LE MANI DEL BANANA SULLA RIZZOLI? – I PERIODICI RCS VERSANO IN CRISI NERA (-8,6 MLN € NEL 2009) E LA MONDADORI TRATTA PER COMPRARLI PER POI MAGARI AFFIDARLI A BARBARA BERLUSCONI (COSÌ LA SMETTEREBBE DI RAZZOLARE NEL GIARDINO DELLA SORELLA MARINA) - QUANTA PESA IL CONSIGLIERE MASSIMO PINI (IN QUOTA LIGRESTI) NELLA LIQUIDAZIONE DI \"OGGI\", \"NOVELLA\", ETC....

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Gianfrancesco Turano per \"L\'espresso\"

Mondadori 2 la vendetta? Marchiare con il Biscione della Fininvest la Rcs Periodici, incluso \"Oggi\", il giornale che pubblicò le foto di Antonello Zappadu con Silvio e le sue girls in grembo nel parco di Villa Certosa. Lo stesso giornale che mercoledì 30 giugno ha concluso una minisaga in due puntate su quanto è bello, quanto è atletico, quanto è padre, sposo, nonno esemplare il presidente-operaio-imprenditore \"Barbieusconi\", che qualunque abito o accessorio indossi produce successo, voti e ricavi, come la bambola della Mattel.

CoverCover Servizio Novella 2000 su Veronica Lario

Prendersi un altro pezzo di editoria italiana, magari aggiungere una fetta della Rcs libri, per girare il tutto a Barbara, visto che Marina ha già di che lavorare a Segrate, sull\'altro lato della tangenziale di Milano a pochi chilometri dallo stabilimento Rizzoli. Occupare un altro pezzo strategico dell\'informazione, quella dei rotocalchi popolari e isolare ancora di più quei giornali contro i quali il premier invoca oggi lo sciopero dei lettori come si era augurato l\'embargo degli inserzionisti un anno fa, al convegno dei giovani di Confindustria.

Le voci sulla trattativa Rcs insistono. E scavando sotto le smentite delle due aziende interessate, si scopre che qualcosa non è esattamente come la raccontano. Massimo Pini, ad esempio. È un manager navigato, un ex boiardo cresciuto al tempo in cui le Partecipazioni Statali regnavano sul Pil italiano.

barbarabarbara berlusconi

Allora Pini era un fedelissimo di Bettino Craxi. Tramontato il Caf, è passato al settore privato con Salvatore Ligresti, un altro tenace ammiratore del Garofano. A 73 anni è tutt\'altro che un pensionato. Oltre agli incarichi con Ligresti, è vicepresidente di Aeroporti di Roma e consigliere in quota Unicredit dell\'Istituto europeo di oncologia (Ieo). Ma la nomina più singolare Pini l\'ha ricevuta il 4 maggio scorso, quando è diventato vicepresidente della Rcs Periodici, che di vicepresidenti non aveva mai sentito necessità.

MarinaMarina Berlusconi

Spiegazione ufficiale data dall\'azienda al sindacato: è un incarico senza deleghe operative ed è stato offerto a Pini perché non c\'era più posto nel consiglio della Rcs Quotidiani (Corriere della Sera e Gazzetta dello sport), rinnovato a marzo con l\'arrivo di pezzi da novanta come Giovanni Bazoli, Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle, Cesare Geronzi, Giampiero Pesenti e Marco Tronchetti Provera. A fronte di questo impegno, Pini percepirà la bellezza di 7 mila euro all\'anno. E avrà la coccarda di vicepresidente, magari un autista e gli abbonamenti scontati ad \"Amica\" e \"Bravacasa\".

Un altro anziano in area di parcheggio? A scorrere l\'atto di nomina l\'impressione è diversa. Il vice ha gli stessi poteri di Antonello Perricone, presidente della Periodici e amministratore delegato di Rcs Mediagroup, la holding che controlla quotidiani, riviste, libri e concessionaria pubblicitaria. Questi poteri sono molto ampi, dal controllo sulla gestione alla compravendita di partecipazioni riguardante l\'intera galassia Rcs Mg.

MASSIMOMASSIMO PINI

Pini è targato Pdl, dopo essere passato per An come consigliere del ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri (2000-2005). Un ruolo defilato ma molti considerano Pini uno degli artefici della legge sul sistema radiotelevisivo.

L\'ex consigliere Rai rappresenta un gruppo di interessi berlusconisti che vogliono contare di più in Rcs, inclusa la nomina del vertice di via Solferino, dove l\'attuale direttore Ferruccio de Bortoli si è espresso in modo critico sulla dialettica azionisti-giornale. \"Noi abbiamo un difficile rapporto\", ha detto un mese fa de Bortoli, \"con la proprietà. Il numero di azionisti, elevato e in gran parte disinteressato allo sviluppo dell\'editoria, costituisce una anomalia non solo italiana\".

GiovanniGiovanni Bazoli

In quanto ad anomalie, potrebbe essere solo l\'inizio. Ma vediamo come si presenta la tempistica. Rcs MediaGroup, la holding, è partecipata da 15 grandi azionisti. Tredici di loro sono riuniti in un patto di sindacato che blinda con oltre il 60 percento delle azioni il controllo della capogruppo quotata in Borsa.

Il patto scadrebbe a marzo del 2011. In realtà, c\'è un accordo per anticiparne il rinnovo, come nel 2008. La data non è fissata ma si parla del prossimo settembre. Fra ottobre e novembre sarà presentato il piano industriale 2011-2013 che doveva essere già redatto l\'anno scorso e poi è stato rinviato. Lo slogan rimane \"revisione del perimetro\", cioè vendite. Ma non si parla più di spezzatini. L\'idea è quella di conservare intatto il cosiddetto sistema Corriere: il quotidiano, più i periodici allegati (\"Io Donna\", \"Sette\") e la parte multimediale di Rcs Publishing. E cedere le riviste non strategiche in blocco.

LUCALUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO resize

A brevissimo termine si dovrà cercare un accordo fra gli azionisti. Mediobanca rimane il socio di riferimento con una quota del 14,2 percento, seguita dall\'accomandita Agnelli (10,5 per cento). All\'istituto di via Filodrammatici tocca la regia di ogni operazione su Rcs. Cesare Geronzi, supporter storico del premier, non guida più Mediobanca ma è rientrato nella partita Rizzoli con la sua nomina al vertice delle Generali, azioniste-pattiste della casa editrice con il 4 per cento circa, mentre l\'altro assicuratore Ligresti controlla il 5,46.

Il terzo socio in ordine di grandezza è Giuseppe Rotelli (7,54), appena sopra l\'Efiparind dei Pesenti. L\'imprenditore delle cliniche è fuori dal patto di sindacato. Ha comprato le azioni quando il titolo Rcs valeva fra i 4 e i 4,5 euro. Un bagno di sangue, visto che oggi Rcs quota attorno a 1 euro. È un vaso di coccio ma non si può sempre dirgli di no. Lo stesso vale per la Sito dei fratelli Toti, costruttori e immobiliaristi romani colpiti dalla crisi del mattone. Per loro sarebbe difficile da accettare di buon grado la cessione di una fetta di patrimonio perché non porterebbe grandi incassi.

La Rcs periodici è già stata trattata dalla Mondadori circa un anno fa. Il negoziato si è arenato su una richiesta del gruppo di Segrate di dote multimilionaria. La Periodici pone qualche problema a Marina Berlusconi. Intanto è in perdita (-8,6 milioni di euro nel 2009). Le previsioni per il 2010 danno in attivo \"Oggi\" e \"Io Donna\" e, in misura minore, \"Amica\". Il resto, in rosso. In più, alcune testate della Mondadori sono in chiara sovrapposizione con le riviste Rcs. Per non parlare della sovrapposizione fra sorelle.

DiegoDiego della Valle vestito da pastorello albanese

Meno di un anno fa, in piena bagarre fra i genitori, Barbara ha dichiarato a \"Vanity Fair\": \"Non so se oggi quello che voglio è solo un ruolo diverso nelle aziende di famiglia. Ma ho la passione per l\'editoria, e mio padre ha sempre visto in me delle qualità che potevano essere adeguate per questo settore. Lui ha sempre pensato che, quando ne avessi avuto le capacità, mi sarei occupata di Mondadori\".

Non necessariamente la Mondadori esistente, dove Marina regna. Un\'ipotesi più sensata è Mondadori 2, una casa editrice con riviste, libri e un pezzo di concessionaria pubblicitaria ex Rcs da mettere a disposizione della prima figlia di Veronica Lario. Magari nel quadro della trattativa sul divorzio fra Silvio e Veronica che, secondo quanto scritto di recente da \"il Giornale\" di Vittorio Feltri, si sarebbe arenata.

CESARECESARE GERONZI SI DA UN TONO

Il montaggio finanziario di Mondadori 2 sarebbe una pura technicality. Intanto, non sono in ballo cifre molto alte. Almeno, secondo i parametri di famiglia. Quest\'anno i cinque figli del premier hanno appena incassato dalla Fininvest 15 milioni di euro di dividendi a testa, poco meno di quanto è stato loro distribuito nel 2009.

Inoltre, in presenza di un interesse così altolocato, non mancherebbero né i fondi di private equity disposti a partecipare all\'operazione né le banche per eventuali finanziamenti. Neanche politicamente ci sarebbe spazio per controversie. Si sa che il premier non influisce nemmeno sulle testate di sua diretta proprietà, figurarsi su quelle dei familiari. È già tanto se non lo attaccano.

 

 

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