Fabrizio Bocca per “la Repubblica - Roma”
La Roma è investita da una piccola bufera, insidiosa, non particolarmente violenta, ma insomma sempre di bufera si tratta. E lo dico subito: non se lo merita. È una squadra che attraversa qualche momento di difficoltà, ma non si poteva pensare che la sua crescita in poco più di un anno potesse proseguire in linea retta, quasi senza contraccolpi, verso traguardi più teorici che reali: lo scudetto, la qualificazione in Champions League e così via. Non era realistico, e il solo essersi abituati all’idea del successo scatena adesso una caccia ai colpevoli assurda, addirittura ridicola.
Si cominciano già a fare le pulci al lavoro di Rudy Garcia, fino a ieri il guru della rinascita e oggi un tecnico che deve dare tutte le spiegazioni possibili immaginabili: Destro e Iturbe trascurati, la difesa che non va, i tanti giovani lasciati in panchina, l’impiego di Totti e De Rossi, e così via. Tutti vogliono sapere: che succede?
Francamente ingeneroso.
A Garcia viene rinfacciata “l’italianizzazione”, anche se era “italiano” pure lo scorso anno quando arringava le platee con “daje Roma” e giocava “catenaccio e contropiede”. Non lo scopriamo adesso come gli piaccia fare il capopopolo, anche se ha mancato in coerenza sulle storia degli arbitraggi a favore e contro. Ha negato l’evidenza di un aiutino con l’Empoli e gli stessi tifosi della Roma lo hanno lasciato solo ammettendo la provvidenziale benevolenza dell’arbitro. Ma insomma è un allenatore da tenersi stretto, meglio senza idolatrarlo.
Euforia da crescita, forse dovuta alla maggior presenza di azoto in alta classifica.