TOTO-DIMISSIONI - NAPOLITANO LASCERÀ IL 14 GENNAIO, APPENA FINITO IL SEMESTRE EUROPEO? O IL 21, DOPO L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA SUL QUIRINALE? - I 50 GIORNI DELL’ADDIO E TUTTI I CARDINALI, DA PRODI IN GIÙ, ANCORA LONTANI DAL DIVENTARE PAPA

Re Giorgio II vuole un’uscita morbida, e ha cominciato congedandosi con Bergoglio, col presidente tedesco Gauck, con le alte cariche, davanti alle quali ha blindato il governo Renzi e le riforme del Patto del Nazareno - Veltroni, Padoan, Pinotti, Prodi, Amato...

Condividi questo articolo


Massimiliano Scafì per "il Giornale"

renzi grasso napolitano boldrini renzi grasso napolitano boldrini

 

C'è una data, il 14 gennaio: siccome il giorno prima, martedì 13, Matteo Renzi parlerà a Strasburgo chiudendo ufficialmente il semestre italiano di presidenza della Ue, il giorno dopo, mercoledì 14, il capo dello Stato potrebbe lasciare. Ma ce n'è anche un'altra, il 21 gennaio: siccome prima di andarsene Giorgio Napolitano vuole inaugurare la mostra degli arazzi cinquecenteschi del Quirinale, tessuti sui cartoni di Pontormo e del Bronzino, la firma del decreto di dimissioni potrebbe slittare.

renzi grasso napolitano boldrini criscuolo renzi grasso napolitano boldrini criscuolo

 

Comunque sia, il mandato è agli sgoccioli. A dire il vero il lungo addio di Re Giorgio II era cominciato subito, un paio d'anni fa, al momento della rielezione. «Resterò finché la situazione lo richiede e le mie forze lo consentiranno». Poi nelle ultime settimane ha accelerato, moltiplicando le cerimonie di commiato. Il 22 novembre è andato dal Papa, la settimana scorsa ha incontrato il presidente tedesco Gauck, martedì si è congedato dalla nomenklatura blindando il governo Renzi e benedicendo le riforme e il Patto del Nazareno. Oggi riceverà gli ambasciatori del corpo diplomatico, nei prossimi giorni scriverà un messaggio alle forze armate e a Capodanno saluterà gli italiani in diretta tv.

 

napolitano alfano napolitano alfano

Un abbandono a tappe, graduale. Napolitano vuole lasciare il Colle senza traumi e senza strappi, cercando di garantire «continuità nel cambiamento» e stabilità istituzionale. Non sarà facile: dopo il discorso di martedì, i cinquanta giorni che possono cambiare la geografia politica del Belpaese sono già cominciati. Il 7 gennaio infatti la legge elettorale arriverà al Senato e, al netto delle polemiche e delle battaglie, il premier spera di chiudere l'Italicum entro la fine del mese, cioè subito prima dell'inizio delle procedure per la nomina del nuovo presidente della Repubblica.

 

napolitano alfano pinotti napolitano alfano pinotti

La corsa vera dunque ancora non è partita ma già si contano decine di candidati bruciati. L'ultimo in ordine di tempo è Romano Prodi, convocato l'altro giorno a Palazzo Chigi, usato da Matteo Renzi per mettere pressione sul Cavaliere e così subito depotenziato. Il Professore, scottato dalla carica dei 101, è stato costretto a dirsi «non disponibile» ad altre imboscate: però spera ancora, non si sa mai, in caso di stallo...

 

Al Quirinale, per gli auguri di Natale, Prodi non c'era. C'erano invece tutti gli altri papabili ad ascoltare Napolitano che spazzava dal tavolo l'ipotesi delle elezioni anticipate. Walter Veltroni, partito bene ma poi pesantemente impiombato dopo l'arresto di Luca Odevaine nell'ambito di Mafia Capitale, era seduto a metà sala. E nelle prime file, accanto agli altri giudici costituzionale, ecco Giuliano Amato, sovraesposto da Silvio Berlusconi.

Prodi e Veltroni con dito alzato Prodi e Veltroni con dito alzato

 

E c'erano i ministri. Pier Carlo Padoan, elogiato dal capo dello Stato e quindi pure lui scottato e ripassato in padella dal Fatto. Roberta Pinotti, perfetta in teoria in quanto donna e renziana, ma in pratica ustionata dalla gestione del caso marò. E Paolo Gentiloni: tutti a dire che per il Colle bisognerebbe seguire il metodo che lo ha portato alla Farnesina, che ci vorrebbe un altro Gentiloni. Un altro appunto, non Gentiloni. Ancora, Massimo D'Alema e Gianfranco Fini, vicini vicini, entrambi senza speranza. E Pier Ferdinando Casini, che sarebbe il candidato perfetto se avesse qualcuno che lo vota. Solo cardinali, per ora nessun Papa.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…