CI MANCAVANO SOLO I CESSI AL QUIRINALE! NELLE SALE DEL COLLE L’ARTISTA KOSOVARO XHAFA ESPONE I BAGNI CHIMICI – TRA LE INSTALLAZIONI DELLA MOSTRA “DA IO A NOI” ANCHE I PICCIONI IMBALSAMATI DI CATTELAN – IN UN PALAZZO CHE PIU’ BAROCCO NON SI PUO’ A DOMINARE E' LO SPAESAMENTO (EUFEMISMO)

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Arianna Di Cori per la Repubblica

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E poi arrivano i Sebach. Sì, proprio i bagni chimici, rivisitati dall' artista kosovaro Sislej Xhafa, coronati da grosse antenne che si stagliano nei soffitti finemente intarsiati della Sala Gialla del Quirinale, quasi sfiorando l' enorme lampadario in cristallo. In un palazzo che più barocco non si può e dove già si fatica a capire dove posare gli occhi, l' idea di introdurre opere di arte contemporanea può risultare un irriverente inno alla libertà o una forzatura.

 

La mostra "Da io a noi", da oggi fino al 17 dicembre (ingresso su prenotazione: tel 06.39967557), negli appartamenti di Papa Alessandro VII, al piano nobile della residenza del Presidente della Repubblica, sarà teatro di opinioni contrastanti. La scelta degli artisti - 22 nomi italiani e internazionali, da Maurizio Cattelan a Claire Fontaine, da Alessandro Piangiamore a Eugenio Tibaldi - è ottima; il luogo, una sfida per la curatrice Anna Mattirolo.

 

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Raffinata la Sala degli Ambasciatori con al centro l' intreccio-tappeto di fili elettrici e lampadine di Mona Hotoum e due videoinstallazioni di Adrian Paci. La struttura di luminarie di Flavio Favelli si sposa bene con i finestroni della Sala d' Ercole, con i due cubi in coriandoli di Lara Favaretto, unicum formato da moltitudine, che fanno eco all' abbondanza decorativa circostante. Così come il tappeto di feltro di Rosa Barba - su cui è incisa una storia di viaggio - immerso nella penombra della Sala degli Scrigni.

 

Meno efficace la scelta dei pannelli per le opere bidimensionali che, appoggiati alle pareti, coprono arazzi e affreschi. Quasi un paradosso se si ricorda la storia di quelle sale e le loro stratificazioni: solo i restauri del 2011 riportarono alla luce gli affreschi di Pietro da Cortona, coperti nel 1812 in vista del fallito trasferimento di Napoleone a Roma. «È una mostra assolutamente istituzionale», ha dichiarato Federica Galloni (a capo della direzione generale Arte e architettura contemporanea e periferie urbane, che ha ideato e promosso la mostra).

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Anche politica, dato che viene inaugurata all' anniversario del terzo anno della nascita del dipartimento. Rimane l' occasione - gratuita - di ammirare opere di artisti rinomati in un contesto inusuale.

 

 

Provando anche spaesamento, come i piccioni imbalsamati di Cattelan che, appollaiati sull' installazione di Tibaldi, sembrano riflettere sulla scritta in neon colorato di Alfredo Jaar che recita: «Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire, e in questo chiaroscuro nascono i mostri».

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