1. PER MASSIMO FERRERO IL CALCIO È LA PROSECUZIONE DEL CINEMA CON ALTRI MEZZI 2. DA TRE MESI È IL BOSS DELLA SAMP-GLORIA, TERZA IN CLASSIFICA. E FILOSOFEGGIA: “MENO SPRECHI PER DARE PIÙ CERTEZZE A TUTTI: CON POCO SE CAMPA CON NIENTE SE MORE” 3. UNA VITA, UN FILM! “FACEVO IL MACELLARETTO, PORTAVO LA CARNE NELLE CASE. AVEVO UN AMICO CON UNA BICICLETTA. UN GIORNO GLIELA RUBO, UNA FIAT 1100 COMINCIA A SUONARMI. PENSAVO FOSSE PER LA BICICLETTA, INVECE ERA L’AIUTO REGISTA DI BLASETTI CHE MI CONSIGLIAVA DI ANDARE A SAN SABA PALATINO DOVE SCEGLIEVANO DELLE COMPARSE. C’ERANO SOLO RAGAZZINI TUTTI CURATI, MA BLASETTI MI VEDE: “SEI CAPACE DI FISCHIARE?”. “DOTTO’ È IL MESTIERE MIO”. DOVEVO FARE UN PANETTIERE, FRATELLO DI GIOVANNA RALLI’’ 4. “NEL CALCIO C’È PIENO DE GENTE CHE TI DICE “LEI NON SA CHI ERAVAMO NOI”. IN LEGA COMANDA LOTITO, DALL’ALTRA PARTE C’È AGNELLI, IN MEZZO C’È AURELIO DE LAURENTIIS, GLI ALTRI SEMBRANO SPAVENTATI”. ER VIPERETTA: OGGI UN MITO, DOMANI UN MITOMANE?

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Arianna Ravelli per “il Corriere della Sera

 

Mihailovic Ferrero Mihailovic Ferrero

‘’Ma qua non ce sta nessunooo? Ho portato le pastarelle! Sveglia! Svegliaaaaaaaa». Lunedì mattina nella sede della Sampdoria: entra un ciclone chiamato presidente. Per Massimo Ferrero il calcio è la prosecuzione del cinema con altri mezzi. «Il mio Dna è gioia di vivere. Il cinema è vita, il calcio è vita, anche se ansiolitica».

 

A 63 anni nel mondo dello spettacolo ha fatto di tutto, persino portare il cinema a Cuba («Dovevamo girare ‘Cuba Libre’ con Riondino, ho fondato una società col loro Ministero») diventare produttore e comprare 60 sale in Italia. Nel pallone inizia ora: da tre mesi è proprietario della Samp terza in classifica. «Meno sprechi per dare più certezze a tutti: con poco se campa con niente se more». 
 

massimo ferrero massimo ferrero

Un bel respiro, via. «Io dico sempre la verità». Ci accontenteremmo di una buona percentuale. Intanto, non è vera la storia della moglie ricca che ha dato i primi soldi da investire nel cinema. «Ma no, l’ho inventato perché ho avuto una carriera veloce. A 10 anni scappavo da casa per andare a Cinecittà. Sono figlio di un tramviere che si dedicava ai libri, ai francobolli, a tutto meno che al tram. Quando se n’è andato (segno della croce: lo fa ogni volta che nomina una persona morta, ndr) mi ha lasciato una collezione di francobolli che non valeva niente e una foto di lui in guerra. Mamma invece era figlia di venditori ambulanti, aveva zii macellai, un nonno scommettitore di cavalli. Ero un povero dignitoso. La domenica andavo a ballare il tip tap al Bar Veneto. Ho tentato anche di entrare nel balletto della Pavone». 
 

massimo ferrero sky massimo ferrero sky

Come ha cominciato col cinema? «Facevo il macellaretto, portavo la carne nelle case. Avevo un amico con una bicicletta con i portapacchi. Un giorno gliela rubo, una Fiat 1100 comincia a suonarmi. Pensavo fosse per la bicicletta, invece era l’aiuto regista di Blasetti che mi consigliava di andare a San Saba Palatino dove sceglievano delle comparse. C’erano solo ragazzini tutti curati, ma Blasetti mi vede: “Sei capace di fischiare?”. “Dotto’ è il mestiere mio”. Dovevo fare un panettiere, fratello di Giovanna Ralli». 
 

E poi? «Ho lavorato con tutti i grandi, ero ispettore di produzione con Fellini, Visconti. Poi sono diventato il produttore indipendente più forte d’Italia: ero l’unico. I miei film però non venivano distribuiti nei cinema, così mi sono comprato i cinema». I film di cui va più fiero. «Mery per sempre e Ragazzi fuori, Marco Risi è un regista coraggioso. E poi Ultrà di Ricky Tognazzi. Solo io li potevo fare. In Ultrà c’erano i tifosi veri, una volta m’hanno bruciato un treno, ho guidato io il locomotore. Ma il cinema oggi è alla frutta. Abbiamo insegnato il cinema agli americani, poi ci siamo persi.

massimo ferrero sky massimo ferrero sky

 

Avevamo i più grandi calciatori del mondo, poi ci siamo persi. Abbiamo pensato solo ai soldi dei diritti tv, ma il denaro ci ucciderà. Io voglio fare impresa, non finanza. Riportare la gente allo stadio. Ma l’ha visto in che condizioni è? Mihajlovic ha detto che c’è un campo di patate: ha usato una licenza poetica. Se si fa male un mio giocatore, denuncio tutti. Io voglio un impianto che lavora sette giorni su sette, con servizi, spazi per i bambini».

 

A parole lo vogliono tutti: «Ma Ferrero fa. Devono toglierci un po’ di burocrazia. Ci dessero questo stadio da gestire. A Bogliasco costruirò un asilo del calcio: in Italia i ragazzi che fanno sport vengono penalizzati. Mi appello a lady Renzi che è professoressa». Il marito vuole far pagare alle società gli straordinari della polizia: «Già paghiamo gli steward. E un miliardo di Irpef. Poi sicuri che questi soldi vadano davvero ai poliziotti?». 
 

massimo ferrero sampdoria massimo ferrero sampdoria

Però lei continua ad ammirare Renzi. «Sì, non è una ruffianata. Io vengo da sinistra, andavo in manifestazione. Ora però il Paese ha bisogno di cambiare il sistema del lavoro, detassare le imprese». E invece qual è la ricetta per il calcio? «Io devo imparare, però nel calcio c’è pieno de gente che ti dice “lei non sa chi eravamo noi”. In Lega comanda Lotito, dall’altra parte c’è Agnelli, in mezzo c’è Aurelio, gli altri sembrano spaventati». De Laurentiis è il suo modello? «Ma no, io sono presidente mediano». 
 

Lotito la convince? «È un gran lavoratore, chissenefrega se mette la giacca della Nazionale. Avrà modi poco urbani, che detto da me vuol dire che sono veri. I contenuti però ancora non li ho visti. Serve un campionato a 16 squadre, senza la paura di andare in B. Se retrocedi perdi tutti i diritti tv. E poi ci vogliono cinque cambi per valorizzare la rosa». 
 

massimo ferrero in tribuna massimo ferrero in tribuna

Ha trattato l’acquisto della Samp in modo segretissimo: com’è andata? «Mi avevano già offerto diverse squadre, ma io ho sempre detto di no, perché ero troppo impegnato. Dopo aver comprato i cinema, però, mi annoiavo. Un amico 15 mesi fa mi butta lì: perché non prendi la Samp? Poi l’avvocato Antonio Romei un giorno mi dice che sarebbe andato al funerale di Riccardo Garrone (segno della croce, ndr). C’ho pensato e a luglio 2013 ho deciso: la voglio. A Natale sono tornato alla carica».

 

Quanto l’ha pagata? «Il club è stato valutato in 70 milioni di euro». E ora dove vuole arrivare? «Sinisa, che è un grande, parla di parte sinistra della classifica. Ho lavorato 24 ore al giorno per dargli i giocatori necessari. Sembrava la ditta Berardi: dalla mattina presto alla sera tardi». 
 

massimo ferrero ilaria d amico ostia lido mosquito massimo ferrero ilaria d amico ostia lido mosquito

È possibile non rimetterci una fortuna con il calcio? «È che molti presidenti non controllano, mentre l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Io mi sono organizzato così: un giorno e mezzo per la mia compagna Manuela e mio figlio Rocco, di un anno; un giorno e mezzo per il cinema e quattro giorni per la Samp». Rocco è l’ultimo di quattro figli. «Sì, la prima, Vanessa ha 40 anni e fa la cineasta, Michela studia pedagogia, Emma fa il liceo.

 

Poi ci sono due ragazzi Riccardo e Fabrizio che ho cresciuto io, ma hanno altri genitori. Mi sono sposato due volte, la prima a 18 anni. Manuela invece non mi vuole sposare». 
Conclusione? «Le do io il titolo: “Ferrero ieri oggi e domani. Ieri le mie speranze, oggi la Samp e il cinema, domani… lo scudetto”». 
 

 

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