CALCIO ITALIANO ALL'ULTIMO STADIO – GRAMELLINI: "PERCHE’ ABBIAMO LASCIATO IL PALLONE IN MANO AGLI ULTRA’? BAGARINAGGIO, SCOMMESSE CLANDESTINE, SPACCIO. BASTEREBBE UN DECRETO PER SCIOGLIERLI TUTTI" – FELTRI INVOCA L’INTERVENTO DEGLI PSICHIATRI CONTRO GLI ULTRA’ – SALLUSTI: "GLI INCIDENTI DI MILANO SAREBBERO FIGLI DEL CLIMA DI ODIO RAZZIALE INSTILLATO DA SALVINI E DALLA LEGA: CHE IDIOZIA!"

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Massimo Gramellini per corriere.it

 

Perché abbiamo lasciato il pallone in mano agli ultrà? Quand’ero bambino non esistevano. Esisteva il tifo organizzato, ma era una faccenda di amici che mettevano insieme l’automobile per seguire la squadra in trasferta dividendosi le spese della benzina. A un certo punto sono arrivati. Relitti nazisti e stalinisti, teppisti senza ideologia, ultimamente camorristi e ’ndranghetisti in cerca di un gonfalone all’ombra del quale menare le mani e condurre traffici sporchi.

 

Si considerano gli eredi del Gladiatore, pensa te, blaterano di territori da difendere e hanno deturpato una parola bellissima, onore, piegandone il senso alla difesa dei loro interessi di bottega: bagarinaggio, scommesse clandestine, spaccio di droga. Si autoassegnano la patente di difensori della tradizione contro la modernità, incarnata dal calcio televisivo. Ricattano le società di cui si proclamano tifosi, blandiscono e terrorizzano i giocatori, tendono o subiscono agguati dalle cosche rivali.

 

massimo gramellini massimo gramellini

Se fossero delinquenti comuni non godrebbero delle protezioni che invece l’appartenenza a un credo calcistico garantisce loro. Da parte dei club e dei politici, ma anche di noi tifosi, sempre pronti a considerare i teppisti della squadra del cuore con occhio più benevolo di quello riservato ai teppisti altrui. Poi ogni tanto la rissa diventa tragedia — come mercoledì sera a San Siro — e parte la girandola delle indignazioni, delle squalifiche, degli appelli ai gruppi ultrà. Quando basterebbe un decreto per scioglierli tutti.

 

 

 

IL TIFO MARCIO NON HA PARTITO

Alessandro Sallusti per il Giornale

 

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I cori razzisti, poi le spranghe di delinquenti simpatizzanti dell' Inter contro tifosi del Napoli e infine pure il morto, un ultrà nerazzurro investito nella bolgia da un suv non ancora identificato. Siccome gli idioti allo stadio, in questo caso San Siro, sembrano non bastare, ecco che sul web si scatena una seconda idiozia - meno sanguinosa, ma non meno grave della prima - in base alla quale gli incidenti di Milano prima, durante e dopo Inter-Napoli sarebbero figli del clima di odio razziale instillato da Salvini e dalla Lega.

 

Quello di cercare nessi tra la situazione politica e le guerriglie dentro e fuori gli stadi è un gioco vecchio quanto il football, non ha alcun fondamento e serve solo ad alimentare nuovo odio. Il primo morto di morte violenta legato a una partita di calcio e registrato ufficialmente come tale risale al 1920. Dal 1950 ad oggi ben 24 tifosi sono caduti sul campo, che doveva essere di gioco e si rivelò purtroppo di battaglia. Nella cosiddetta Seconda Repubblica, cioè dal 1994, è successo due volte sotto i governi Berlusconi, due con Prodi e una con Renzi.

 

alessandro sallusti a la confessione di peter gomez 2 alessandro sallusti a la confessione di peter gomez 2

Cambiano i governi ma, come si evince, i delinquenti, di destra o di sinistra, e i razzisti ahimè restano tali sotto qualsiasi bandiera. Che Salvini nei giorni scorsi, non conoscendolo, abbia scattato una foto con uno di loro (un ultrà del Milan con precedenti) è ovviamente del tutto casuale, come ben sanno le star della politica che si ritrovano sotto assedio ovunque si rechino. Salvini, che io sappia, è un tifoso vero. Di recente, per gli insuccessi del suo Milan, se l' è presa con Gattuso, che mi risulta essere un «bianco», e ancora prima con Berlusconi, «bianco» e pure brianzolo; sono sicuro mai con Gullit, Weah, Rijkaard e tutti gli altri giocatori di colore che fecero grande la sua squadra del cuore.

 

Lasciamo stare la politica e aspettiamo che le forze dell' ordine consegnino alle patrie galere i violenti e i razzisti, che non sono né al governo né nella sede dell' Inter.

vittorio feltri vittorio feltri

L' unico legame tra il calcio è il razzismo che mi risulti in essere è quello che abbiamo pubblicato ieri in prima pagina, cioè il rifiuto di Salah, campione egiziano del Liverpool, di giocare insieme all' israeliano Dabbur. Ma si sa, purtroppo l' antisemitismo di un arabo da queste parti non è considerato razzismo. Più facile inchiodare Salvini a uno stupido e innocuo selfie.

 

 

3. MANDIAMO GLI ULTRAS DALLO PSICHIATRA

Vittorio Feltri per Libero Quotidiano

 

Non lo scopriamo noi che il calcio è lo sport più divisivo, non solo in Italia bensì in tutto il mondo. Genera sentimenti di odio profondo e accende le violenze peggiori. Non sempre, per fortuna, però spesso. L' ultimo caso eclatante è avvenuto mercoledì prima della partita Inter-Napoli: un tifoso nerazzurro, non dei più moderati, ha dato in escandescenze e, non si sa come né perché, è finito sotto un Suv forse guidato da partenopei e, pur avendo in seguito vinto con la sua squadra milanese, ha perso la vita.

Bisogna essere stupidi assai per trasformare un evento sportivo pressoché settimanale in una tragedia, ma tant' è.

 

scontro san siro scontro san siro

Non ci rimane che scuotere la testa dinanzi a episodi tanto assurdi. Un giovane crepa sotto le ruote di un veicolo in quanto ha litigato, si ignorano i dettagli della bega, con i tifosi del club avversario. Non tocca a noi accertare colpe e responsabilità, ciononostante ci sia consentito dire che siamo in presenza di una esplosione di imbecillità, forse bilaterale, della quale è impossibile comprendere le cause.

 

Gli appassionati di pallone sono numerosi nel nostro Paese, e non solo, tuttavia allorché accadono episodi quali quello che commentiamo non siamo capaci di farcene una ragione, poiché una ragione non c' è; però esistono tanti torti.

 

falce scontri inter napoli falce scontri inter napoli

Quando l' arbitro fischia il termine di un incontro i signori sportivi dovrebbero accettare il verdetto del campo, magari tirando qualche moccolo, e tornarsene a casa col cuore in tumulto senza trascendere. Il calcio è un gioco e non una guerra. Ammazzarsi per un tiro in porta più o meno riuscito significa aver smarrito la sinderesi. Trasformare lo sport in occasione di lotta è idiozia meritevole di concludersi al cimitero? Non esageriamo. Basterebbe l' intervento di una équipe di psichiatri per evitare decessi.

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