WLADIMIRO TULLI, L'ULTIMO DEI FUTURISTI - NELLE MARCHE UNA STAFFETTA DI MOSTRE PER CELEBRARE I 100 ANNI DALLA NASCITA DEL PITTORE LANCIATO DA MARINETTI - UNGARETTI, INCANTATO DALLE SUE TELE, GLI DEDICAVA VERSI – I LEGAMI CON BURRI E MUNARI, LA PASSIONE PER IL MONDO DELL’ARTE AMERICANA E QUEL DESIDERIO INESAUSTO DI "VOLTEGGIARE SULL'ORLO DELL'INFINITO" – A PALAZZO BUONACCORSI DI MACERATA DA OGGI LA MOSTRA ANTOLOGICA, IL TERZO DEI QUATTRO EVENTI PER IL CENTENARIO - VIDEO

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Da ansa.it

 

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   Filippo Tommaso Marinetti lo lanciò aprendogli nel 1943 le porte della IV Quadriennale, il grande Ungaretti, incantato dalle sue tele, gli dedicava versi, Alberto Burri e Bruno Munari, che gli erano amici, ne apprezzavano la poetica e i sogni.

 

A cento anni dalla nascita e quasi vent'anni dalla morte, una serie di mostre, da Recanati a Macerata e Civitanova Marche, rendono omaggio nei suoi luoghi più amati, alla meraviglia delle forme e al fuoco d'artificio dei colori di Wladimiro Tulli, pittore poetico e visionario formato alla scuola del futurismo, ultimo esponente di un gruppo di grandi talenti marchigiani come Sante Monachesi, Umberto Peschi, Prampolini e Bruno Tano.

 

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    Una celebrazione corale partita qualche settimana fa dalla città di Leopardi, dove il museo civico ha riproposto un assaggio di quella che fu "Tulli per Giacomo" la grande esposizione che nel 1997 il pittore maceratese dedicò al poeta, cui era legatissimo.

 

    Mentre dal 1 aprile lo sguardo si sposta a Macerata, dove a Palazzo Ricci Fondazione Carima, si apre "Futuro anteriore", una selezione di opere dal futurismo agli anni '50 e '60 del Novecento, mentre dal 14 aprile, a Palazzo Buonaccorsi va in scena l'antologica "Vitalismi", per poi concludere a Civitanova con "Cavalcare i sogni", all'Auditorium di Sant'Agostino, dedicata alle grandi opere del maestro.

 

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    Di luogo in luogo, come un viaggio alla riscoperta di un'artista che dagli esordi nel futurismo non si è mai fermato, aprendosi all'Europa, al "cubismo sintetico di Picasso ai ritmi composti di Braque, ai colori solari della pittura di Matisse" come ricorda tra le curatrici Paola Ballesi, frequentando i movimenti astratti, concreti, spaziali e informali, confrontandosi con Miró, Klee, Kandinsky, appassionandosi, dalla fine degli anni '70, al mondo dell'arte americano. Ma che pure è rimasto sempre ancorato ai luoghi delle sue Marche, come all'amore per la moglie Eugenia.

 

    Ogni opera, anche questa è una costante, è accompagnata da un titolo che è in sé un'altra piccola opera d'arte. Racconto e paradigma di una vita animata fino all'ultimo da un'insaziabile carica creativa. E da quel desiderio inesausto, come scrisse una volta lui, di "volteggiare sull'orlo dell'infinito". (ANSA).

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