l’AFFETTUOSA intervista dI 'MF' A DELLA VALLE - NESSUNA DOMANDA SULLE HOLDING in Lussemburgo e in Olanda che hanno le partecipazioni in Rcs e IN Mediobanca - NON DITE A GIULIETTO CHE è IN PREPARAZIONE OPERA MONUMENTALE SULL'IRI IN 5 VOLUMI - il G8 di papi-Silvio è costato circa100 milioni € - COME SI STA AL "SOLE"? NON C'è MALAN

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1 - l'AFFETTUOSA intervista dI 'MF' A DELLA VALLE - NESSUNA DOMANDA SULLE HOLDING in Lussemburgo e in Olanda
"Io non ho paura di  invecchiare, sono convinto di avere 20 anni, sono un perfetto incosciente.  Arriverà un giorno in cui dovrò andare da un pulmino di psicanalisti. Per ora  va bene così: cerco di essere un anarchico rispettoso".

DIEGO DELLA VALLE - Copyright PizziDIEGO DELLA VALLE - Copyright Pizzi

Così parlava non più tardi di un anno fa Dieguito Della Valle, lo scarparo marchigiano-lussemburghese, in una lunga intervista ad un settimanale femminile, e aggiungeva: "ammiro chi non cerca il potere pur avendo tutte le qualità per ottenerlo".

Oggi il 56enne imprenditore di Casette d'Ete si concede per una chiacchierata di un'intera pagina al quotidiano "MF" di proprietà del suo amico editore Paolo Panerai e le sue dichiarazioni sono tali da creare qualche preoccupazione. Mr Tod's sembra aver perso la grinta che lo ha reso famoso nel 2006 quando si scontrò duramente con Berlusconi durante il Convegno di Confindustria di Vicenza organizzato in modo disastroso dall'allora direttore generale Maurizio Beretta.

PAOLO PANERIAPAOLO PANERIA

I tacchetti delle sue parole appaiono privi di quella acutezza che ha usato in molte occasioni, e quando esterna si rivolge con toni velenosi in direzioni sbagliate (come è accaduto nei giorni scorsi a proposito di Dagospia).

Diceva Virginia Woolf che più si invecchia e più si ama l'indecenza, ma non è il caso di Dieguito che non sfrutta la cortesia dell'amico Panerai per dire cose accattivanti. Così l'intervista ricorda da vicino quelle pagine che si costruiscono sul sottile crinale della pubblicità, perché Dieguito dice cose svogliate e gira alla larga dai giudizi e dalle polemiche di questi giorni sulla politica e sulle banche.

della valle e mastelladella valle e mastella

Eppure da un uomo come lui che nel '98 ha acquistato il 4% della BNL ed è stato protagonista della guerra con i furbetti del quartierino dalla quale è uscito con una pioggia d'oro, era logico aspettarsi pronunciamenti più impegnativi. Lo scarparo marchigiano-lussemburghese se la cava dicendo che le banche "devono mettere le cose a posto a casa loro prima di tornare a pensare ai clienti in modo costruttivo", e poi con una fuga di stampo squisitamente montezemoliano, dice che "bisogna essere aperti, visionari e soprattutto rapidi nel sostenere le aziende che lo meritano".

GIULIO TREMONTI - copyright PizziGIULIO TREMONTI - copyright Pizzi

Quando l'eroico giornalista Filippo Buraschi cerca di cavargli dai denti un parere sul governo, il furbo imprenditore svicola con la risposta: "c'è stata buona volontà, ma non basta".

La serietà - diceva Oscar Wilde - è l'unico rifugio dei superficiali, ma Dieguito che superficiale non è, non ha alcuna intenzione di aprire un fronte di guerra e di apparire omologato alla cordata che sta legando i suoi amici storici al progetto politico di un Centro moderato e illuminato.

Tutti sanno però che la politica lo ha sempre affascinato e molti ricordano la sua presenza sul palco di Napoli e di Benevento quando nell'aprile 2006 chiuse la campagna elettorale con l'amico Clementone Mastella.

Vittorio Grilli - Copyright PizziVittorio Grilli - Copyright Pizzi

Evidentemente Dieguito invecchia e non ama l'indecenza. D'altra parte l'intervista del quotidiano finanziario evita temi scabrosi e questioni inquietanti, oggi di gran attualità considerando la guerra dichiarata da tutti i paesi ai paradisi fiscali (vedi Usa vs.Ubs). E da una testata specializzata su temi economici-finanziari come "M.F.", magari i lettori erano curiosi di avere il parere di un imprenditore che si è sempre caratterizzato per svolgere un ruolo di opinion-leader, da "Ballarò" ad "Anno zero", passando per la "rissa" con Berlusconi.

Valerio Castronovo Valerio Castronovo

Una di queste domande (tanto per fare un esempio) avrebbe potuto toccare il tema della presenza in Lussemburgo e in Olanda della Holding Dorint e di altre tre holding (Demo, Gousson Sarl, Global Invest) che detengono le partecipazioni strategiche in Rcs e in Mediobanca.

In fondo aveva ragione Seneca: "da un uomo grande c'è qualcosa da imparare anche quando tace".
 
2 - NON DITE A GIULIETTO CHE è IN PREPARAZIONE UN'OPERA MONUMENTALE SULL'IRI IN CINQUE VOLUMI
Quando gli parlano  dell'Iri, l'Istituto fondato nel 1933 e liquidato con un colpo di spugna nel  giugno 2000, sul viso di Giulietto Tremonti riaffiorano le bolle, e l'eritema  diventa ancora più acuto quando gli dicono che in giro ci sono ancora manager  capaci e rispettabili che da quella vecchia scuola hanno imparato  molto.

EDITORE LATERZA - Copyright PizziEDITORE LATERZA - Copyright Pizzi

Il ministro dell'Economia non ha nulla di personale contro personaggi come Prato, Dettori e l'immarcescibile Acerna che sono stati riconfermati pochi giorni fa dentro Fintecna. E non ha mai espresso giudizi su Ciucci (l'uomo dell'Anas e del Ponte di Messina) oppure su quel vegliardo sapiente di Franco Viezzoli che a 83 anni è vispo come un grillo e fornisce consulenza occulta ai vertici dell'Enel.

Però Giulietto è l'uomo che il 1° luglio dell'anno scorso ha soppresso la Fondazione Iri e ha dirottato le risorse all'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova che gronda di denari sotto la guida del pallido Vittorio Grilli.

Franzo StevensFranzo Stevens

C'è qualcuno però che non vuole perdere la memoria dell'Istituto di via Veneto dove hanno regnato i grandi boiardi, ma che ha segnato profondamente la storia industriale del Paese. Ed ecco che un gruppo di storici con i pochi quattrini messi a disposizione da Fintecna sta scrivendo la storia dell'ente che Benito Mussolini creò per evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma).

Sarà un'opera monumentale in cinque volumi alla quale stanno lavorando Pierluigi Ciocca, Franco Amatucci, Francesco Silva, Roberto Artoni e Valerio Castronovo, lo storico dell'industria che ha il compito di stendere il capitolo che va dall'anno '33 al '48.

Il lavoro dell'équipe terminerà il prossimo anno, ma già tre editori sono in gara per pubblicarlo: Il Mulino, Bollati Boringhieri (la Casa torinese ceduta nei giorni scorsi a Mauri) e Laterza.
Sarà una storia di industria e di uomini con inevitabili omissis sui rapporti che hanno fatto dell'Iri un grande elemosiniere dei partiti.
 
3 - RICORDANDO BONNEFON
A guardarlo in una  fotografia scattata all'inizio del ‘900 Luigi Bonnefon non era un bel uomo e  il suo nome se lo ricordano in pochi.
Era un imprenditore nato in Francia nel 1873, torinese di elezione ed erede di una solida dinastia industriale. Ai piani alti di Confindustria sanno benissimo chi era questo personaggio perché Bonnefon è stato dal 1910 al 1913 il primo presidente dell'Associazione industriale. Ed è a lui e ai suoi successori che sarà dedicata una parte delle manifestazioni che Confindustria sta preparando per celebrare il centenario della sua nascita.

riotta gianniriotta gianni

Per il 2010 è già stato messo a punto un programma di eventi che prevede molte iniziative, tra queste l'emissione di un francobollo, la creazione di un sito web dedicato a ripercorrere la storia, e alcune mostre per giovani artisti sul tema "innovazione-tradizione" oltre a una rassegna fotografica che si terrà da metà del prossimo anno fino a novembre nei locali della Triennale e dell'Ara Pacis.
In cantiere c'è anche un volume dedicato ai "Cent'anni di Made in Italy" per il quale Pepe Laterza si è già aggiudicato i diritti.
 
4 - FRANZO NO-GLOBAL
Franzo Grande  Stevens, l'avvocato tutore (insieme a Gianluigi Gabetti) della Sacra Famiglia  degli Agnelli è un uomo estremamente vitale.
Le sue origini sono napoletane e affondano le radici nella storia. Il nonno era un nobile spagnolo e la mamma apparteneva ad una famiglia inglese (gli Stevens) nota per i suoi affari nell'esportazione delle spezie.

Berlusconi Obama i B Brothers Berlusconi Obama i B Brothers

A 81 anni Franzo fa girare i neuroni del cervello a una velocità superiore rispetto a quella di Yaki e Lapo Elkann, i due "ragazzi" che si è preso sulle spalle come tutore, e non perde occasione per dimostrare la sua grande esperienza di avvocato.

Ieri ha preso carta e penna e ha scritto un articolo sulle regole dell'economia che appare sul quotidiano "La Stampa" in forma di lettera al direttore Mario Calabresi. A onor del vero l'articolo di Franzo non è Grande e ha il sapore di un esercizio scolastico abbastanza modesto.

Nel testo si spiega che cos'è la globalizzazione e si nega che l'economia possa essere governata da un'Autorità con giurisdizione globale e con poteri di imperio rispetto ai governi nazionali. In pratica l'avvocato napoletano si allinea perfettamente alla lunga serie di personaggi che non credono alla possibilità di "regole legali globali" perché pensano che questa sia semplicemente un'utopia.

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La speculazione è tornata a farla da padrona sui mercati, i manager di Goldman Sachs si inguattano milioni di dollari e il diritto deve piegare la testa di fronte al teatrino dell'etica. Come direbbero a Napoli gli amici di Franzo Grande, "è passata la nuttata", ma non è cambiato nulla.
E Franzo, geloso custode degli interessi della Sacra Famiglia degli Agnelli, ci tiene a farlo sapere.
 
5 - il G8 di papi-Silvio è costato poco meno di 100 milioni di euro.
Avviso ai  naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che secondo calcoli attendibili,  il G8 di papi-Silvio è costato poco meno di 100 milioni di  euro.
Nel consuntivo si devono considerare non solo le spese per le babbucce e la vestaglia a ricami d'oro dei Grandi della terra, ma i costi delle infrastrutture e dei 15mila agenti che hanno garantito la sicurezza del grande show".

6 - COME SI STA AL "SOLE"? NON C'è MALAN
Sul Sole 24 Ore di domenica doveva uscire uno scoop su Fiat che rilanciava una offerta per Opel a firma dell'inviato Andrea Malan. Il pezzo non esce. Malan denuncia Riotta al cdr. Sul fattaccio, due versioni.

Riotta si accorge del pezzo quando e' in pagina. Convoca Malan, gli chiede chi sia la fonte della notizia. Malan gli spiega che la sua fonte e' degna di fede (Malan ha sempre seguito il Lingotto), che la notizia e' accuratemente verificata. Riotta insiste, vuole saper il nome della fonte. Malan rifiuta, e' suo diritto. Riotta non sente ragioni: o riveli la fonte o il pezzo esce dalla pagina.

Poi c'è la Riotta-version: il pezzo di Malan era fragile, privo di 'puntelli' di credibilità e quindi non pubblicabile da un giornale para-istituzionale come il "Sole".

Dagospia si chiede: caro Riotta, per risolvere il dubbio sullo scoop, ci voleva tanto ad alzare il telefono e chiamare Torino per chiedere conferma o smentita?

 

 

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