SI ACCENDE IL DERBY D’ITALIA, ICARDI ALLA PROVA DEL 9 – STASERA JUVE-INTER DA SBALLO: IL BOMBER ARGENTINO, CHE FA GOLA AL REAL, PUO’ DIMOSTRARE DI ESSERE L’UOMO SCUDETTO E BRUCIARE LA CONCORRENZA DI HIGUAIN E DYBALA PER I MONDIALI – IL PIPITA: "LA SFIDA CON ICARDI? NON SIAMO QUI A GIOCARE A TENNIS" – IL PIU’ MANCINO DEI TIRI DI MARIOLINO CORSO A SPALLETTI: “NON CAPISCO QUELLO CHE DICE MA CONTA POCO…”

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icardi higuain icardi higuain

Giorgio Gandola per la Verità

 

«Non siamo qui a giocare a tennis». All' ennesima domanda sulla sfida con Mauro Icardi, Gonzalo Higuain ha gelato i cronisti con una frase definitiva. Contano gli altri dieci, contano i due signori in piedi davanti alle panchine.

 

Max Allegri con specialità lancio del cappotto nei momenti più duri del match, Luciano Spalletti più avvezzo a lanciare gli aggettivi post partita oltre ogni possibilità di immaginazione degli accademici della Crusca. A tal punto che Mario Corso, qualche giorno fa, ha azzardato un commento a foglia morta come le sue magiche punizioni: «Non capisco quello che dice, ma conta poco. La verità è che la mia Inter è tornata a giocar bene e il merito è suo».

 

Allegri Allegri

Juventus-Inter è anche questo, due formidabili centravanti argentini in cerca di supremazia in chiave Nazionale (Icardi ha scalzato Higuain ma il Pipita non se ne fa una ragione perché Maurito con la Celeste non ha segnato manco un gol); due allenatori che sembrano Napoleone e Wellington nella piana davanti a Waterloo la mattina del destino (quale dei due sia il Bonaparte si saprà stasera). E la storia.

Tanta storia, più di un secolo di storie tese, di colpi di mano, di cattiverie, di sgambetti, di ruggiti a fil di caviglia (Furino un asso), di colpi di genio (Platini, Ronaldo, Del Piero, Maicon), di rigori solari scambiati per ostruzioni (Ronaldo-Juliano), di invidie, di frustrazioni, di cacciate dal paradiso, di «35 sul campo» con tanto di targa farlocca alla faccia della giustizia sportiva.

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Perché il tifo è questo, inviperito e ostile, capace di partorire dolcezze e idiozie, come quella pronunciata dal presidente di Comunicazione bianconera, Sandro Pellò: «Gli interisti dovrebbero stare nelle fogne, nei tombini, nascosti al buio». Basti ricordare l' ultima scena allo Stadium: Ivan Perisic espulso, contatto dubbio fra Mario Mandzukic e Icardi in area bianconera trasformato in un incidente diplomatico, John Elkann che sibila «non hanno mai imparato a perdere, eppure si sono allenati a lungo». E Sergio Marchionne furente perché quegli stessi cinesi neointeristi stavano per acquisire interessanti quote Fca. È l' orizzonte del derby d' Italia che va in scena stasera, e che Gianni Brera battezzò così perché aveva capito tutto: «Il calcio italiano non è una rappresentazione artistica come in Francia o l' anticamera del pub come in Inghilterra, ma è carne e sangue, è vita con gioie e frustrazioni. E non conosce vie di mezzo, è il bianco e il nero della Juve, è il cielo e la notte dell' Inter».

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In questa ordalia sabaudo-padana, Icardi e Higuain che ci azzeccano? Tanto, forse tutto, perché nessuno più di loro oggi rappresenta le due squadre. E se del Pipita tutto sappiamo - qualità e difetti, quanto sia letale se innescato sulla trequarti da Miralem Pjanic, Paulo Dybala o Sami Khedira, sappiamo perfino che in stagione parte grasso e arriva famelico alla meta -, di Mauro Icardi dobbiamo scoprire il dono che fa la differenza e vale 100 milioni di clausola rescissoria: la vocazione del leader.

L' interista non accompagna l' azione come il rivale, ha cominciato a partecipare al gioco solo da tre mesi con Spalletti e i suoi recuperi sono così inusuali da essere mostrati alla moviola, ma in area di rigore è un cobra. Come Higuain, più di Higuain. Lo è come lo furono Gerd Müller, Hernan Crespo, Hugo Sanchez, Christian Vieri. Questa non può essere una partita scudetto, non può essere una partita simbolo, ma può essere la sua partita. Lui sta bussando da tempo alla porta dei grandi con gol spettacolari, con 16 reti in 15 partite, con la certificazione di top player.

Stasera il dio del pallone, difesa bianconera permettendo, potrebbe farlo entrare nell' Olimpo.

higuain dybala higuain dybala

«Siamo calmi, concreti, sicuri. Spalletti ci ha cambiato la testa, quindi siamo pronti per un gigante come la Juventus. Io mi sento molto migliorato, gioco facile, ho imparato anche a difendere e voglio continuare».

 

Ivan Perisic e Antonio Candreva sono manna per il suo gioco. Ha anche fatto pace con gli ultrà, i tre gol nel derby con il Milan sono arrivati a spazzare via le diffidenze. Quella maglia ricacciata in campo tra i fischi due anni fa e un passaggio della sua prematura autobiografia («ho amici in Argentina che potrei mandarvi sotto casa») avevano scatenato l' ostilità dei fedelissimi.

 

Due stagioni a ignorarsi, poi proprio lui ha invitato la squadra ad andare a salutare la curva alla fine della partita vinta con l' Atalanta ed è scoppiata la pace.

icardi icardi

 

Icardi è pronto per diventare un leader e vorrebbe esserlo anche nello stipendio. «Ma a questo io non penso, ci pensa mia moglie». Wanda Nara ha già pronto il piano. Maurito è interista, ama Milano e vorrebbe vincere con quella maglia. Ma a un prezzo diverso dai 4,5 milioni netti che prende oggi. Per due motivi: la corte del Real Madrid è reale, i contatti ci sono già stati, Florentino Perez ha sulla scrivania un dossier con tutto ciò che serve sapere sulla sua vita. E davanti al Real ogni cifra si alza. Secondo motivo: Leonardo Bonucci, l' uomo che dovrebbe spostare gli equilibri a 12 metri di distanza (la larghezza del Naviglio Grande) guadagna 7,5 inutili milioni netti. Il segno più grottesco della differenza, oggi, fra Inter e Milan.

 

Sarà una partita dura, probabilmente cattiva. Non vorremmo essere nei panni della Var perché questa è una sfida capace di scardinare anche le immagini, anche gli algoritmi, anche le prove schiaccianti. Juventus-Inter non è mai realtà fattuale, è composta della materia di cui sono fatti i sogni (o gli incubi).

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Venti guerrieri come in un torneo medioevale e due cavalieri: Higuain e Icardi. Daniel Bertoni, che li conosce bene, dice di loro: «Due modi diversi di essere grandi, ma Higuain è più completo e se sta bene può andare in porta in ogni maniera». Esattamente come la corazzata bianconera, inseguita, braccata ma non ancora raggiunta. E capace di vincere anche le partite bloccate grazie a un colpo di biliardo o a un calcio da fermo di Pjanic, di Dybala. Giocata che l' Inter non ha.

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Ci vorrebbe Mario Corso, il piede sinistro di Dio. Ma lui sarà in poltrona a capire tutto di questa sfida eterna e niente di ciò che dirà Spalletti dopo.

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