Maria Giovanna Maglie per Dagospia
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“Vulva mondi”, e vai col cunt power, mica solo al museo di Brooklyn, senza paura, da domani al primo dicembre alla cappella Orsini.
Recital, burlesque dei Cabaret Domestique, serata con la Mamma di tutti i gay, ovvero Monica Cirinnà, i sex toys nella valigia rosa, agenda pornologica del 2018, Orgasmica, una lezione spettacolo, “Se parlo di sesso”, un documentario in giro per l'italia, persino un'intervista alla regina Cristina di Svezia, o alla parte di lei che pretese libertà.
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Il tutto con lo sfondo di una mostra di quadri, dalla vagina ispirati, da Burri a Tano Festa a Mimmo Rotella, a Maccari a Gaia Franchetti, e Olimpia Dotti.
Il tutto è dedicato all'organo genitale femminile e dintorni. Sublimazione e tabù sono parole che hanno ancora senso nei giorni di Weinstein?
“Ehi, la mia vagina è veramente incazzata, non ne può più, la mia vagina è furiosa e adesso deve parlare. Deve parlare di tutto lo schifo che subisce, deve parlare con te. Andiamo, che vi passa per la testa, un esercito di persone lì fuori che passa tutto il tempo a pensare come torturare la mia povera gentile amorosa vagina”.
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Al principio di qualunque iniziativa contemporanea che tenti di affrontare il tabù dell'organo genitale femminile, c'è lei, naturalmente, Eve Ensler, che vent'anni fa si mise in mente di rappresentare a off Broadway i Monologhi della Vagina, e la fece parlare, finalmente, liberata da sacralità e doglie, assorbenti e divaricatori, e che da allora non si è fermata più.
C'è Giuseppe Gioachino Belli, siamo a Roma, e la Madre delle Sante, a metà dell'800, col papa re e i nobili neri, fece uno scandalo tremendo, roba da nascondere o La Madonna piange lacrime di sangue, come qualche anno dopo accadde con L'origine del mondo di Gustave Courbet.
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“Chi vvò cchiede la monna a Ccaterina,
pe ffasse intenne da la ggente dotta
je toccherebbe a ddí vvurva, vaccina,
e ddà ggiú co la cunna e cco la potta.
Ma nnoantri fijjacci de miggnotta
dìmo scella, patacca, passerina,
fessa, spacco, fissura, bbuscia, grotta,
fregna, fica, sciavatta, chitarrina…”
«Vagina», diceva la Ensler, è un termine ridicolo e poco sensuale, la pensa come il Belli.
Ha organizzato e tiene in piedi, contro la noia che devasta la Romanella, Roberto Lucifero, patron della Cappella Orsini e artista raffinato, assieme al suo gruppo di storici collaboratori capitanato da Andrea Conte.
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Ci provano sempre e non si rassegnano mai, nel loro modo alto ma senza spocchia verso il paninazzo e la sbornia molesta di Campoo.., l'adiacente Campo dei Fiori, girato l'angolo,come si chiama nel linguaggio sincopato dei millennials. Anzi, il giovedì e il sabato sera cena, cocktail bar, pianista e Dj fino a notte alta, e gli stessi millennials fanno la fila per entrare alla Cappella, in quella ambiente così diverso e rarefatto.
In questo mese si vedranno anche Vulva Mundi, passando sotto gli affreschi del Passetto del Biscione, che era un po' orinatoio un po' immondezzaio, e che Roberto Lucifero si è restaurato tutto da solo.
Roma è così, produce geni e li butta via, come una vagina cattiva. Per fortuna lui se ne infischia.
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Vulva Mundi
dal 7 novembre al 4 dicembre
Cappella Orsini
pasetto del Biscione,90
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