SI RACCONTA SEMPRE DI UNA SINISTRA BALUARDO DELLA CULTURA: BENE, E’ UNA BALLA! - MARIO ALICATA, CUSTODE DELL'ORTODOSSIA ESTETICA DEL PCI, NEL 1951 FECE UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE PER DENUNCIARE PALMA BUCARELLI, STORICA DIRETTRICE DELLA GNAM (LA GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA DI ROMA) PER L'ACQUISTO DI OPERE DI KLEE, ERNST, GIACOMETTI E PICASSO. FRA GLI ITALIANI MORANDI, SCIPIONE, SAVINIO. POI, A OGNI GRANDE MOSTRA (PICASSO, SCIPIONE, MONDRIAN), ALTRE POLEMICHE INFUOCATE DA PARTE DEI COMUNISTI…

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Massimo Colaiacomo per “la Repubblica - Edizione Roma”

 

mario alicata mario alicata

Come trasformare un museo da deposito, prezioso e importante quanto si vuole, di testimonianze e memorie artistiche in un luogo che parla al presente del visitatore e alza il velo sul futuro? Una domanda simile pareva improponibile a metà del Novecento e non poteva certo avere risposte ovvie e scontate.

 

Palma Bucarelli, storica direttrice della Gnam (la Galleria nazionale di arte moderna di Roma ) dal 1942 al 1975, è stata in questo una pioniera, una visionaria che ha rivoluzionato per quel tempo la fruizione dell'arte. Grande apertura culturale e preparazione scientifica, indipendenza di giudizio, viaggiatrice infaticabile, protagonista della vita mondana e curiosa di ogni novità, erano qualità che in lei si esaltavano grazie anche a un carattere forte e asseverativo.

 

Nata a Roma nel 1910, Palma si era laureata con Piero Toesca in storia dell'arte. Al corso di perfezionamento post- laurea conosce Giulio Carlo Argan, storico dell'arte e futuro sindaco di Roma, con il quale stabilisce un rapporto, personale e professionale durato l'intera vita.

 

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Dopo aver vinto un concorso " per la carriera direttiva degli storici dell'arte", lavora per un periodo alla Galleria Borghese, prima di essere trasferita a Napoli dove rimane per un anno. Nel 1937 torna a Roma, ispettrice alla Sovrintendenza del Lazio. Su questa circostanza aleggiavano già all'epoca non poche voci: si disse che il suo rientro a Roma fosse stato favorito da Paolo Monelli, prestigioso giornalista, suo compagno e molto amico di Giuseppe Bottai, ministro della Cultura nel regime fascista.

 

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Oppure da Argan, collaboratore, con Cesare Brandi, dello stesso ministro. Senza escludere che sia stato lo stesso Bottai, di sua iniziativa, invaghito della giovane Bucarelli, ad accogliere la richiesta di trasferimento. Perché Palma aveva bellezza e fascino, capace di sedurre chiunque. Il buon Monelli ne fu ammaliato, se è vero che dal loro primo incontro, nel 1936, aspettò 27 anni prima di sposarla, nel 1963.

 

Sulla vita privata di Bucarelli, però, fa aggio il suo profilo di sovrintendente innovatrice se non proprio rivoluzionaria alla Galleria.

 

Amante e mecenate della pittura astratta e informale, la sua apertura all'arte contemporanea, con la costruzione di percorsi didattici e cicli di conferenze per favorirne la comprensione a un più ampio pubblico incontrò non pochi ostacoli e resistenze, al punto che arrivarono interrogazioni parlamentari.

 

Come quelle di Mario Alicata, geloso custode dell'ortodossia estetica marxista, nel 1951, mentore di quel "realismo socialista" lontano dai gusti della Bucarelli. E l'anno dopo, una nuova interrogazione per denunciare l'acquisto di opere di Klee, Ernst, Giacometti e Picasso. Fra gli italiani Morandi, Scipione, Savinio.

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E ancora Perilli, Consagra, Dorazio, Turcato, Corpora, Scialoja, Capogrossi.

 

A ogni acquisto e a ogni grande mostra ( Picasso, Scipione, Mondrian) si accompagnano polemiche infuocate da parte della politica. Solo negli anni Sessanta arrivano i primi importanti riconoscimenti. È il caso del ciclo di conferenze, nel 1961, negli Stati Uniti e la nomina, nel 1962, a commendatore della Repubblica da parte del presidente Antonio Segni.

L'ansia di promuovere quelle novità che incontrano il suo gusto non cessa con gli anni. Diventa anzi febbrile se è vero che Palma decide di imprimere un'inedita svolta all'attività della Galleria ospitando gli spettacoli di Tadeusz Cantor, i concerti di Nuova Consonanza, la mostra di Piero Manzoni ( 1971) con il controverso acquisto della " Merda d'artista", con ovvie e inevitabili nuove interrogazioni parlamentari. La sua vita pubblica si conferma un crocevia di polemiche feroci seguite automaticamente da altrettanti riconoscimenti. Così nel 1972 riceve la Légion d'Honneur e diviene Accademica di San Luca, per essere nominata, nel 1975, Grande ufficiale della Repubblica. Lasciata la Galleria per la pensione, prima di morire, nel 1998, dona una sessantina di opere d'arte a quella che era stata la sua casa e in cui effettivamente abitò, dal 1952, dopo averne ricavato un piccolo appartamento.

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