1- VENDERE I PERIODICI RCS, SUBITO! AI POTERI MARCI DI VIA SOLFERINO INTERESSA SOPRATTUTTO L’USO POLITICO DEL “CORRIERE DELLA SERA” E L’EQUILIBRIO ECONOMICO - 2- COSA VUOLE BINI SMAGHI: BANKITALIA? - TREMONTI DOVRÀ ABBANDONARE L’IDEA DI PIAZZARE A PALAZZO KOCH IL SUO PALLIDO GRILLI? - DOPO GIULIETTO: PASSERA O SINISCALCO? - 3- MERCOLEDì LA RISPOSTA TUTTA “ITALIANA” DI MORETTI ALL’OFFENSIVA DEI TRENI DI MONTEZEMOLO E DEI SUOI COMPAGNI DI BINARIO (POCHI “ITALO” A DISPOSIZIONE?) - 4- IL PALIO DI CALTARICCONE: PARTECIPERà ALL’AUMENTO DI CAPITALE DEL MONTI PASCHI? -

Condividi questo articolo


1- LA RISPOSTA TUTTA \"ITALIANA\" DI MORETTI ALL\'OFFENSIVA DEI TRENI \"ITALO\" DI MONTEZEMOLO E DEI SUOI COMPAGNI DI MERENDA
Nel palazzo-obitorio delle Ferrovie c\'è grande attesa per la novità che Mauro Moretti vuole sparare mercoledì prossimo.

MontezemoloMontezemolo NTV

Per quel giorno i dipendenti e i manager dell\'azienda usciranno dai loro uffici e dopo aver attraversato la strada alzeranno lo sguardo sul tetto dove sarà installato il nuovo marchio della società che d\'ora in avanti si dovrà leggere per esteso in \"Ferrovie dello Stato Italiane\".

L\'operazione è uno dei punti del piano industriale che l\'ex-sindacalista Cgil di Rimini sta preparando e dovrebbe costituire la risposta tutta \"italiana\" all\'offensiva dei treni \"Italo\" di Luchino di Montezemolo e dei suoi compagni di merenda. Il nuovo brand è stato studiato in gran segreto e il logo sarà declinato in modo estensivo insieme all\'annuncio di servizi di grande qualità a bordo della Frecciarossa.

Anche per i servizi a terra dentro le Stazioni, è prevista una strategia di comfort per i passeggeri, e questo sarà un altro colpo duro per Ntv che dentro quei complessi non può operare. È evidente che Moretti intende bruciare sul tempo la campagna pubblicitaria che Luchino, Dieguito e gli altri soci hanno in serbo quando saranno in condizione di far correre sui binari la flotta dei treni \"Italo\" sui quali gravano ancora alcune incertezze.

MAUROMAURO MORETTI AD FS

Con fair play Giuseppe Sciarrone, l\'amministratore delegato di Ntv, ha fatto buon viso alla sovratassa per gli operatori dell\'Alta Velocità che è stata introdotta con un emendamento nel Decreto Sviluppo, ma non ha mancato di sottolineare che la gabella è caduta in modo poco convincente proprio alla vigilia della liberalizzazione per i concorrenti di Ferrovie.

Per Luchino e soci resta sempre aperto il problema dei treni a disposizione che secondo gli uscieri delle Ferrovie sono troppo pochi per poter competere con quelli di Moretti. E qui ritorna ad affacciarsi la possibilità che i soci francesi (Sncf), presenti con il 20% dentro Ntv, possano \"girare\" provvisoriamente una parte dei convogli prodotto da Alstom.

giuseppegiuseppe sciarrone ad NTV lap2

In questo modo oltre ai 3 elettrotreni già a disposizione, Luchino e Ntv potrebbero arricchire la flotta con un qualcuno dei TGV \"reseau\" già certificati per l\'Italia che attualmente viaggiano sulla tratta Milano-Parigi. Non sarà un\'operazione facile, ma indispensabile per coprire i percorsi già autorizzati a Ntv dal ministero e da Ferrovie.

Questa strada è già stata battuta in altri paesi come l\'Inghilterra dove quando si aprì la concorrenza furono impiegati treni costruiti dalla società della Fiat che lavorava per Ferrovie. Fu uno scandalo che il buon Sciarrone dovrebbe ricordare perché la sua carriera è iniziata proprio alla guida del Centro Studi dei sistemi di trasporto del Gruppo Fiat.

BiniBini Smaghi


2- COSA VUOLE BINI SMAGHI - TREMONTI DOVRÀ ABBANDONARE L\'IDEA DI PIAZZARE A BANKITALIA IL SUO PALLIDO GRILLI - BERLUSCONI SUL DOPO GIULIETTO: PASSERA O SINISCALCO?
Non è certo una bella figura quella che sta facendo Lorenzo Bini Smaghi, l\'economista fiorentino che dal 2005 siede nella BCE e non ha alcuna intenzione di lasciare la poltrona.

Nell\'incontro di ieri a Palazzo Chigi con il Cavaliere e il suo maggiordomo ammaccato Gianni Letta, Bini Smaghi ha puntato i piedi e si è irrigidito lasciando di stucco i suoi interlocutori.

GIULIOGIULIO TREMONTI

Qualcuno oggi scrive che in questo modo abbia voluto sgambettare Mario Draghi fino al punto da rimettere in discussione la nomina del Governatore a Francoforte. È un\'ipotesi assurda perché dietro l\'ostinazione del \"magnifico\" Lorenzo non c\'è l\'ambizione di far saltare il banco a Francoforte, ma di negoziare al meglio il suo futuro.

Un segno inequivocabile era apparso una settimana fa in un piccolo trafiletto del \"Corriere della Sera\" che sembrava scritto sotto dettatura e in cui si leggeva: \"la Banca centrale europea non permetterà che Lorenzo Bini Smaghi sia rimosso dal suo incarico nel board\", e le poche righe, chiaramente ispirate, erano accompagnate dall\'affermazione che l\'Eurotower \"potrebbe giudicare che è stata lesa l\'indipendenza dell\'istituzione\".

VITTORIOVITTORIO GRILLI

Il messaggio era chiaro, ma altrettanto chiara e forte è la convinzione che l\'uscita di quest\'uomo di cui non si ricorda nulla di memorabile dal punto di vista del pensiero e delle azioni, non mette affatto in pericolo l\'autonomia e l\'indipendenza della Banca centrale.

Come ricorda oggi Angelo De Mattia sul quotidiano \"MF\", Bini Smaghi non andrà in cassa integrazione e dovrebbe chiudere lo spettacolo con spirito di servizio. Facile a dirsi perché in realtà il fiorentino che dal 1983 è entrato al Servizio studi di via Nazionale con la sua mossa ha scombinato l\'organigramma che Berlusconi e Letta avevano già consacrato designando Fabrizio Saccomanni al vertice della Banca d\'Italia.

Nel grande bordello di queste ore questa sembrava fino a ieri la strada migliore per varare definitivamente la designazione di Draghi alla BCE e placare le voglie di Giulietto Tremonti sponsor di Vittorio Grilli. Non c\'è dubbio che negli ultimi giorni il potere contrattuale del ministro dell\'Economia si è notevolmente ridotto perché, a meno di sorprese clamorose, i passaggi di Pontida e della verifica in Parlamento saranno superati senza spalancargli le porte di Palazzo Chigi.

CorradoCorrado Passera

Di fronte a questo scenario l\'ex-tributarista di Sondrio dovrà abbandonare l\'idea di piazzare a Bankitalia il suo pallido candidato e sarà chiamato a concentrare tutte le sue forze per uscire indenne dalla feroce guerra delle lobby e dalle turbolenze dei mercati. Per Bini Smaghi che ieri durante un summit del Pontificio Consiglio Vaticano ha evocato la figura e la fine sotto la ghigliottina di Tommaso Moro, si dovrà cercare una soluzione adeguata, e comunque al di sotto dei livelli più alti del potere.

Gli occhi non saranno puntati sulla sua figura modesta, ma sulle mosse di Giulietto che è profondamente irritato per i gossip circa le possibili dimissioni. A rinfrancarlo è arrivata comunque la notizia che il furbo Corradino Passera non ha alcuna intenzione di buttarsi nella mischia e di farsi accecare dagli specchietti del Cavaliere; casomai, a rendere un po\' agitato il ministro di Sondrio, è la voce che ha preso a correre nelle ultime ore secondo la quale di fronte a un suo eccesso di rigidità, Berlusconi potrebbe ripescare dal cilindro Mimmo Siniscalco, il 57enne economista torinese che nel luglio 2004 sostituì Giulietto all\'Economia e intorno al quale si stanno muovendo lobby torinesi, romane e internazionali per nulla secondarie.

FerruccioFerruccio De Bortoli


3- VENDERE I PERIODICI RCS, SUBITO. AI POTERI MARCI INTERESSA SOPRATTUTTO L\'USO POLITICO DEL \"CORRIERE DELLA SERA\" E L\'EQUILIBRIO ECONOMICO
Nel quartier generale del Gruppo Rcs e del \"Corriere della Sera\" tira un\'aria piuttosto tesa.

Per capire che il clima non è dei migliori bisogna osservare il comportamento di Flebuccio De Bortoli nelle ultime settimane che ha trascorso in un silenzio assoluto.

Da tempo il direttore del primo quotidiano italiano non firma editoriali e non è sceso in campo nemmeno durante e dopo le amministrative, i ballottaggi e i referendum. È un atteggiamento davvero strano che qualcuno attribuisce al disappunto in Flebuccio per i rivolgimenti che stanno per avvenire dentro la corazzata Rcs, primo fra tutti la semplificazione della struttura che porterebbe a integrare Rcs Quotidiani nella Holding.

GiuseppeGiuseppe Rotelli

Il silenzio di Flebuccio stride con i fragori dello scontro che ieri ha visto schierati l\'amministratore delegato Antonello Perricone e il presidente del Gruppo, Piergaetano Marchetti. Davanti al Comitato esecutivo al quale hanno partecipato anche Dieguito Della Valle, Renato Pagliaro, Carlo Pesenti e Giuseppe Rotelli, il buon Perricone ha presentato le offerte pervenute per l\'acquisto dei periodici di cui Rcs vuole liberarsi.

Tra gli acquirenti si erano dichiarati disponibili lo stampatore Farina, amico e socio di Bisignani e stampatore con la Rotosud dei periodici del gruppo Espresso e dei supplementi di Repubblica, e l\'ex-dirigente di Rcs Alberto Donati. Non se ne è fatto nulla e Perricone ha dovuto rinunciare per il momento all\'idea di cedere il pacchetto di testate storiche.

DIEGODIEGO DELLA VALLE

Qui forse vale la pena di fermarsi un attimo per ragionare sul significato di questa operazione concepita dalla mente fervida del manager palermitano che vuole razionalizzare e abbattere i costi lasciando peraltro inalterato il suo compenso di circa 1,3 milioni. Le domande da farsi sono parecchie e riguardano le anime candide degli azionisti (Della Valle) che comandano in Rcs e che in questi mesi hanno continuato a ripetere che l\'azienda è gestita benissimo.

Se questo fosse vero come è possibile che un gruppo multimediale intende privarsi di una bella parte di portafoglio in un segmento strategico come quello dei periodici?, e ancora: chi ha mandato in perdita queste testate?, le nostre nonne, i giornalisti che assistono con disappunto al successo di periodici similari?, oppure i top manager del Gruppo?

PIERGAETANOPIERGAETANO MARCHETTI

A questi interrogativi si aggiungono le perplessità per la vendita di marchi e testate storici che nello sviluppo dei nuovi media e delle attività online potrebbero avere un futuro meno tormentato.

È evidente che qualcosa non ha funzionato nella gestione dell\'azienda e il punto di inizio del declino va collocato non sulle spalle del povero (si fa per dire) Perricone, ma di quel grande manager ex-McKinsey che nel 2004 arrivò da Vodafone e si chiamava Colao Meravigliao. Per lui si potrebbe dire ciò che Michele Santoro ha detto con perfidia di Mauro Masi: che non sapeva distinguere un televisore da un aspirapolvere (nel suo caso, un giornale da un telefonino).

ANTONELLOANTONELLO PERRICONE

Dopo Colao che nel 2006 fortunatamente è ritornato a Vodafone, la palla è passata in mano a Perricone e ai cosiddetti grandi soci e grandi azionisti che di editoria ne capiscono poco. A loro interessa soprattutto l\'uso politico del \"Corriere della Sera\" e l\'equilibrio economico, un risultato che si può ottenere sacrificando testate come \"Il Mondo\" che nei momenti di maggior gloria con la gestione di Redento Mori e Mario Anselmi vendeva più di 50mila copie con punte di 65/70mila al prezzo di 5mila lire in edicola e senza alcuna svendita della pubblicità.

Ma queste sono storie vecchie che ai cosiddetti grandi azionisti e grandi soci non interessano più.

FRANCESCOFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE


4- IL PALIO DI CALTARICCONE
Avviso ai naviganti: \"Si avvisano i signori naviganti che nella sede storica di MontePaschi tirano un sospiro di sollievo.

Sembra infatti che l\'aumento di capitale di 2,1 miliardi voluto dalla Banca d\'Italia e dal boccoluto Mussari andrà a buon fine. La Fondazione che detiene la maggioranza della banca sottoscriverà 1 miliardo e il socio francese Axa farà la sua parte soprattutto dopo l\'annuncio che le nuove azioni potranno beneficiare di uno sconto del 27,5% rispetto al valore di Borsa di mercoledì.

GIUSEPPEGIUSEPPE MUSSARI

Queste notizie si ricavano dai giornali di oggi e in particolare dal quotidiano romano \"Il Messaggero\" di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone, che siede a Rocca Salimbeni come vicepresidente e tra i principali azionisti. Il giornale non dice però una parola sulla sua intenzione di sottoscrivere l\'aumento di capitale. E questo è davvero strano\".

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…