1. POSSIAMO FARCELA MA SERVONO IMMOBILE E UNA SQUADRA VERA
Gianni Mura per La Repubblica
Questa la raccontava Beppe Viola. Un pugile suonato dai pugni presi a metà match chiede all’angolo: come sto andando? E dall’angolo gli rispondono: se lo ammazzi fate pari. Dato un minimo contributo alla sdrammatizzazione, anche qui si tratterebbe di far pari senza ammazzare nessuno. Magari anche di vincere. Sarebbe una resurrezione imprevista, esattamente come il crollo con il Costarica.
Nel nostro girone sembra d’essere davanti agli specchi deformanti del luna park: Italia rimpicciolita, Uruguay ingrandito, e la più piccola è diventata la più grande. Del Costarica, ha detto Thiago Motta a fine partita, nessuno potrebbe giocare nelle grandi squadre europee. Be’ se ci gioca lui perché loro no? Almeno corrono.
Come affrontare l’Uruguay e sopravvivere? Non basta sperare nell’italico stellone o nelle doti divinatorie di Ibrahimovic che ieri, bontà sua, ha previsto la vittoria in finale del Brasile sull’Italia.
Forse non ha calcolato che arrivando seconda del girone il Brasile lo dovrà incontrare prima della finale, ma insomma in momenti così son cose che tirano vagamente su il morale. Tra Inghilterra e Costarica erano passati per gli azzurri cinque giorni. Con l’Uruguay saranno tre, e per l’Uruguay (Suarez e Cavani a parte) depone anche un giorno di riposo in più. Quindi, trattandosi di dentro o fuori, il ct dovrà scegliere gli 11 più affidabili sotto il profilo atletico.
Ci hanno detto che la preparazione aveva previsto tutto. Non credo avesse previsto una resa clamorosa come quella di Recife: sullo 0-1 solo due tiri nello specchio del Costarica, Darmian e Pirlo su punizione. Dopo 10’ del st s’è spenta ogni luce, e la
massa di trequartisti spedita in campo per migliorare la situazione non ha acceso manco un cerino, altro che geni della lampada.
Ora si tratta di cambiare musica e assetto e per farlo occorre rischiare. Fossi il ct, abbandonerei il 4-1-4-1 e copierei il Costarica, che con l’Uruguay non ha vinto in rimonta per caso. Copierei la difesa a 5, che può anche diventare a 3 con gli esterni alti, per un 5-3-2 o un 5-3-1-1. Abate e Thiago Motta basta, grazie. Tanto per capirsi, la difesa della Juve con i tre della Juve e Darmian alla Lichtsteiner e Candreva, se ce la fa, alla Asamoah. Questo consentirebbe a Pirlo e Marchisio meccanismi di copertura che sanno a memoria.
Senza De Rossi, dentro Verratti o Parolo. Il primo si raccomanda per il passo corto da rubapalloni e la grinta, che deve imparare a controllare, il secondo per il gran movimento e il tiro da fuori, non si sa mai, e comunque in porta c’è Muslera.
Zona d’attacco. Sono anni che Prandelli ha scommesso su Balotelli e l’ha difeso anche stavolta, ma spero che in privato gli abbia chiesto conto non dei gol che s’è mangiato (succede) ma della latitanza successiva.
Ora, secondo molti, me compreso, Balotelli non è un centravanti nel senso tradizionale del termine. Non ne ha i movimenti e a volte, penso, nemmeno ha la voglia di esserlo. Le cose migliori nel Milan le ha fatte quando c’era Pazzini. Un ct, in parole povere, farebbe bene a non ignorare quel che ha detto il campionato: vale per la difesa, vale per Balotelli l’intoccabile.
Se lo sostituisce si arrabbia, se non gioca si deprime, ma forse adesso è il momento di sorvolare sui singoli e di salvare in gruppo il salvabile. Io con l’Uruguay farei giocare davanti una coppia collaudata sull’altra sponda torinese, Immobile-Cerci (che pure mi sembra alquanto involuto).
Se invece è scritto sulle sacre tavole che Balotelli debba giocare sempre, lo metterei alle spalle di Immobile, più o meno dove s’era piazzato Cassano venerdì, così potrebbe arrivare verso l’area avversaria lanciato e non duellare di schiena col suo marcatore. Se ne può uscire solo col gioco, ricordiamocelo.
E ricordiamoci di tirare in porta. Evitare calcetti, gomitate e provocazioni, si farebbe solo un favore agli uruguagi e non è il caso, già è difficile così. Abbiamo l’uomo-orchestra, Pirlo, ma non abbiamo l’uomo-squadra, il trascinatore. Una squadra meno confusa, lenta, impotente e tremebonda rispetto a Recife può giocarsela. Purché sia squadra.
2. CONTRO L’URUGUAY PRANDELLI PUNTERÀ SUL MODULO BIANCONERO CON IMMOBILE (CHE HA PRESO MALE IL MANCATO IMPIEGO) AL FIANCO DI BALOTELLI
Marco Ansaldo per La Stampa
Come rottamare l’Italia e proporne una che contro l’Uruguay si salvi dalla crisi. Nella notte dopo lo schianto con la Costarica, Cesare Prandelli si è posto lo stesso problema che tempo prima aveva mosso il suo amico Renzi.
Il guaio è che per rottamare l’Italia il ct deve cominciare innanzitutto dalle convinzioni che hanno retto lo spazio di una partita: in quattro anni non gli era successo di veder naufragare la squadra in quel modo, quasi una riedizione del Lippi che in Sudafrica si fece imbrigliare dalla Nuova Zelanda e battere dalla Slovacchia senza trovare il rimedio. Le ultime figuracce mondiali, superate dalla partita di Recife.
Il primo impulso è stato di archiviare l’incubo come il frutto di una giornata storta, sotto il sole del primo pomeriggio. Il secondo è stato approfondire perché non ha funzionato niente. Né il piano di battaglia studiato insieme all’ex collaboratore di Sacchi, Maurizio Viscidi, il tattico della compagnia di cui è pubblicata una collana di lezioni teoriche vasta quanto i romanzi di Simenon.
Né la condizione fisica che doveva essere il fiore all’occhiello della spedizione, con il superallenamento a Coverciano, le saune, il materiale tecnologico, le diavolerie e gli accorgimenti più scientifici: «Faremo tesoro dell’esperienza della Confederations Cup» aveva promesso Prandelli, invece alla seconda partita c’era gente sfatta dal caldo e dalla fatica.
Né infine la scelta degli uomini, dall’inizio con il trio di centrocampo più lento e compassato possibile (ma perché insistere con Thiago Motta?) fino ai cambi della ripresa. «Ho sbagliato, nel secondo tempo dovevo puntare su Immobile», ha ammesso, non pubblicamente, il ct. Da Cassano, Insigne e Cerci non gli è arrivato un aiuto.
GIORGIO CHIELLINI SOTTO LA STATUA DEL CRISTO A RIO DE JANEIRO FOTO LAPRESSE
E fa sorridere la giustificazione del granata, per cui non si può giudicare una prova in 20’: per azzeccare uno stop è sufficiente un secondo e per saltare un avversario ne bastano due. Bisogna avere per forza Ventura in panchina per riuscirci? L’analisi dovrebbe imporre al ct un cambiamento radicale. Basta con il «tiki-taka de noantri».
Il miglior Barcellona lo attuava a 25 metri dalla porta e con uomini formidabili negli scambi veloci. Fatto sulla linea di metà campo diventa una melina che ha un po’ rallentato l’acerba Inghilterra ma non ha infastidito i costaricani. Tra giocare all’italiana e questa roba qui esiste una via di mezzo, ad esempio l’atteggiamento propositivo ma semplice che la Nazionale ebbe nei primi due anni con Prandelli.
Tornare indietro non è facile però il ct ci deve provare: la qualificazione agli ottavi è alla portata degli azzurri se non si eccede nella depressione e si corregge cosa non ha funzionato. Prandelli si affiderà a chi non è rimasto senza benzina, darà meno importanza al «tattico» e punterà su una squadra con una fisionomia collaudata: la Juve.
Se è stato il modello cui ha detto di essersi ispirato Pinto, il ct della Costa Rica, può funzionare con chi gli juventini li ha davvero. Difesa a tre, sperando che Chiellini azzecchi finalmente una partita calato dentro lo schema che gli è più familiare; centrocampo con Verratti, Pirlo e Marchisio; in attacco Balotelli e Immobile che hanno provato poco insieme ma non esiste un’alternativa migliore (anche se il ct starebbe pensando anche a Cerci).
Prandelli vuole mantenere la fiducia al milanista, sperando che stavolta non si sgonfi al primo errore e non può più tenere fuori il capocannoniere del campionato, l’uomo più entusiasta e caricato dalla convocazione. Immobile si è arrabbiato parecchio perché a Recife si aspettava di entrare per migliorare l’attacco. Ma non è per placarne la rabbia e i mugugni che Prandelli deve mandarlo in campo: è perché il buonsenso dice che in questo momento è l’unica briscola possibile dopo aver provato certe scartine.