Alessandro Profumo foto di MarinoPaoloni
1 - DAGOREPORT: PROFUMO DI BRUCIATO
Alessandro il grande sente puzza di bruciato per la sua poltrona. L\'asse con i libici è solo il pretesto per metterlo al tappeto con grande soddisfazione del presiente germanico Dieter Rampl. Fondazioni e privati con Maramotti in testa si vedranno riservatamente prima del prossimo consiglio. Dagospia rovina l\'exit strategy per fuggire dall\'Italia come Marpionne spostando la sede a Monaco.
Gli è rimasto fedele solo Ermotti che tiene stretta la sua area (corporate) ma anche su questa più di una fondazione vuole vederci chiaro. Sindacato e dirigenti riuniti oggi a Torino sul piede di guerra.
2 - PUGLISI, SU LIBICI TEMPESTA IN BICCHIERE D\'ACQUA...
(ANSA) - \"Io penso che quella dei libici sia una tempesta in un bicchier d\'acqua\". Così il presidente della fondazione Banco di Sicilia, Giovanni Puglisi, a margine del workshop Ambrosetti a proposito delle tensioni sollevatesi dopo che i soci libici, con una quota aggregata, sono saliti in Unicredit attorno alla soglia del 7%. \"I libici non hanno posto nessun problema - ha aggiunto - la loro cultura finanziaria è diversa da quella europea, loro investono per avere reddito e non potere, invece, in Italia c\'é la cultura del potere. Se la banca è governata in un modo trasparente - ha sottolineato - agli arabi può anche non interessare\".
3 - PUGLISI, NON MI RISULTA TRASLOCO SEDE ALL\'ESTERO...
(ANSA) - Giovanni Puglisi, presidente di Fondazione Banco di Sicilia, uno degli enti soci di Unicredit, nega che ci sia in programma uno spostamento della sede legale del gruppo all\'estero. \"A me non risulta ci sia all\'ordine del giorno\", ha risposto ad una domanda sul tema.
4 - SABATINI (ABI), LIBICI? NORMALE DINAMICA MERCATO...
(ANSA) - L\'avanzata dei libici nell\'azionariato di Unicredit è \"una normale dinamica in un mercato di capitale\". Così il direttore generale dell\'Abi, Giovanni Sabatini, a margine del workshop Ambrosetti. Sabatini che ha premesso che come Abi \"non parliamo di singole aziende\", ha poi aggiunto: \"in un mondo globalizzato, nel rispetto delle regole, credo che chiunque possa entrare nel capitale di una società quotata\".
5 - MERCOLEDI\' COMITATO GOVERNANCE SU SOCI LIBICI PER RISPOSTE A BANKITALIA...
(ANSA) - Mercoledì prossimo, 8 settembre, nel pomeriggio, è convocato a Milano il comitato corporate governance di Unicredit. La riunione, di carattere straordinario, servirà per fare il punto sul recente rafforzamento dei soci libici nell\'azionariato del gruppo e per rispondere alle domande e alle richieste arrivate da Bankitalia sull\'impatto nella governance dell\'istituto. Lo apprende l\'ANSA da fonti finanziarie.
6 - UNICREDIT. NUOVA STRUTTURA AZIONARIA AL VAGLIO DEI SOCI. COMITATO STRATEGICO SULL\'AVANZATA DI TRIPOLI
A. Me per \"Il Sole 24 Ore\"
UniCredit esaminerà, probabilmente a metà della prossima settimana, la nuova struttura azionaria che si è creata dopo l\'ingresso, a fine luglio, del fondo sovrano libico Lia, con il 2%. Quota che va ad aggiungersi a quella già posseduta dalla Banca centrale libica per il 4,98%. E che, secondo diverse fonti vicine agli azionisti, ha un innegabile impatto sulla governance del gruppo bancario e cambia equilibri già fragili nell\'azioniariato.
L\'ingresso del nuovo socio libico è già stato oggetto, mercoledì a Milano, di un incontro fra gli azionisti privati e le fondazioni, in cui sono emersi i due aspetti critici dell\'operazione: la mancanza di trasparenza e il merito.
Il primo è stato nell\'immediato quello che ha suscitato più malumore fra gli azionisti: dell\'operazione non sono stati informati preventivamente nè gli azionisti stessi, nè il presidente Dieter Rampl. Anche se, sottolineano alcuni, gli acquisti dei libici sarebbero avvenuti attraverso la stessa UniCredit.
ERMOTTIUna riunione di Rampl con i rappresentanti delle fondazioni avvenuta pressoché contemporaneamente all\'entrata della Lia in UniCredit, il 28 luglio, si era svolta all\'oscuro di quanto stava accadendo. Lo stesso Rampl ha segnalato in una lettera alla Banca d\'Italia di non aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva.
Qualche azionista ha rilevato che il sostegno offerto alla banca e al suo top management, anche attraverso la partecipazione agli aumenti di capitale, durante la crisi degli ultimi due anni avrebbe dovuto assicurare maggiore attenzione e trasparenza in questo caso.
MUAMMAR EL GHEDDAFIAnche perché non c\'è, in molti casi,un\'opposizione pregiudiziale all\'ingresso di nuovi capitali, in una fase, tra l\'altro, in cui diverse fondazioni pensano a come alleg-gerire, in prospettiva, partecipazioni in UniCredit che, per quasi tutte, rappresentano una parte preponderante del portafoglio, con i rischi che derivano dalla mancata diversificazione, resi evidenti lo scorso anno dalla mancata distribuzione del dividendo.
«In passato - dice Gianni Borghi, presidente della Fondazione Manodori di Reggio Emilia, che ha poco più dello 0,8% di UniCredit, in cui è entrata attraverso le successione fusioni della Cassa di Risparmio di Reggio, Bipop e Capitalia - i libici si sono rivelati investitori oculati e se il loro è un investimento sul futuro della banca, non dovrebbero esserci problemi ». Lo stesso Borghi lamenta però, come altri, l\'assenza di un\'informazione trasparente.
La chiave diventa allora il merito dell\'operazione, se sia finanziaria o strategica e quale ruolo vogliano giocare i libici, come si chiede un rappresentante degli azionisti, secondo cui l\'elemento cruciale è diventata la valutazione del tetto del 5%, oltre il quale, da statuto della banca, un singolo azionista non può esercitare i diritti di voto.
tosi PROFUMO xDifficile pensare, osservano diverse fonti, che il fondo sovrano libico e la Banca centrale di Tripoli non facciano capo a un unico soggetto, cioé il governo di Tripoli. È quanto la Consob si propone di chiarire, secondo un accertamento già avviato, come il Sole 24 Ore ha anticipato nei giorni scorsi. Una pronuncia della Consob potrebbe fornire un\'argomentazione decisiva a quegli azionisti che hanno mal digerito l\'operazione della Lia.
paolo biasiNella storia recente di UniCredit, segnata dalla difficile ricerca di un equilibrio spesso instabile, fra il top management, gli azionisti privati e le fondazioni, e a volte di queste ultime fra loro, è impensabile, notano diverse fonti, che il doppio ingresso dei capitali libici non abbia effetti sulla governance della banca.
7 -PROFUMO ALLO SCOPERTO INCONTRA I MANAGER PER LA BANCA UNICA
Paola Pica per il \"Corriere della Sera\"
Potrebbero essere i 400 manager di Unicredit riuniti oggi a Torino a raccogliere per primi la versione di Alessandro Profumo sulla questione libica, l\'ascesa nel capitale degli investitori che fanno capo al governo di Muammar Gheddafi che tanto agita la Lega Nord, preoccupa i soci italiani e tedeschi della banca, costringe le Autorità di Vigilanza a verifiche e approfondimenti.
Il riassetto della squadra L\'amministratore delegato Alessandro Profumo incontra i dirigenti a Torino, nella sede di UniManagement. Con lui, tutta la squadra di vertice compreso il nuovo Country Chairman, Gabriele Piccini
Fabrizio PalenzonaL\'amministratore delegato, unico esponente della banca ad aver presenziato allo show del Colonnello a Roma, non ha fin qui reagito alle polemiche sul quel 7% messo insieme dalla Banca Centrale (4,99%) e dal Fondo sovrano della Libia. Una quota complessiva da primo azionista che rischia di aggirare il vincolo statutario che impone il tetto del 5% ai voti in assemblea di ciascun socio.
L Maramotti e N GerberMa di sicuro, oggi, Profumo si preoccuperà di rassicurare i manager su una vicenda che rischia di tornare surriscaldare il clima, dopo i fuochi già visti in primavera quando fondazioni e azionisti privati hanno sostenuto un braccio di ferro serrato con i vertici sul progetto della Banca Unica.
Paolo FiorentinoProprio alla riorganizzazione della rete è dedicata questa giornata di lavoro nella sede torinese di via XX settembre di UniManagement, l\'alta scuola di formazione aziendale guidata da Anna Simioni. I 400 dirigenti convocati a Torino sono le donne e gli uomini che dovranno muovere la nuova macchina italiana sotto la guida di Gabriele Piccini, fresco di nomina a country chairman. Insieme a Profumo, saranno a Torino i quattro vice amministratori delegati, Sergio Ermotti, Paol oFi or e nt i no, F e derico Ghizzoni e Roberto Nicastro.
Mancano solo due mesi all\'avvio della nuova Unicredit, prevista dal primo novembre, poco meno di otto settimane per il completamento di una «rivoluzione» che ha visto la fusione di sette controllate territoriali italiane nella holding con l\'eliminazione di altrettanti consigli di amministrazione. L\'obiettivo dichiarato è quello di accorciare la catena decisionale che porta al territorio, ma il riassetto porterà con sé nuovi esuberi (ne sono stati annunciati 4.700 ai sindacati ai primi di agosto) e dunque anche nuove tensioni su quegli stessi territori.
LUCA ZAIASul tema è in forte pressing la Lega Nord, in particolare nel Veneto di Luca Zaia e del sindaco di Verona Flavio Tosi, grande elettore della Fondazione scaligera che di Unicredit èilprimo azionista italiano (4,98%). Ma sono gli stessi sindacati, che pure in Unicredit hanno sempre potuto contare sulla concertazione, a temere possa affermarsi anche in Piazza Cordusio lo stile-choc alla Sergio Marchionne.
MARCHIONNELo ha ipotizzato ieri il sito Dagospia dando credito a indiscrezioni che vogliono un Profumo in fuga dalla politica, dagli azionisti e dai sindacati, intento a progettare il trasferimento all\'estero della sede legale di Unicredit (oggi a Roma). Una «bufala» che secondo la policy della banca non va la smentita.