RIELLO ALLA BIENNALE D’ ARCHITETTURA: IL PADIGLIONE ITALIANO SEMBRA UNA GIGANTESCA FIERA PROMOZIONALE PER AGGUANTARE TURISTI E VIAGGIATORI. MEGLIO QUELLO DEL VATICANO (VOLUTO DAL CARDINAL RAVASI) CON DIECI CAPPELLE SPARSE NEL PARCO DELLA FONDAZIONE CINI ALL'ISOLA DI SAN GIORGIO

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Antonio Riello per Dagospia

padiglione svizzero biennale padiglione svizzero biennale

 

Le altre declinazioni della Biennale di Venezia (Arti Visive, Cinema, Danza, Teatro) hanno il compito di  trattare qualcosa che può essere visto direttamente. Per l'Architettura è diverso. Si parla, si discute, si spacciano idee (giuste o sbagliate), si mostrano rendering e modellini. Si propongono architetture possibili oppure si esplora la Storia dell'Architettura, ma in genere l'architettura fisicamente palpabile e visitabile non c'è. É una Biennale questa basata su una esistenza che in fondo potremmo definire virtuale e quindi destinata, inevitabilmente, agli specialisti del settore.

 

Il tema quest'anno è "FreeSpace" e lo si può immaginare come lo spazio urbano del tempo libero, del gioco, dell'ironia e soprattutto della socialità. Si sa, comunque, che in questi casi si tratta piuttosto di spunti, anche abbastanza liberi, che di temi veri e propri. Nomi importanti ce ne sono parecchi.  Peter Zumthor, Mario Botta, David Chipperfield per citarne qualcuno.

 

berset padiglione svizzero biennale berset padiglione svizzero biennale

In giro molta tecnologia, soprattutto stampa in 3D di modelli e modellini. Però poca inventiva originale e soprattutto (grave !) quasi nessuno ha dedicato qualche seria idea/proposta per i ragazzini che una volta giocavano per le strade delle città e oggi sono sempre più spesso relegati in casa da un ambiente ostile e pericoloso. Come se le città fossero abitate solo da anziani intellettuali appassionati di urbanistica che leggono il Financial Times....

 

A dire il vero sono abbastanza moscette pure le feste che costellano le sere veneziane nei giorni dell'apertura.

 

La rassegna si dipana, come sempre, tra i Giardini, dove si sono i padiglioni storici e l'Arsenale che ospita le Corderie e i padiglioni di più recente costituzione.

Il Padiglione Centrale dei Giardini (l'ex Padiglione Italia) custodisce la visione delle curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara: esperienza densa e dotta ma un po' criptica (e faticosa) per i "non addetti ai lavori".

CARLO SCARPA - BIENNALE CARLO SCARPA - BIENNALE

 

Notevole quello del Belgio con un progetto che ripensa architettonicamente le strutture Unione Europea. Un timing perfetto....

La Svizzera fa una cosetta ben fatta e quasi spiritosa sbagliando tutte le norme ergonomiche che sottendono ad una normale costruzione. Ha vinto il premio come miglior padiglione.

 

Molto indovinato e concettuale quello della Gran Bretagna (curato da Caruso St John e Marcus Taylor) che trasforma il tetto della struttura in un grande spazio pubblico con vista mozzafiato: ritrovi, feste, aperitivi e naturalmente il tè delle cinque. Anche questo vince un premio (meritato).

VELA DI BAMBU' BIENNALE VELA DI BAMBU' BIENNALE VATICANO-CAPPELLE- BIENNALE VATICANO-CAPPELLE- BIENNALE

Importante e interessante la proposta di Israele sulla condivisione inter religiosa di uno stesso spazio a Hebron.

 

Elegante e nostalgica la Francia. Ma senza guizzi ed emozione.

Una segnalazione va fatta alla Corea del Sud per il gadget più bello, intelligente e ricercato della Biennale: una borsona/zainetto in materiali di riciclo che veniva centellinata ai giornalisti. Sembra che qualcuna sia già finita su eBay. Invece, fuori del suo imponente edificio, la Germania vende imperterrita le sue borse in tela, piuttosto banalotte e fuori moda, a ben 5 euro l'una.

 

biennale d'architettura 2018 biennale d'architettura 2018

Nella zona dell'Arsenale invece sono molto belli ed evocativi i padiglioni del Peru' e dell'Argentina. Solenne e intelligente l'installazione pensata dall'Indonesia. Invece l'Italia, vista da qui, sembra un paese che ha subito un golpe da parte del Ministero del Turismo: una gigantesca fiera promozionale per agguantare turisti e viaggiatori. Forse una proposta utile in termini di bilancio (ed elegante nella forma, in verità) ma allo stesso tempo ingenuamente maldestra e priva di fantasia.

 

Tra i progetti esterni la mostra "Memphis" a palazzo Cavalli Franchetti, tra nostalgia e memoria, ci ricorda quanto bello fosse il design italiano degli anni ottanta.

ANTONIO RIELLO ANTONIO RIELLO

Il vero evento culturale e mondano è stato senza dubbio il progetto del nuovo Padiglione del Vaticano: "Vatican Chapels" (il Latino di Santa Madre Chiesa sembra aver lasciato il posto alla lingua Inglese...). Voluto dal Cardinal Ravasi e curato da Francesco Dal Co e Micol Forti questa idea vede ben dieci cappelle (opportunamente benedette e consacrate) sparse nel parco della Fondazione Cini all'Isola di San Giorgio Maggiore, un piccolo paradiso veneziano intatto e pressochè sconosciuto.

 

Ogni chiesetta è stata progettata da un architetto di grido: Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalán, Ricardo Flores & Eva Prats, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Dean Godsell, Carla Jucaba, Francesco Maganni & Traudy Pelzel, Smiljan Radic e Eduardo Souto de Moura.

 

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Finalmente dell'Architettura da potere toccare e dove (addirittura !) si può perfino entrare. Il lavoro di Norman Foster e quello di Terunobu Fujimori sono semplicemente straordinari. La brasiliana Carla Jucaba ha pensato ad una geniale chiesa senza pareti con solo le panche ad una grande croce/altare in acciaio lucidato (non più classicamente la Natura che entra nell'edificio ma l'edificio stesso che si "scioglie" nell'ambiente circostante). Magnifica anche l'opera di Magnani & Pelzel. Ma, complice forse il luogo incantevole, ogni singola cappella ha indubbiamente il suo bel perchè. Spiace solo che a fine Biennale saranno tutte smontate e portate da qualche altra parte.

 

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Un capolavoro assoluto di marketing culturale. Non ce n'è per nessuno. Perfino l'ambita inaugurazione della mostra realizzata dalla Fondazione Prada (e relativo party mondano per VIP di una certa caratura)  quest'anno è passata in secondo ordine. Malgrado la mostra, curata da Germano Celant, sia ineccepibile è stata, si potrebbe dire, quasi snobbata. Tutti quelli che contano o sono molto ambiziosi hanno fatto a gomitate solo per cenare con Cardinali e Monsignori. Le teocrazie sembrano avere proprio il loro bel revival. Per la cronaca: cena peraltro senza eccessi e lussi, quasi in stile seminario. In linea con i tempi, ovviamente.

 

Risultato sintetico di questa Biennale: Vaticano batte Italia 5 a 0.

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Fino al 25 Novembre

 

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