genoa frosinone, suso porta avanti il grifone 16df8028
Giancarlo Dotto per Dagospia
Per i due o tre forsennati che ancora s’illudevano, ecco la sentenza. Scudetto non ancora aritmetico ma certissimo comunque alla Juve, per via che il Napoli si specchia a Udine nella sua improvvisa vecchiezza da logoramento e rottura che, ora, minaccia di diventare prolungata. Sei punti sono uno sproposito a sette tacche dalla fine.
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Peggio, il Napoli dovrà giocarsi all’Olimpico il secondo posto con Roma, strasuo di goleada il derby. Foglie morte, questi erano oggi Higuain e compagni (da foglia morta, l’argentino, non si è comunque negato la spaventosa botta del trentesimo gol). Per spaventarmi io, invece, ho dato un’occhiata al percorso dei bianconeri, e mi sono spaventato.
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Venti vittorie nelle ultime ventuno partite, un gol subito nelle ultime dodici. Quinto scudetto consecutivo della Juve, bella notizia per i tifosi della Gobba (costretti a simulare un godimento impossibile, perché il piacere quando è ripetizione diventa apatia e dunque pornografia), ma pessima per il sistema calcio che già fa acqua e broda da tutte le parti, vivai, stadi, risultati, Nazionale e rischia di collassare del tutto se viene a mancare anche uno straccio di suspence da risultato finale.
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La forbice economica e dunque tecnica tra Juve e le altre è destinata ad aumentare, si giocherà solo per traguardi collaterali. Detta così, (in Germania e Spagna non è tanto diverso, solo gli inglesi sono ancora una bella muta di cani rabbiosi e impronosticabili là in cima), si va ineluttabilmente verso la superlega europea.
La Roma del titanico Big Spalla va subito in vantaggio nel derby con la cresta del suo italo-egizio e poi spreca a seguire un’enormità, peccato mortale che il calcio di solito castiga, troppe leziosità e accademie sotto porta, di quelle fatte apposta per ammattire uno come l’uomo di Certaldo.
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Il 2 a 0 di Dzeko, se lo sbaglia vado sotto casa, sembra chiudere e invece apre, anche perché esce Naingoo, fin lì mostro. Non ricordo a mia memoria sessanta minuti di questo calcio totale, tecnico, lucido e furente, da parte di un centrocampista.
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La Lazio si rifà sotto. Si dice che Pioli azzecca i cambi (Klose e Keita). Io preferisco dire che ha sbagliato formazione. Di certo, buttata via anche l’ultima consolazione di una stagione frana e Pioli addio.
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A proposito di frana, quella del Milan non ha fine. Perde anche a Bergamo. Nemmeno l’omaggio a Cesare Maldini ci sta a mettere un po’ di anima a una squadra che non sa più dove guardare, che non ha più sguardo. Tanto per aggiungere beffa a danno, copertina della domenica a quel Suso, ripudiato dal Milan e mattatore nel Genoa. Tre gol, tre meraviglie.
