APOCALISSE DOTTO - LE CAZZATE SI MOLTIPLICANO, ESUBERANO NELLA CHIACCHIERA IPNOTICA E SENZA FONDO DEL CALCIO MERCATO, IBRA O NON IBRA, E SPANDENDOSI IN OGNI DOVE, FINO A BAKU, CAPITALE DEL MISTERIOSISSIMO AZERBAGIAN, PER UN INCOMPRENSIBILE EVENTO, POMPOSAMENTE CELEBRATO COME LA PRIMA OLIMPIADE EUROPEA DELLA STORIA

I nostri cervelli felicemente svuotati diventano la discarica perfetta per ospitare tonnellate di scintillante merce, miraggi che ci scorteranno nel deserto da qui al finito. I grandi baccelloni di questo complotto sono quelli che sapete, i ben noti, multinazionali e networks, americani e ora anche cinesi...

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giancarlo dotto intervistato giancarlo dotto intervistato

Giancarlo Dotto per Dagospia

 

Dimostrerò che esiste un nesso preciso tra l’ennesimo assist no look di James Lebron, inarrivabile almeno quanto il suo pisello, o l’ultima tripla da Marte di Stephen Curry e la nostra dannazione. Jean Cocteau sosteneva il piacere di essere invasi dall’opera d’arte. Io sosterrò che il (dis)piacere d’essere invasi dalle cazzate non è da meno.

 

I gesti di Lebron e di Curry, come quelli di Roger Federer, meglio se sullo sfondo verde del suo imminente Taj Mahal di Wimbledon, sono opere d’arte e pazienza, ma le cazzate si moltiplicano, esuberano, trovando di questi tempi il loro acme nella chiacchiera ipnotica e senza fondo del calcio mercato, Ibra o non Ibra, ma spandendosi in ogni dove, Commissari Rex e Chicago Fire, Paperissime, Kilimangiari, Montalbani e Che Dio ci aiuti.

baku olympic stadium baku olympic stadium

 

Cose pregevoli e di plastica, decine di serie tv colano su cellulari e iPad come espansioni cancerose di un vero e proprio complotto planetario. E se pure, da insonne grave, trovi un quarto d’ora libero per suicidarti con un patetico lancio dalla finestra del terzo piano ecco che You Tube, la trappola allucinatoria dei giorni nostri, ti fornisce con un semplice tocco l’equivalente di un viaggio lisergico, l’accesso a un tour psichedelico ai confini con la follia, che fa di te uno sballatone stile Alice nella sua wonderland (era stato o no Timothy Leary a definire il personal computer come “l’LSD degli anni ’90?).

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Insomma, una gigantesca spirale del nulla, su tutto lo scibile dei media, il corrispettivo occidentale e visuale dei mantra zen e la stessa nobile missione di desertificare il pensiero e restituirci alla pienezza liquida del nulla atomico di cui siamo fatti.

 

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E, quando già non sappiamo più dove spostare il nostro becco di oche all’ingrasso, ecco che ci arriva tra capo e collo, dal misteriosissimo Azerbagian, un incomprensibile evento, pomposamente celebrato come la prima Olimpiade Europea della storia. Il tutto, cioè il nulla, si svolgerebbe a Baku, capitale azera, come Baco, virus che infetta, ma anche Ruggero Bacone, il filosofo che misurava gli arcobaleni, cioè le illusioni.

baku hd baku hd

 

I Giochi Europei di Baku sono un fenomeno illusionistico, oltre che un flop televisivo, di cui si ricordano appena l’esibizione strapagata di Lady Gaga e le figure del Sambo, un’arte marziale destinata all’addestramento dei soldati dell’Armata Rossa, entrambi fortemente voluti dal regime che da oltre vent’anni tiene sotto il tallone questa nazione caucasica dove i diritti umani valgono meno della cacca di una mosca.

 

Otto miliardi di gas e petroldollari, pari all’11 per cento del pil locale, investiti per l’autocelebrazione di famiglia, con la complicità di un’Europa dall’etica come sempre molto flessibile quando c’è di mezzo la grana.

Crescent Hotel a Baku Crescent Hotel a Baku

 

Baku e Bacone arrivano a stipare l’ultima casella lasciata vuota della costipazione da sport televisivo, negli ultimi decenni portata all’estremo, dai campi di golf alle sale da biliardo, donne, canestri, racchette, biciclette e motori, più motori che donne, il calcio su tutti a trainare l’effetto droga, trovando il modo di non fermarsi mai (adesso la Coppa America con esclusiva Gazzetta Tv, che una volta era un giornale, e L’Europeo Under 23 a seguire) e di scomporsi durante l’anno e le settimane, a non lasciarci tregua con la strategia carnivora dello spezzatino.  

 

IBRAHIMOVICH IBRAHIMOVICH

Un complotto planetario, dicevamo. Il lodevole e molto umanitario impegno a non lasciarci neppure un istante liberi di pensare che siamo organismi morenti (per di più, come dice l’ex giudice Gherardo Colombo, a differenza della yogurt, non avendo nemmeno la data di scadenza o, come dice Massimo Ciavarro, che la natura è grandiosa, e orrida aggiungo io, ma, nella sua dismisura evolutiva, ha commesso l’errore fatale del dotarci di una coscienza, che fa rima con scadenza) si combina al business, l’etica al suo contrario.

 

I nostri cervelli felicemente svuotati diventano la discarica perfetta per ospitare tonnellate di scintillante merce, miraggi che ci scorteranno nel deserto da qui al finito. I grandi baccelloni di questo complotto sono quelli che sapete, i ben noti, multinazionali e networks, americani e ora anche cinesi, Hbo, Fox, gli Studios, Walt Disney e Warner Bros, Sky e i più nostrani Mediaset e Infront, il polipone dei diritti calcistici, Nike e Adidas, gli sponsor mondiali, i manager dello sport, Joseph Blatter alias Bela Lugosi in testa con la sua ghenga, per ora in disgrazia ma non conta.

danny jordaan capo del comitato sudafrica 2010 con blatter danny jordaan capo del comitato sudafrica 2010 con blatter

 

Come i mostri di Transformer cambieranno teste, facce e nomi, forse i modi, ma non il concetto. Banchettando con il nostro bisogno primario di evadere con la scusa di essere invasi, la divorante industria dell’intrattenimento, da Hollywood a Cologno Monzese, impiega le sue teste migliori per capire come surfare senza lasciarci dollari e penne all’interno di un mondo in continua dissolvenza, mercati che si saturano alla velocità della luce e format che sbiadiscono al primo colpo di vento.

 

E noi? A meno che non siamo ridicoli Black e nemmeno grotteschi Bloc, non abbiamo più nemmeno il tempo e la voglia di tirare un sasso alla finestra. Noi zombie. Un esercito. Invasi ed evasi da tutto, anche dal modesto perimetro delle pellicole di Romero.

 

 

 

 

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