MOMA MIA - IL PIÙ IMPORTANTE MUSEO D’ARTE MODERNA AL MONDO RIAPRE DOPO UNA CHIUSURA DI 4 MESI E UNA RISTRUTTURAZIONE COSTOSISSIMA: 450 MILIONI DI DOLLARI - LA GRAN PARTE DEI FONDI ARRIVA DALLA FAMIGLIA ROCKEFELLER, MA IL GIGANTISMO (SEMBRA UN APPLE STORE O UN MALL DI PROVINCIA) E IL CAMBIO DI FILOSOFIA, PIÙ EVENTI E SPAZIO AGLI ARTISTI NERI E DONNE, FA STORCERE IL NASO A MOLTI – VIDEO

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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

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Cosa si può costruire con 450 milioni di dollari (400 milioni di euro)? Un ospedale, due stadi come quello della Juventus, un piccolo aeroporto. A New York sono appena bastati per coprire le spese dell' ampliamento del MoMa; il più importante museo d' arte moderna al mondo che ha riaperto i battenti ieri, dopo una chiusura di quattro mesi. 3700 metri quadri e mille opere esposte in più.

LA TORRE 53W53 DEL MOMA BY JEAN NOUVEL LA TORRE 53W53 DEL MOMA BY JEAN NOUVEL

 

Nei suoi 80 anni di vita il Museum of Modern Art ha cambiato pelle varie volte, ingrandendosi, trasformando la 53esima strada fra la Quinta e la Sesta Avenue da elegante via residenziale a canyon di grattacieli di vetro e acciaio.

 

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Due dei quali sono stati promossi dallo stesso museo per finanziarsi vendendo diritti immobiliari mentre l' ultima altissima torre, 53W53, progettata dall' archistar Jean Nouvel, ospita ai piani bassi una nuova ala del museo.

 

jean nouvel jean nouvel

Il mastodontico investimento non sarebbe stato possibile senza le donazioni della famiglia Rockefeller, da sempre cuore di questa istituzione culturale fondata nel 1929 da Abby Aldrich Rockefeller, moglie del petroliere e banchiere John Jr, figlio del fondatore della Standard Oil, l' americano più ricco di tutti i tempi.

 

moma new york moma new york Abby Aldrich Rockefeller 1 Abby Aldrich Rockefeller 1

Il primo museo fu inaugurato sulla 53esima nel 1939 ed è stato ampliato più volte a partire dagli anni Sessanta con l' intervento di grandi architetti come Philip Johnson, Cesar Pelli e Yoshio Taniguchi. Sempre più grande per ospitare più opere e un numero crescente di visitatori: un milione nel 1979, due milioni nel 2004, 3 nel 2010. David Rockefeller, figlio di Abby, l' ultimo patriarca della dinastia, ha donato 100 milioni di dollari al museo nel 2005 e ne ha lasciati altri 200 prima di morire, nel 2017, a 101 anni.

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Fondi in parte ricavati dalla vendita di alcune opere d' arte della collezione familiare ricca di 15 mila pezzi. Alcuni di gran pregio - soprattutto dipinti di Picasso, Matisse, Cezanne e Gauguin, sono stati donati allo stesso MoMA.

David Rockefeller David Rockefeller

 

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Secondo alcuni l' ampliamento del museo era necessario: ormai c' erano gallerie intasate come stazioni del metrò all' ora di punta. Altri replicano che l' ampliamento attirerà ancora più gente. Per Michael Kimmelman, implacabile critico di architettura del New York Times , dopo il restyling, gli ambienti somigliano a un Apple Store, luminoso, intelligente, razionale.

 

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Il critico sostiene che, anziché dar vita a una gigantesca e sovraffollata struttura che rischia di creare atmosfere da centro commerciale di provincia, si sarebbe potuto decentrare il museo rafforzando le aree espositive nei quartieri più nuovi e vivaci della città, Brooklyn e Queens.

 

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Ma, al di là del gigantismo, a far discutere sarà soprattutto il cambio di filosofia: più aree per eventi e molto più spazio per gli artisti di colore e le donne ridimensionando la presenza dei maschi bianchi. Una scelta che piacerà poco a Donald Trump la cui residenza, la Trump Tower, è ad appena due isolati dal museo.

 

Che ha anche rinunciato ad esporre le opere per periodi storici o movimenti (come il cubismo) preferendo associazioni per temi: la guerra, l' urbanizzazione, la violenza.

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Mettendo a confronto opere di autori di ere e origini diverse. Scelta «antiautoritaria» basata sulla rinuncia a una narrativa coerente. Ma un pubblico abituato a cercare un inizio e a costruire un percorso si adatterà facilmente o andrà in confusione? Di certo i più continueranno a cercare soprattutto Monet e le notti stellate di Van Gogh.

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