QUANDO IL GENIO ITALIANO CAMBIO' LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA, DALLA MOKA ALLA CASA - PER SCOPRIRLO FATEVI UN GIRO A MILANO, AL “TRIENNALE DESIGN MUSEUM” – TRA CUCINE, VESPE, BICI E TELEFONI, DAL 1902 AL 1998: UN "MUSEO MUTANTE" TRA I CAPOLAVORI DI MENDINI, ZANUSO, ALBINI, SOTTSASS. ETC.

- -

 

-

Condividi questo articolo


MINIKITCHEN DI JOE COLOMBOtriennale museum design MINIKITCHEN DI JOE COLOMBOtriennale museum design

Aurelio Magistà per “la Repubblica”

 

 

Eccola lì, la "parolaccia": icona. Parolaccia perché ormai sembra impossibile occuparsi di design senza inciampare in qualche icona. A tirarla fuori questa volta è il Triennale Design Museum.

 

Che, dopo dieci edizioni in cui ha esplorato temi e aspetti specifici, al punto da offrire del termine museo una nuova definizione, quest' anno ci parla di storia del design italiano e, appunto, di icone, termine inflazionato ma difficile da sostituire. Ma perché cambiare? E soprattutto perché tornare all' antico, almeno all' apparenza? Ne parliamo con la direttrice Silvana Annicchiarico.

 

BICI PIEGHEVOLEtriennale museum design BICI PIEGHEVOLEtriennale museum design

«Dieci anni fa siamo stati tra i primi a sperimentare una nuova formula di museo che non fosse soltanto un luogo di conservazione e celebrazione del passato, ma che si interrogasse criticamente sulla disciplina, svolgendo un lavoro di ricerca e di sperimentazione continua.

 

L' abbiamo definito "museo mutante": a partire dalla medesima domanda fondativa ("Che cos' è il design italiano?"), ogni anno abbiamo ripercorso la storia del design italiano da prospettive e da angoli di osservazione sempre diversi, nella consapevolezza di lavorare su una disciplina dallo statuto epistemologico non ancora unanimemente definito oltre che su artefatti progettati per la produzione di serie. Un museo del design non può essere confuso con un museo di arte contemporanea. Una cosa è esporre Picasso o Van Gogh, altra cosa esporre la moka con cui ti prepari il caffè ogni mattina. Perché il pubblico torni a visitare un museo di questo tipo, occorre che gli oggetti siano inseriti in una narrazione, in un racconto, in una messinscena.

 

BACIO PERUGINAtriennale museum design BACIO PERUGINAtriennale museum design

 

È quello che abbiamo fatto in questi dieci anni, mettendo a punto una formula di grande successo, che molti hanno preso come modello e che ha riscosso interesse da parte del pubblico e degli addetti ai lavori.

 

Nel frattempo abbiamo lavorato per consolidare il museo: abbiamo reso pubblica la collezione Permanente del design nello spazio del Belvedere della Villa Reale di Monza (dove la Triennale nacque esattamente 95 anni fa). Contemporaneamente abbiamo istituito un laboratorio di restauro degli oggetti di design, abbiamo dato visibilità a quella rete di archivi, collezioni e musei aziendali che fanno dell' Italia un museo diffuso e abbiamo aperto una sezione educational per avvicinare al design anche le nuove generazioni.

 

Ora abbiamo provato a rimetterci in discussione.

A testare la tenuta della formula mutante spingendola a confrontarsi con una lettura orizzontale e non più verticale della storia del design italiano. Abbiamo cercato di raccontarla ibridandola con altre discipline come la comunicazione, la geografia e l' economia, la politica, la tecnica.

VESPA 125 triennale museum design VESPA 125 triennale museum design

Senza nessuna nostalgia di un museo tradizionale, canonico e statico. Proseguiamo nel solco della ricerca, della sperimentazione, dell' interpretazione critica e dell' innovazione».

 

L' arco temporale va dal 1902 al 1998. Ma i contenuti come si sviluppano? Al termine design che interpretazione avete dato? Quali categorie avete incluso e perché?

«La scelta di lasciare scoperto l' ultimo ventennio permette agli storici di analizzare la disciplina con la giusta distanza critica e temporale ma intende anche sottolineare il grande cambiamento di parametri in corso che rende difficile esprimersi su un panorama ancora così mutevole. In realtà anche il contemporaneo è affrontato nel Museo, a cura di Chiara Alessi, mettendo in evidenza una delle componenti più nevralgiche del sistema, ovvero la vendita.

 

ZANG TUMB TUMB triennale museum design ZANG TUMB TUMB triennale museum design

È l' espressione di un momento nel quale il cortocircuito tra processi, sperimentazioni, nuova imprenditorialità e riconversione di esperienze storiche mostra un peso d' insieme più rilevante rispetto ai singoli autori o prodotti. Nel museo sarà possibile sperimentare alcune modalità di acquisto, dal click and collect all' open source, dall' e-commerce all' asta.

 

In passato, il design coincideva essenzialmente con gli oggetti legati alla casa, con i mobili, con le sue suppellettili, con i complementi d' arredo.

Era pensato come la realizzazione di oggetti democratici replicabili e per tutti. Oggi i tempi sono diversi e questa definizione non è più sufficiente.

 

I processi sono profondamente mutati. Accanto all' oggetto prodotto in serie c' è il pezzo unico, il fuori serie, quello personalizzato. C' è l' idea che il design realizzi non solo prodotti ma anche processi. Certo, il paradosso è che tutto possa essere classificato come design. Ma a tenere insieme il tutto è la cultura del progetto. Per questo il percorso espositivo di questa nuova edizione del museo ha al proprio centro la rilevanza oggettiva del tema dell' arredo, ma attorno a questa matrice aggrega poi tutta una serie di altri artefatti che vanno dalla grafica ai mezzi di trasporto, via via fino ai capi progettati intorno al corpo».

PORTARIVISTE triennale museum design PORTARIVISTE triennale museum design

 

Per indicare gli esemplari imprescindibili di un museo del design usate la parola icona. Non ritiene che il termine sia abusato e quindi, se unito a design, altra parola abusata, rischi di aprire una deriva semantica, di segnare un territorio troppo esteso e indefinito?

«Questa edizione del Triennale Design Museum introduce la problematica di quali debbano essere i pezzi imprescindibili esposti in un museo del design e di cosa possa essere considerato una "icona" e, ancora, se questo termine sia realmente efficace quando applicato al contesto del design. Poniamo delle domande, non diamo risposte univoche e prescrittive.

 

I curatori hanno selezionato 180 opere, per la maggior parte provenienti dalla Collezione Permanente del Design Italiano del Triennale Design Museum, da loro individuate come le più rappresentative del design italiano. Ovviamente essendo stata una scelta a più voci anche i criteri di selezione non sono univoci e spaziano dal portato di innovazione tecnico- formale delle opere alla loro componente estetica, dall' approccio sperimentale alla riconoscibilità e al successo di pubblico.

 

La scelta di tenere il 1998 come termine della selezione, lasciando volutamente scoperto l' ultimo ventennio, sottolinea anche il grande cambiamento di parametri in corso che rende difficile esprimersi su un panorama ancora così mutevole. Quanto al rischio di abuso e di deriva semantica, design e icona hanno lo stesso destino di parole come arte e immagine: coprono significati molto ampi, ma nessuno finora ha trovato di meglio per indicare ciò che queste parole - straordinarie per potenza evocativa, ricchezza semantica, capacità comunicativa - hanno saputo esprimere nella nostra storia e nella nostra cultura».

 

triennale museum design silvana annicchiarico triennale museum design silvana annicchiarico

Il primo degli approfondimenti tematici si intitola Politica, a cura di Vanni Pasca.Che cosa è la politica del design?

«Nella sua analisi, Vanni Pasca privilegia le politiche sviluppate dai designer o dal sistema design, rispetto alla politica intesa come prerogativa delle pubbliche istituzioni. Rivendica cioè al design la capacità di interpretare lo spirito dei tempi, o di anticiparlo addirittura, dando risposte politiche a bisogni o desideri diffusi.

 

Così, ad esempio, Pasca mette in connessione la nascita del Compasso d' Oro, nel 1954, con il clima politico della Ricostruzione post-bellica nell' imminenza del boom economico, per poi passare dal contro- design degli anni Sessanta e Settanta, con la Triennale occupata e le proteste del gruppo UFO, alla globalizzazione e al world design, che inizia a svilupparsi a partire dagli anni Ottanta, fino al design ecologico, al social design e al design dei servizi».

 

Da tempo a Milano gira il dibattito, o la polemica, sulla necessità di un museo del design. La Triennale è stata chiamata in causa più volte, forse anche senza essere preventivamente interpellata.

«Il tema è complesso, interessante e strategico per la città di Milano.Trovo sia meraviglioso che scateni tanta attenzione, che tutti abbiano un' opinione. A giugno siamo stati noi ad aprire il dibattito, con un' approfondita e partecipata consultazione sul futuro del museo. Che ora questo dibattito coinvolga anche altri attori e rimbalzi sui media non può che far bene al sistema del design».

 

MOBILE RADIO IN VETROtriennale museum design MOBILE RADIO IN VETROtriennale museum design

A parte qualsiasi altra considerazione di opportunità e fattibilità (alcuni oggetti da acquisire, per esempio, sono introvabili o costosissimi) potrebbe esserci un ostacolo molto concreto: ritiene che nella sede della Triennale ci siano spazi sufficienti per allestire un museo del design?

« L' idea su cui si sta riflettendo da tempo è quella di ripensare al piano della Triennale collocato al livello del parco. Attualmente vi sono i magazzini della Collezione e la Biblioteca del progetto. Se venissero riqualificati si potrebbe pensare a un archivio della Collezione visitabile già negli spazi attuali esistenti, con annessi gli spazi per lo studio, per la ricerca e un ampliamento costituito da un' architettura ipogea nel giardino ( sul modello di quella del Louvre) per poter costruire una sorta di "Sancta Sanctorum" del design e proseguire parallelamente l' indagine critica e la ricerca.

 

UNA PAGINA DI PUBBLICITA' DELLA LETTERA 22 OLIVETTItriennale museum design UNA PAGINA DI PUBBLICITA' DELLA LETTERA 22 OLIVETTItriennale museum design

Con la convinzione che il Museo debba continuare ad avere una doppia anima, una dedicata a tagli interpretativi storico- critici e l' altro alla individuazione e alla stabilizzazione progressiva degli oggetti ritenuti imprescindibili. Ma su questi temi complessi il nuovo presidente e il nuovo consiglio d' amministrazione sapranno fare senza dubbio le scelte più opportune».

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…