VENEZIANI: “I MAGISTRATI SONO DIVENTATI UNA SETTA CHE PUÒ TUTTO E CHE NESSUNO PUÒ FERMARE”

“La Legge, in teoria, è un argine al male. Ma se i giudici sono gli unici a decidere cosa è Legge, dispongono di un potere assoluto e irrevocabile. I confini tra prova e indizio sono superati a loro discrezione. Possono sfasciare imprese, economie nazionali, governi, alleanze, partiti, famiglie e persone”…

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Marcello Veneziani per "il Giornale"

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Ho paura della magistratura. Ho paura del potere esclusivo e assoluto di cui essi dispongono e che può decidere le sorti di un popolo, di un governo, di uno Stato, di un partito oltre che di singoli cittadini, ridotti a loro sudditi. Quando cadono i principi fondamentali di una civiltà, quando si respinge ogni verità oggettiva, e non c'è più una morale condivisa, una religione rispettata, un comune amor patrio a cui rispondere, allora l'unico criterio supremo che stabilisce i confini del bene e del male e le relative sanzioni è la Legge. In teoria, la legge è un argine al male.

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Ma in una società relativista che non crede più in niente, chi amministra la Legge, chi decide e sentenzia in suo nome, dispone di un potere assoluto, irrevocabile e autonomo che spaventa. Risponde solo a se stesso, in quanto è la stessa magistratura a interpretare la legge. L'unica differenza che c'è tra il potere dei magistrati e il potere degli ayatollah è che questi decidono e agiscono nel nome di una religione millenaria, radicata e largamente condivisa dal popolo su cui esercitano la loro autorità.

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I magistrati, invece, sono la voce e il bastone di una setta che dispone del monopolio della forza, cioè il potere di revocare libertà, diritti e proprietà secondo la loro indiscutibile interpretazione della Legge. I confini tra le prove e gli indizi vengono superati a loro illimitata discrezione, e così quelli tra testimoni e imputati, se i primi non confermano i dettami del magistrato; le garanzie e i diritti elementari non contano rispetto ai loro responsi sovrani e non contano nemmeno gli effetti pubblici, politici, economici, che essi producono con le loro sciagurate sentenze.

TURRI DECRISTOFARO DELIA GIUDICI BERLUSCONITURRI DECRISTOFARO DELIA GIUDICI BERLUSCONI

Possono sfasciare imprese e perfino economie nazionali, governi, alleanze, partiti, famiglie e persone. È possibile, ad esempio, che l'uso delle intercettazioni sia lecito in alcuni casi e illecito in altri, sono loro a stabilire i confini, così le intercettazioni a volte sono la base su cui fondare i processi e le gogne mediatiche, a volte sono esse stesse il capo d'accusa in altri processi.

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L'arbitrio nel nome della Legge è il peggiore degli arbitri perché è ammantato di oggettività e di obbligatorietà, non è sottoposto a nessun vincolo se non la legge da loro stessi interpretata e amministrata. Talvolta il dispotismo giudiziario viene esteso ad altri enti, come le agenzie delle entrate quando possono usare poteri enormi in materia di controllo, sanzione, pignoramenti e interessi di mora. Gli effetti anche in quel caso sono devastanti.

Non credo che i magistrati siano una specie malefica, quasi un'etnia feroce e una razza padrona. Sono nella media. Così come non credo che le agenzie di prelievo siano guidate da vampiri malvagi. Il problema è che se in una società incarognita e nichilista come la nostra che ha perso i confini del bene e del male, dove tutto è soggettivo e ognuno si stabilisce le regole di vita, dai a qualcuno un potere smisurato, l'abuso di potere è pressoché inevitabile.

ilda boccassiniilda boccassini

È questo che rende particolarmente efferata e nefasta la loro azione al riparo da chiunque contesti la facoltà, il metodo e il merito delle loro decisioni. Un politico, pur con tutti i privilegi che gode, alla fine risponde a qualcuno del suo operato: ai propri elettori, ai magistrati stessi, è in conflitto e in competizione con altri politici, deve dar conto a istituzioni internazionali. La magistratura no, il suo stesso organo di autogoverno è in realtà un organo di autodifesa e di autolegittimazione nel nome sacrosanto della sua autonomia e del Dettame a cui si richiama per esercitare il suo potere.

detenuto berlusconi amnistiadetenuto berlusconi amnistia

Ma la magistratura non solo non risponde all'interno della stessa giustizia, ma non risponde nemmeno fuori dal suo ambito, neanche se mette a repentaglio la vita, la salute e la sicurezza dei popoli, degli Stati e degli assetti istituzionali.

barca pd vince dappertuttobarca pd vince dappertutto

Negata la ragion di Stato, viene cancellata la norma suprema della civiltà giuridica romana secondo cui salus rei publicae suprema lex est ; la magistratura non tiene conto della priorità assoluta che è la salute della Repubblica e dei suoi cittadini. Si legittima da sé, si nutre dei suoi giudizi e dispone delle forze dell'ordine per far applicare le sue sentenze. Il precedente storico, si sa, furono i tribunali giacobini del Terrore.

detenuto berlusconi amnistiadetenuto berlusconi amnistia

A questo punto le soluzioni che restano sono due: uno è che gli altri poteri, esecutivo e legislativo, e il supremo garante dello Stato, vale a dire il Capo dello Stato, intervengano per modificare, frenare e bilanciare questo potere assoluto con i suoi abusi nefasti. L'altra soluzione è la rivoluzione, cioè la sospensione dello status quo e dei suoi canoni, la disobbedienza civile e il mutamento radicale. La rivoluzione dal basso si chiama ribellione, insurrezione, guerra partigiana; la rivoluzione dall'alto si chiama colpo di Stato.

IL PM ANTONIO SANGERMANOIL PM ANTONIO SANGERMANO

Ma in entrambe le forme la rivoluzione è un'arma pericolosa, a doppio taglio, che di solito produce più danni di quanti ne riesca a rimediare e propizia l'avvento di una dittatura. Però quando un potere eccede e straripa, e agisce come se fosse legibus soluto , ossia sciolto da ogni vincolo di legge, giacché della legge l'unico interprete autorizzato è esso stesso che ne abusa, si espone ed espone la società a quel rischio tremendo.

Disarmate i magistrati che abusano del loro potere e disinnescate gli ordigni che stanno seminando. O si rimedia o nasce un mostro, anarchico in basso e dispotico in alto. Il problema, a questo punto, non è più Berlusconi. Sono loro.

renzirenzi

Postilla reticente . Sulla sentenza di lunedì a Milano esprimo un grande omissis. Sono troppe le cose che vorrei dire ma non posso dire. Non potendo esprimere in verità e in libertà le cose che penso, mi limito a notare una cosa.

Se il perno di un «sistema prostitutivo», come essi scrivono, è lo sfruttamento, in questa vicenda l'unico sfruttato accertato - da donnine e donnacce, da cortigiani e papponi, da avvocati, giornalisti e inquisitori - è Silvio Berlusconi. Tutti ne hanno tratto in modi diversi profitto e nessuno lamenta un danno subito da lui. A eccezione del condannato stesso. Berlusconi paga la presunta puttanata ben sette volte: in soldi, in salute, in reputazione, in consenso, in governo, e ora in sede penale e pure civile.

 

 

 

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