QUANDO UN ABITO DIVENTA SCULTURA, APPARTIENE AL GENIO DI ROBERTO CAPUCCI - CELEBRAZIONE AL FESTIVAL DI SPOLETO PER I SUOI PRIMI 90 ANNI - LE SUE ADEPTE CHIAMATE “CAPUCCINE”, FRANCA VALERI, IL VESTITO PER LA MONTALCINI AL NOBEL E SILVANA MANGANO: “ERA DI UNA BELLEZZA CHE MI RIMBAMBIVA" - "ANNA MAGNANI, UN'ATTRICE IMMENSA, CON UN BRUTTO CARATTERE. AVEVO CINQUE VENDEUSE, TUTTE FIGLIE DI AMBASCIATORI, CHIGNON TIRATO E FILI DI PERLE. LE SQUADRÒ CON CATTIVERIA, A ME NEANCHE MI SALUTÒ. ORDINÒ CINQUE VESTITI, MA NON LI FECI..." - VIDEO

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Alba Solaro per “il Venerdì di Repubblica”

 

roberto capucci roberto capucci

Quante persone al mondo hanno sul balcone una rosa creata in loro onore? Sulla terrazza lunga come un campo di calcetto, le rose Roberto Capucci prendono il sole. Sono di un rosa delicato, lo stilista le avrebbe preferite fucsia col cuore verde; da vicino, i boccioli ricordano gli abiti scultura del maestro, che oggi sono patrimonio dei Beni culturali e girano per il mondo nei musei d' arte.

 

Osare l' impossibile non è mai stato un problema per questo stilista raffinato, novant' anni quasi, la voce morbida e strascicata da aristocrazia capitolina, una bella scintilla di ironia negli occhi chiari.

 

roberto capucci negli anni cinquanta roberto capucci negli anni cinquanta

La sua ultima avventura lo porterà il 28 agosto al Festival dei Due Mondi di Spoleto per la prima mondiale di Le Creature di Prometeo/ Le creature di Capucci, concerto-balletto su musiche di Beethoven, coreografie di Simona Bucci, direzione di Daniele Cipriani.

 

E 15 lisergici costumi disegnati dal maestro: esseri fantastici adornati di spirali, artigli, fiori, per raccontare il trionfo della creatività. Sul bavero del suo gilet color glicine spicca una spilletta. «Me l' ha data il presidente della Repubblica Ciampi nel 2002. È la spilla da Cavaliere di Gran Croce, la devo mettere perché ogni tanto incontro il vecchio cerimoniere, abita qua vicino. Se non ce l' ho, mi sgrida. Gli spiego che la metto la sera, se vado a teatro "No, la deve mettere tutti i giorni!". Non lo voglio deludere. È un onore essere Cavaliere di Gran Croce. Anche se non andrò mai a combattere».

 

roberto capucci con le sarte nel suo atelier nel 1993 roberto capucci con le sarte nel suo atelier nel 1993

Però le sue battaglie le ha fatte.

«Eh sì, la prima quando ho aperto la sartoria, nel 1950. Avevo 19 anni, e mia madre non vo-le-va che facessi questo lavoro. Sperava che, come tutti i figli di buona famiglia, diventassi ingegnere, o avvocato Immagina: io avvocato! Poi capì, del resto fin da piccolo avevo la mania dei colori».

 

E non le è passata.

roberto capucci foto di bacco roberto capucci foto di bacco

«Alla tenera età di novant' anni, guardi che sinfonia di colori che ho addosso.

Facevo i compiti, perché ero un ragazzino noioso da quanto ero preciso, poi scappavo in giardino, tagliavo i fiori che mi piacevano, e chiamavo la mamma: vieni a vedere che bei colori! E lei: belli, però i fiori non li devi tagliare».

le creature di prometeo: le creature di capucci 4 le creature di prometeo: le creature di capucci 4

 

Alla fine capì che non poteva fare l' avvocato.

«Ma della sartoria non era convinta. Mi aiutò una giornalista, Maria Foschini, che aveva settant' anni ed era affascinata dai miei disegni. Li portò a Firenze da Giovanni Battista Giorgini, che stava organizzando la prima leggendaria sfilata di moda italiana a Palazzo Torrigiani.

 

Lui mi disse: "Non la posso invitare ufficialmente, perché lei dimostra 14 anni. Ma le farò vestire mia moglie e le mie figlie per il ballo di chiusura. Mi raccomando però, silenzio". Purtroppo quella mattina Luciana Angiolillo, una mannequin di allora, incontrò Schuberth nei corridoi dell' Excelsior e gli spiattellò tutto.

 

Schuberth avvertì gli altri sarti: ma come! Un ragazzino! E Giorgini non ci ha avvertito! Bloccarono tutto. Io ero in lacrime, perché avevo speso una follia; mantelli foderati di ermellino, di leopardo Per aiutarmi, Giorgini mi portò al suo tavolo; e arrivò Oriana Fallaci per farmi la mia prima intervista».

 

A un ragazzino sconosciuto

gloria swanson roberto capucci gloria swanson roberto capucci

«Era incuriosita. Mi chiese: perché questi vestiti sontuosi? "Perché io credo nell' Alta Moda". E poi venivo dall' Accademia di Belle Arti. Non avevo lo spirito del vestito bello, avevo lo spirito della creazione, della forma, dei volumi».

 

Quindi il disastro si trasformò in pubblicità.

«E in amicizia con molti dei sarti: la principessa Caracciolo di Carosa, Simonetta Colonna di Cesarò Era un altro mondo. Simonetta, che aveva avuto una nonna alla corte degli zar, e la principessa Irene Galitzine, russa pure lei, si sfidavano in celebri pranzi a chi cucinava meglio le pietanze russe».

 

Quante altre battaglie nella sua vita?

roberto capucci 12 roberto capucci 12

 

 

 

 

«Non così tante. Sa perché? Ero individualista. Non seguivo mai quello che facevano gli altri. Mi piaceva esporre da solo, infatti nel 1960 mi sono trasferito a Parigi. Per ragioni sindacali ho dovuto prendere tutto personale francese. La direttrice veniva da Balenciaga; la prima tagliatrice era stata con Dior ai tempi del New Look, era incredibilmente brava, ma cattivissima. Riprendeva anche la duchessa di Windsor, "Madame s' il vous plaît, ne touchez pas"».

le creature di prometeo: le creature di capucci 2 le creature di prometeo: le creature di capucci 2

 

Perché poi è tornato in Italia?

«Ero un mammone. E mia madre era rimasta vedova per la seconda volta; in più, il giudice tutelare le aveva affidato Sabrina, mia nipote, figlia di mio fratello Fabrizio e di Catherine Spaak, che si erano appena separati. E la bambina aveva solo due mesi».

 

Nessun rimpianto?

«Un pochino sì. Le francesi erano bravissime, certo chi puliva i portacenere non chiudeva le finestre; chi chiudeva le finestre non rispondeva al telefono Ma sono stati sei anni felici».

 

roberto capucci (2) roberto capucci (2)

Il 2 dicembre compirà 90 anni.

«La creatività mi tiene vivo. Quando disegno sono felice, è come una droga, anche se non le ho mai provate, solo le sigarette. Viene tutto da qui dentro (indica la testa, ndr)».

 

E come nutre la sua testa?

«Con grandi mal di testa! Guardi, so solo che per disegnare devo essere sereno. Allora faccio un punto al centro del foglio. Quel punto è l' anima del disegno che nascerà».

silvana mangano in teorema di pasolini 1 silvana mangano in teorema di pasolini 1

 

È sempre stato uno sperimentatore audace.

«Mi incuriosiva l' Arte povera. Nel '68, con dei sassi stupendi presi in riva al mare in Sicilia, feci cinte, collari, polsini: un successo folle. Nel 1970, al ninfeo di Valle Giulia, feci sfilare le modelle senza trucco, capelli sciolti, scarpe basse. I tessuti li prendevo dall' Antico Setificio Fiorentino, come l' ermesino: un taffetà di seta cangiante che arriva dalla Persia, però chi se lo mette oggi? Tutto finito, cara mia».

 

Una volta ha detto: ho dovuto scegliere tra essere ricchissimo e essere me stesso.

franca valeri con abito roberto capucci franca valeri con abito roberto capucci

«Per questo mi sono dimesso dalla Camera della Moda. Nel '92 ho fatto un abito celebre chiamato Oceano, 172 sfumature di blu. Me l' aveva chiesto il ministero degli Esteri per il padiglione italiano dell' Expo di Lisbona. Ci ho messo cinque mesi, cinque ragazze al lavoro. Come posso fare un' intera collezione ogni sei mesi, quando in cinque ho fatto un unico vestito?».

 

Parliamo delle Capuccine, le sue adepte.

«Il termine lo ha coniato Irene Brin, scrittrice adorabile. Ho vestito donne non sempre belle ma con carattere. Come la principessa Pallavicini, che aveva le sue regole: mai nero, se non si è a lutto; vita stretta; e gli abiti da sera sempre con un po' di coda».

 

Come quella che ha messo a Rita Levi-Montalcini per il Nobel.

«Uh, non voleva: "Capucci, la coda non la porto". Le dissi: professoressa, lei è l' unica donna che prende il Nobel, gli altri sono tutti uomini in frac. Quando la chiama il re, lei si deve alzare e avere lo strascico come la regina.

ROBERTO CAPUCCI VESTITI ROBERTO CAPUCCI VESTITI

 

Questa cosa le è piaciuta. Con gli anni era diventata ambiziosa, amava i vestiti. Ne aveva 47 miei. Una volta mi chiese di fargliene uno in sei giorni. Impossibile, non poteva mettere quello che le avevo fatto un mese prima? Rispose: "Me l' hanno visto"».

 

Come le dive del cinema. La sua musa è stata Silvana Mangano.

«Era di una bellezza che mi rimbambiva. La conobbi quando Pasolini mi chiamò per i costumi di Teorema. Per giorni provammo nel più assoluto silenzio. Poi Pasolini mi suggerì di essere il primo a rompere il ghiaccio: "Scoprirà una donna unica al mondo". Ed era vero. Dopo di lei non ho voluto vestire nessun' altra attrice».

silvana mangano in teorema di pasolini silvana mangano in teorema di pasolini

 

Nessuna?

«Solo le amiche, come Franca Valeri. Ci conosciamo da 64 anni! L' ultimo vestito gliel' ho fatto cinque anni fa. "Franchina, te lo faccio rosso, che porta bene". Ma lei lo voleva fucsia come la sciarpa indiana che avevo al collo: "Se l' hai comprata vuol dire che quella tinta ti piace molto"».

 

È celebre il suo no ad Anna Magnani

«Un' attrice immensa, con un brutto carattere. Me la portò Valentina Cortese; arrivò tutta spettinata con in braccio la sua bassottina, che doveva fare incrociare con il cane di mia sorella, un bassotto campione d' Italia. Avevo cinque vendeuse, tutte figlie di ambasciatori, chignon tirato e fili di perle. Le squadrò con cattiveria, a me neanche mi salutò. Ordinò cinque vestiti, ma non li feci, era un rapporto nato male».

ROBERTO CAPUCCI 4 ROBERTO CAPUCCI 4

 

Oggi chi vestirebbe?

«Nessuno Le veline? Le politiche? Non ho mai avuto rapporti con quel mondo. Mio padre era un proprietario terriero romagnolo, ma detestava il fascismo, non andava d' accordo col fratello più piccolo, che era podestà. Mi chiamava "caruccio bello". È morto che avevo 13 anni, ricordo quando mi prendeva sulle ginocchia per ascoltare le opere al grammofono».

 

Ora c' è Spotify, non la incuriosisce il presente?

«È un mondo che non mi appartiene. Non so neppure accendere il telefonino. O la tv: me l' apre la cameriera».

roberto capucci nel suo atelier romano negli anni 50 roberto capucci nel suo atelier romano negli anni 50

 

C' è qualcosa che vorrebbe cambiare?

«Nulla, ho avuto una vita bella, piena di riconoscimenti. Ogni tanto penso al passato e viene una specie di dolore, poi passa. E ora sono arrivato anche alla meravigliosa follia del balletto; proprio io che a ballare non sono mai andato oltre il twist».

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