"COME HO RADDRIZZATO LA CONCORDIA" - IL DIARIO DI BORDO IN 191 SCATTI DI NICK SLOANE - "AL GIGLIO NON ERA UN CANTIERE MA UN CIMITERO"– DAL VENTRE DELLA NAVE DI SCHETTINO: LE TEMPESTE TERRIBILI, LA FRUSTRAZIONE DELLE FAMIGLIE E QUELLA BIRRA LIBERATORIA - LE FOTO SARANNO PRESENTATE SABATO AL FESTIVAL DEL MARE DI GENOVA - VIDEO

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Michela Bompani per la Repubblica

 

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Sulla Concordia rammentavamo continuamente a noi stessi che stavamo facendo molto di più di un' operazione di salvataggio di un relitto: quello che noi vivevamo ogni giorno come un cantiere di lavoro, era anche un cimitero»: Nick Sloane è l' eroe del parbuckling della Concordia, il raddrizzamento della nave che si accasciò su un fianco, sulle coste dell' isola del Giglio, dopo aver speronato uno scoglio, il 13 gennaio 2012.

 

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Il salvage master, capitano Sloane, apre per la prima volta il suo "diario di bordo", un album intimo e tecnico, snodato in migliaia di immagini che lui stesso ha scattato, a bordo del relitto, sopra e sotto la Concordia, durante i densi venti mesi in cui venne condotta la più grande operazione di recupero di un relitto nella storia della navigazione contemporanea. Ci sono martinetti e sguardi, cassoni e operai appesi alla chiglia, appunti scritti a matita e tempeste furiose che sferzano lo scafo.

 

Sloane non abbandonò neppure un minuto la sua impresa e ha fotografato tutto, da quando è salito sulla Concordia la prima volta a quando, venti mesi dopo, il 16 settembre 2013, alle 4 del mattino, il relitto tornò dritto, disse: «Adesso posso andare a farmi una birra».

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Guarda il blu del mare, che brilla ostinato tra le lamiere o si fa grigio nei giorni difficili: «La Concordia è stata una sfida enorme e ha richiesto un grande sforzo anche alla mia famiglia: sono stato lontano da casa per molti mesi», dice Sloane, sorridendo, mentre scorre le 191 immagini che ha selezionato per raccontare la "sua" storia dal ventre della Concordia. La mostrerà sabato sera a Genova, alla prima edizione del Festival del Mare, organizzato dall' Università di Genova e ideato e realizzato da Luca Sabatini.

 

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Un' ingegnera, raggiante, bacia lo scafo, perché sembrava impossibile raddrizzare un gigante da 114.000 tonnellate di stazza lorda. «Dopo la Concordia abbiamo imparato a guardare a progetti che paiono folli e trovare la strada per farli funzionare - dice - questo tipo di industria ha fatto passi in avanti da allora: si muove spinta dalla creatività». La Concordia ha segnato la vita professionale di Sloane: «Mi ha dato l' opportunità di tornare al lato operativo del salvage, al quale del resto sono sempre appartenuto». Gli operai si calano, imbragati, sull' animale morente, come alpinisti in parete.

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«Le tempeste terribili del weekend di Halloween del 2012, quando la nave collassò di altri due metri, portarono molti a dire che la Concordia non sarebbe sopravvissuta all' inverno - ricorda il suo momento più critico - ma, installate le "bretelle" e il "serbatoio di prua", sapevo che avevamo fatto molta strada e il team che avrebbe portato l' operazione al successo».

 

Come un basso continuo, nella mente del salvage master e dei 500 operai del cantiere, c' era la consapevolezza di lavorare su un luogo di morte: «La frustrazione delle famiglie che si disperavano sui due corpi ancora dispersi ha accompagnato il nostro lavoro. E vederne il sollievo, dopo i ritrovamenti, avvenuti dopo il parbuckling e il trasferimento finale a Genova, ha rappresentato non solo per me, ma per tutto il team, una conclusione davvero importante».

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