ESSERE MINO RAIOLA – DALL’OLANDESE ROY A DONNARUMMA, LA RESISTIBILE ASCESA DEL RE DEI PROCURATORI TRA PIZZE, CHAMPAGNE E BARCHE – L’EX DS DELL’UDINESE PIAZZOLLA:"RAIOLA VORRÀ STABILIRE LA PERCENTUALE SULLA FUTURA VENDITA DI DONNARUMMA. È COSÌ CHE AVEVA TRATTATO CON LA JUVE IL RINNOVO DI POGBA, E PURE BALOTELLI. MA NON C’È NIENTE DI IRREGOLARE”

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Massimo Meroi per messaggeroveneto.gelocal.it

 

Questa è la storia di uno dei due procuratori più potenti e ricchi del mondo. Mino Raiola, 50 anni, italo-olandese è l’alter ego di Jorge Mendes, portoghese, l’uomo che cura gli interessi di Cristiano Ronaldo e Mourinho, tanto per rendere bene l’idea.

 

Di lui si sta parlando in questi giorni per il caso Donnarumma: la clamorosa frattura con il Milan per il rinnovo del contratto di quello che viene già considerato forse con eccessiva enfasi “il miglior portiere del mondo dei prossimi 20 anni” sta riempiendo le pagine, ma chi conosce la storia di Raiola non si può sorprendere. La sua storia passa attraverso le procure di alcuni grandissimi giocatori, da Nedved Ibrahimovic, ma anche di mezzi campioni (Balotelli).

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Guarda caso, quasi tutti giramondo. Perché il giocatore che cambia spesso squadra, si vede alzare il suo contratto e di conseguenza il procuratore incassa la commissione. «Lui fa così – spiega Carlo Piazzolla, direttore sportivo dell’Udinese negli anni ’90 – fa al massimo gli interessi economici suoi e dei suoi assistiti».

 

Piazzolla fu uno dei primi in Italia ad avere a che fare con Mino Raiola (all’anagrafe Carmine). Nato a Nocera Inferiore il 4 novembre del 1967, da giovane si era trasferito in Belgio dove lavorava nella pizzeria dello zio diventato ritrovo di molti giocatori. Il primo che portò in Italia fu l’olandese Roy al Foggia.

 

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Era il 1993 e da noi non lo conosceva nessuno. Quattro estati dopo comincerà a farsi un nome anche da noi portando in Friuli i due belgi: il difensore Regis Genaux e il regista Johan Walem che fecero parte della rosa dell’Udinese protagonista per la prima volta in Europa.

 

Non fu una trattativa semplice. Raiola già allora intendeva monetizzare. E si faceva trattare bene. «I procuratori venivano ospitati dalla società all’hotel Là di Moret – racconta Piazzolla –. Lui però esagerava, arrivavano delle fatture da pagare in sede con cene per dieci persone, bottiglie di champagne. Io non ci stavo. Raiola andava a “piangere” da Gino Pozzo che mi diceva di mediare. Oggi Mino non ha di questi problemi, si può permettere un camion a rimorchio di Dom Perignon».

 

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I rinnovi di Walem e del povero Genaux (scomparso nove anni fa) non furono semplici. Gino Pozzo, però, da sempre ha saputo tenere un buon rapporto con tutti i procuratori: massima professionalità da entrambe le parti, mantenendo ben chiari i ruoli. «Poi – ricorda Piazzolla – è anche capitato che Gino abbia pagato a Raiola una commissione lasciandogli la sua barca ormeggiata a Montecarlo. Me lo ricordo perché poi Mino la voleva vendere a me».

 

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Aneddoti che arricchiscono la storia di questo personaggio discusso, ma abilissimo nel suo lavoro. Perché, parliamoci chiaro, in un mondo di squali come quello del calcio bisogna sapersi muovere. «Lui – la tesi di Piazzolla – è stato bravo a realizzare le prime operazioni, poi quando ti fai il nome sono anche i giocatori che vengono a cercarti». 

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Felipe, per esempio, era giovanissimo quando si affidò a Raiola. «L’ho avuto per dieci anni e in quell’arco di tempo sono sempre rimasto a Udine», ha raccontato di recente in tv il difensore italo-brasiliano. Vero, ma va detto che Raiola lo consigliò spesso di cambiare aria. Felipe, invece, andò a Firenze quando l’italo-olandese non era più il suo procuratore e dopo che a Udine Pasquale Marino non lo considerava più.

 

Felipe è una goccia rispetto all’oceano Donnarumma. Sia da un punto di vista economico sia mediatico. Piazzolla è sicuro: «Il problema è di soldi. Raiola vorrà stabilire sicuramente la percentuale sulla futura vendita di Donnarumma, magari coinvolgendo anche la famiglia del ragazzo. È così che aveva trattato con la Juve il rinnovo di Pogba, e pure Balotelli. Ma non c’è niente di strano o irregolare».

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