A DESIO L’ORA VOLGE AL DESÌO – UNA BELLA ACCUSA DI RICICLAGGIO PORTA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI IL BANCO DI DESIO DEL LAZIO E IL CREDITO PRIVATO COMMERCIALE - L’AZIENDA DI CREDITO ESPORTAVA ILLEGALMENTE IN SVIZZERA CAPITALI DEI CLIENTI VIP (TRA QUESTI ANCHE UN SA¬CERDOTE) –NEL MIRINO RENATO CAPRILE, GIÀ AD DELLA BANCO DI DESIO DEL LAZIO, E IL SUO BRACCIO DE¬STRO VERGANI – CONTESTATA ANCHE UNA SERIE DI OPERAZIONI FITTIZIE DI CESSIONE CREDITI PER TRASFERIRE ALL’ESTERO 3,5 MLN € E NON PAGARE UN CENTESIMO DI TASSE…

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Luca Fazzo per "il Giornale"

Una associazione a delinquere che si era impiantata nei piani altri di una vecchia e gloriosa banca ita¬liana, il Banco di Desio e della Brianza: questo, per la Procura di Roma, era il gruppo di manager e di trafficanti che fino all'aprile del 2009 esportava illegalmente capi¬tali in Svizzera per conto dei clienti vip dell'istituto di credito.

Banco DesioBanco Desio

Ma, a conclusione di una lunga indagine del Gico, il reparto speciale della Guardia di finanza, il pubblico mi¬nistero Giuseppe Cascini ha rag¬giunto la convinzione che anche la banca sia responsabile di quanto accadeva, avendo lasciato agire li¬beramente i propri dirigenti, le cui disinvolture erano commesse, se¬condo l'accusa, «a vantaggio e nell'interesse » della banca stessa.

Così il pm si prepara a portare sul banco degli imputati anche il Banco di Desio del Lazio spa (la branch nella Capitale dell'istituto lombardo) e il Credito Privato Commerciale s.a., che della banca brianzola era il braccio operativo in Svizzera. Stessa sorte per la finanziaria lus¬semburghese AgoràFinance, attraverso la quale passavano alcune delle operazioni finite sotto inchiesta.

BANCO DESIO LAZIOBANCO DESIO LAZIO

L'avviso di conclusione delle in¬dagini preliminari è stato notifica¬to ieri ai difensori dei dodici inda¬gati e delle tre aziende. Il reato più grave, l'associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, viene contestato a Renato Caprile già ammi¬nistratore delegato della Banca di Desio del Lazio, al suo braccio de¬stro Sergio Vergani e ai tre compli¬ci che si occupavano materialmen¬te dello spostamento in Svizzera delle somme.

Secondo l'inchiesta del Gico, il servizio di esportazione di capitali fornito dal Banco di Desio veniva messo a disposizione di clienti un po' in tutta Italia (soprattutto a Roma, Milano, Firenze, Modena): imprenditori, commercianti, piccole imprese, persino un sa-cerdote per cui era stata preparata una società nel paradiso fiscale del¬le Cayman. Il sistema ruotava sul ramo romano del Banco di Desio. Ma agli atti dell'inchiesta c'è an¬che la deposizione di un giovane ex impiegato della sede di Parma del Banco, Luca Ceci, che sostiene di avere assistito ad operazioni analoghe e di essere stato licenzia¬to per averle denunciate.

Il secondo capo di imputazione per Caprile e altri cinque indagati riguarda le singolari modalità di cartolarizzazione dei crediti vantati verso la Regione Lazio dalla Sacli, una società che nella capita¬le gestisce alcune attività sanitarie tra cui la casa di cura Fabia Mater. I vertici della Sacli, controllata dal Gruppo Guarnieri e convenzionata con il sistema sanitario regiona¬le, avrebbero d'intesa con il Banco di Desio organizzato una complessa operazione fittizia di cessione dei crediti per sottrarre l'entrata all'imposizione fiscale e trasferirli all'estero.

Crediti per oltre 3,5 milioni di euro relativi a prestazioni del 2005 sono stati ceduti ad una finanziaria messa a disposizione da Caprile, l'amministratore delegato del Banco di Desio del Lazio, e successivamente girati alla Agorà Finance di Lussemburgo. Per questo la Procura si prepara a chiedere il rinvio a giudizio, oltre che di Caprile e dei suoi collaboratori, anche dei due azionisti di riferimento della Sacli, Carlo e Francesco Guarnieri, e di parte del loro staff.

 

 

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