bilancio dell'ex impero di padre Franco Decaminada naviga in pessime acque, con 300 milioni di debiti, i magistrati sono andati fino in Vaticano per sequestrare i suoi conti non proprio trasparentissimi. Una sorta di bancomat personale da cui Decaminada (proprietario di una villa con 18 stanze e 23mila metri quadri di terreno nel territorio del Morellino di Scansano malgrado il motto dei concezionisti sia "castità, obbedienza e povertà") ha prelevato in un botto solo 6,8 milioni.

Sotto il controllo dell'Idi c'è stato pure il centro di ricerche di Nerviano, in Lombardia. Rilevato con 250 milioni di dote lasciati dalla Pfizer assieme ai suoi scienziati e svuotato di liquidità a tempo record: «Nessuno di noi riesce a capire come sono stati spesi tutti quei soldi durante l'era Decaminada», dicono i dipendenti.

Di sicuro il Padre è riuscito almeno questa volta a cavarsela, grazie all'intervento di un altro esperto di povertà, obbedienza e castità - Roberto Formigoni - che si è preso il cerino in mano rilevando il business con la Regione Lombardia. Che quando si mette a trafficare con preti (e Don Verzè docet) combina quasi sempre guai. Anche su queste operazioni la magistratura ha acceso un faro.

Nubi oscure hanno iniziato ad addensarsi su quello che una volta era uno dei fiori all'occhiello della Vaticano Spa: l'ospedale di San Giovanni Rotondo, una struttura da 57mila ricoveri l'anno, di cui il 17% - a testimonianza della qualità dei servizi - da fuori regione. I problemi qui sono gli stessi del Gemelli: un bel po' di crediti con gli enti locali la cui reale esigibilità è dubbia. E una gestione delle casse un po' lontana - dice il tam tam pugliese - dagli standard di massima efficienza. Morale.

I conti sono messi molto meglio di quelli dei "cugini" capitolini. Ma lo stesso siamo lontani da una buona redditività. I guai dei fiori all'occhiello della sanità del Cupolone non frenano comunque il lavoro dei medici in tonaca per salvare il corpo (oltre che l'anima) degli uomini.

La regione Sardegna ha appena affidato al Bambin Gesù l'ex struttura del San Raffaele a Olbia. Un ospedale in più in un impero poco conosciuto su cui non tramonta mai il sole fatto - come ha ammesso monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari - di 125mila strutture in giro per il mondo.

 

 

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