I FURBETTI DELL’ENERGIA – COME APPROFITTARE DELLA LEGGE SCRITTA MALE (TANTO PER CAMBIARE) E VIVERE FELICI – GRAZIE AI KIT DI RISPARMIO, DIRIGENTI, EX DIRIGENTI E FIGLI DI DIRIGENTI DI ACEA (E NON SOLO) GUADAGNANO A SPESE DI CHI PAGA LA BOLLETTA - E ANCHE SE LA NORMA È STATA CORRETTA, IL DANNO AI CONTRIBUENTI CONTINUA...

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Claudio Gatti per "Il Sole 24 Ore"

Efficienza energetica. E' al centro del dibattito sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Uno dei programmi introdotti in Italia per ottenerla è quello dei cosiddetti "Titoli di efficienza energetica", o certificati bianchi, ottenibili attraverso kit di risparmio idrico e lampadine a basso consumo.

In teoria il meccanismo è stato studiato affinché ne possano beneficiare tutti: la collettività perchè si riduce l'inquinamento, lo Stato perché si raggiungono gli obiettivi di risparmio elettrico evitando le multe comunitarie, le società di servizio energetico - o Esco - perché il valore dei certificati garantisce un buon ritorno economico ai loro investimenti e i distributori di energia perché vengono rimborsati per i costi affrontati.

Il Sole-24 Ore ha però riscontrato che la realtà è molto meno rosea. Il meccanismo non ha infatti tenuto conto di una categoria che non andrebbe mai sottovalutata, quella dei furbi..

Risultato: sono stati corrisposti fior di euro per risparmi energetici mai realizzati. Si parla di centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio risparmiate solo sulla carta. Ma pagate dagli inconsapevoli contribuenti.

ALESSANDRO ORTIS - copyright PizziALESSANDRO ORTIS - copyright Pizzi

Alzino la mano i lettori al corrente del fatto che, nascosto tra le varie voci della loro bolletta elettrica, c'è da anni un contributo per rimborsare il distributore per i certificati bianchi da esso acquistati. E che quel contributo negli ultimi anni è stato del 50% più alto del necessario. Perché in media i certificati sono costati meno di 70 euro e i contributi sono stati di 100. Negli anni 2005-2008 questi contributi hanno superato i 200 milioni.

Non basta: è emerso che ad approfittare di una normativa eccessivamente permissiva sono state Esco legate a dirigenti o ex dirigenti di uno dei maggiori distributori elettrici, il gruppo Acea.

AceaAcea

Il progetto più "creativo" è stato presentato da Natura, una Srl di Milano che nel maggio 2006 ha acquistato un'inserzione pubblicitaria nella rivista Sky in cui ha riprodotto tre buoni per il ritiro gratuito di un kit. Poiché la tiratura dichiarata di Sky era di 4 milioni di copie, sulla base della regola che riconosce in automatico un tasso di ritorno dei buoni del 50%, Natura ha preteso la certificazione dei risparmi conseguiti da 2 milioni di kit.

Che nei cinque anni di vita del progetto sarebbero ammontati a 408mila tonnellate di petrolio. Per un valore totale di circa 25 milioni di euro.

Ma il tasso reale di ritorno dei buoni di consegna pubblicati da Sky è stato dello 0,00086%. I risparmi energetici generati dal progetto non supererebbero quindi le 700 tonnellate.

Fortuna per noi contribuenti che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas guidata da Alessandro Ortis è stata vigile. E dopo un'istruttoria in cui ha verificato il reale tasso di ritorno, ha bloccato tutto. Ma Natura è ricorsa al Tar. E non è detto che le vada male, data l'indulgenza delle regole in vigore al momento in cui è stato realizzato il progetto. Sembrerebbe un'aberrazione. Ma è esattamente quello che è successo nel caso della Edil Project 2006, altra Esco che è ricorsa al Tar.

Nel 2006 ha dichiarato di aver raggiunto un milione e mezzo di famiglie e ha chiesto di acquisire il diritto a oltre 285mila certificati nei cinque anni di vita del progetto, per un valore cumulativo stimabile attorno ai 18 milioni. Questo nonostante il tasso di ritorno dei buoni fosse stato un misero 1,34%. Ma aveva rispettato le norme e il Tar le ha dato ragione.

Edil Project ha dichiarato che il 61% delle famiglie contattate erano in Calabria. Il 61% di un milione e mezzo è circa 900mila. Ma poiché la Calabria ha solo 2 milioni di abitanti è difficile che le famiglie arrivino a quella cifra. "Se qualcuno sostiene di aver spedito buoni a oltre 900mila famiglie calabresi vuol dire che ha raggiunto anche i morti," osserva Vincenzo D'Agostino, vice presidente di AssoEsco, l'associazione di categoria.. "Ditemi voi se questo è il modo di fare efficienza energetica! Con i morti!"

Anomalie isolate? Niente affatto. Quando, nel 2006, l'Autorità ha avuto modo di analizzare i risultati di progetti che prevedevano la rendicontazione di buoni, ha appurato che il loro tasso di ritorno era spesso inferiore al 5%. E cioè meno di un decimo di quella riconosciuta.

"Qui bastava costituire una società, anche senza dipendenti, fare una campagna postale di invio di buoni e passare all'incasso", osserva D'Agostino.

Ma l'Autorità non è rimasta con le mani in mano. Nel 2007, dopo aver corretto le regole eliminando la rendicontazione forfettaria dei buoni, ha avviato un meticoloso procedimento di riesame dei progetti ancora da certificare. Dei 30 progetti esaminati, soltanto dieci sono risultati in regola e approvati.

Il Sole-24 Ore si è procurato l'elenco delle Top-10, le dieci società a cui è stato assegnato finora il maggior numero di titoli. Al vertice abbiamo trovato il nome di Acea. A seguire quello dell'Enel. Dopo quei due giganti, al terzo posto un nano: Edil Project 2006. Sempre nei Top-10 abbiamo poi trovato i nomi di altre tre società minuscole: Tep Energy Solutions, Edilhouse 2002 e EuroEdil '98. Tutte impegnate in contenziosi giudiziari con l'Aeeg per progetti che non hanno conseguito i risultati attesi.

Dietro queste Esco, abbiamo trovato nomi legati a dirigenti ed ex dirigenti del gruppo Acea. Due dei quattro comproprietari di Tep Energy Solutions sono infatti Claudio Terrosu e Giancarlo Giorgi, entrambi ex dirigenti ed ex consiglieri del gruppo romano.

Nella compagine azionaria di Edilhouse 2002 c'è invece Simone Maccari, giovane figlio di Claudio Maccari, attuale dirigente di Acea Reti e Servizi Energetici SpA, la Esco del gruppo romano. Con il 50% delle quote. L'altra metà di quote sono dell'avvocato Emanuela Bressi, il cui marito, Fausto Mandarano, è proprietario di Euroedil '98.

A chiudere il cerchio, è il fatto che l'ex amministratore unico di Edilhouse 2002, Corrado Rotondi, è proprietario del 90% di Edil Project 2006.

E vi ricordate di Natura Srl, la Esco dei buoni pubblicati su Sky? Tra i suoi proprietari ci sono Alessandro Tortorella, ex direttore marketing di AceaElectrabel, e Rosa Anna Metallo, moglie di Cosimo Turi, attuale amministratore delegato di Elgasud, controllata di Acea.

"Non mi sorprende che dietro a quelle Esco ci siano persone legate ad addetti ai lavori. Solo loro potevano capire come sfruttare le falle normative", commenta un dirigente del gruppo Acea che ha chiesto l'anonimato. "Tra l'altro, che ci fosse anche il figlio di Maccari, qui da noi lo sapevano in molti. Non è un segreto ben custodito".

Sia chiaro: queste Esco hanno fatto ciò che la normativa consentiva. Resta il fatto che i soldi dei consumatori italiani sono andati a remunerare attività che non hanno prodotto risparmi energetici. E continuano a remunerarli anche dopo la modifica delle regole, visto che la vita utile dei progetti è quinquennale.

INTERVISTA A CLAUDIO MACCARI: SCUSI MA SUO FIGLIO NON È COMPROPRIETARIO DELLA ESCO EDILHOUSE 2002? (E CADE LA LINEA)....
Claudio Maccari è un dirigente del gruppo romano che si occupa di certificati bianchi da quando è partito il meccanismo. Che sia uno dei maggiori esperti nel campo lo dicono i fatti. E ce lo ha confermato lui stesso in questa intervista telefonica. Se abbia tratto vantaggi personali da questo suo know-how sta all'Acea stabilirlo. Il Sole-24 Ore può solo riportare le sue parole. E i fatti:

Quello dei certificati bianchi è un tema di cui lei si è occupato in varie occasioni.
Sì. E me ne occupo ancora.

Quindi conosce bene il meccanismo?
Sì, lo conosco dall'inizio, sin da quando è entrato in vigore nel 2005.

La sua esperienza la porta a concludere che dal punto di vista della collettività abbia funzionato?
Il vantaggio per la collettività è stato sicuramente notevole. Senza contare i vantaggi ancora maggiori per chi ha utilizzato i prodotti.

Ci sono stati problemi o disfunzioni che lei sappia?
Di che tipo?

Mi risulta che alcune Esco abbiano presentato progetti di distribuzione di buoni ottenendo la certificazione di risparmi sulla base dei buoni anziché dei kit effettivamente distribuiti.
L'autorità si è accorta di questi errori di valutazione che non era facile prevedere a priori e ha aggiustato il tiro.

Una Esco che distribuiva buoni e aveva un tasso di ritorno dell'1 % ha potuto però chiedere titoli per il 50 per cento.
Questo lo abbiamo scoperto dopo.

Non è un abuso del sistema?
Diciamo che il sistema purtroppo lo prevedeva. Quando si è accorta che c'era questa anomalia l'Autorità l'ha interrotta. Tutti quanti siamo stati contenti del fatto che sia stata interrotta questa modalità. Ma credo ci siano dei contenziosi ancora in corso.

Infatti. Una delle Esco coinvolte in questi contenziosi si chiama Edilhouse 2002.. La conosce?
Sì.

Come mai?
Ne conosco tantissime.

Solo per quel motivo?
Sì... beh, vado a convegni...

Scusi, ma suo figlio si chiama Simone?
Perché mi fa queste domande personali?

Non è una domanda personale. A me risulta che Simone Maccari, suo figlio, sia comproprietario della Esco Edilhouse 2002.
A questo punto della telefonata, Claudio Maccari ha posato la cornetta. E non è stato più possibile contattarlo. Peccato. Avremmo voluto chiedergli come mai nell'ottobre 2004, a pochi mesi dall'inizio del programma dei certificati bianchi, suo figlio Simone abbia acquisito il 50% di Edilhouse 2002.

Da allora, Edilhouse ha acquisito diritti per un totale di oltre 30mila certificati bianchi. Valore totale stimato: circa 2 milioni di euro.

Non solo, Edilhouse ha due contenziosi ancora aperti con l'Aeeg per il riconoscimento di ulteriori risparmi energetici mai conseguiti. Maccari ci ha detto di essere contento che quelle "anomalie" non siano più tollerate dall'Autorità, ma la società di suo figlio ha chiesto al Tar di riconoscerne la validità. Nonostante il tasso di ritorno dei buoni del primo progetto sia stato dello 0,8%

E quello del secondo ancora più basso. O meglio: Edilhouse aveva inizialmente dichiarato il 3,2%, ma a Il Sole-24 Ore risulta che quando l'Autorità ha rilevato che dai suoi calcoli risultava lo 0,3%, Edilhouse abbia risposto: "ci dichiariamo matematicamente ignoranti". Ma intenzionati comunque a chiedere certificati per il 50% dei buoni spediti. Ignoranti ma mica fessi.

CLAUDIO TERROSU: "C'ERA UNA NORMA CHE CI CONSENTIVA DI FARE QUESTA COSA. E NOI L'ABBIAMO FATTA"...
Fino al 2004, anno in cui è stato concepito il programma dei certificati bianchi, Claudio Terrosu è stato dirigente del gruppo elettrico Acea e consigliere di Acea Electrabel Trading. Dal 2007 è amministratore delegato di Uniposta, un operatore privato di base a Roma concorrente di Poste Italiane. Il Sole-24 Ore lo ha raggiunto per questa intervista telefonica:

Lei avrà sentito parlare di quelle Esco che hanno presentato progetti di distribuzione di buoni ottenendo tassi di ritorno bassissimi, abusando quindi di un meccanismo inteso a conseguire risparmi effettivi e non fittizi?
Sì.

Lei è comproprietario della Esco Tep Energy Solutions.
Sì.

La Tep è una delle società che hanno fatto ricorso al Tar contro la decisione dell'Aeeg di non certificare progetti con tassi di ritorno troppo bassi.
Sì.

Quindi lei ritiene sia legittimo chiedere un riconoscimento economico per risparmi non ottenuti?
Guardi, l'ha fatto anche l'Enel.

Lei viene da Acea, conosceva il meccanismo, sapeva quanto larghe erano le maglie, ha creato Tep e ha presentato progetti con un tasso di ritorno ridicolo rispetto a quello previsto.
Questo non è misurato, e quindi non possiamo dirlo.

Il tasso di ritorno è misurato dai kit richiesti.
Sì, ma questo non implica... La norma vigente era quella.

L'obiettivo del programma era di conseguire risparmio energetico. Perchè la Tep fa ricorso al Tar chiedendo il riconoscimento di risparmi mai ottenuti?
Abbiamo fatto ricorso contro una decisione dell'Autorità di non riconoscerci ciò che era dovuto in base alla norma.

Anche senza risparmio?
Esistono delle norme, e alle norme si risponde.

L'Autorità ha cambiato la norma quando si è accorta degli abusi.
Sì, ma non fatti da noi. Chieda all'Autorità quali sono stati i veri abusi.

Insisto, il meccanismo dei certificati bianchi è stato creato dallo Stato per favorire il risparmio energetico, non per arricchire le tasche dei proprietari delle Esco.
Lei sta facendo delle affermazioni molto dure. Parlare di arricchimento delle tasche dei proprietari delle Esco è molto poco carino da parte sua.

Se una Esco distribuisce buoni e non kit, non ottiene risparmi . Come può quindi pretendere di avere certificati?
Noi pensiamo di aver fatto bene il nostro mestiere.

Se aveste fatto bene, avreste avuto un tasso di ritorno del 50%, che è quello riconosciuto.
Dove sta scritto? Questa cosa l'Autorità non l'aveva prevista. Non ha mai parlato di tassi di ritorno minimo. Non c'è da nessuna parte questo principio.

La veda dal punto di vista della collettività - lei sa che a pagare sono i consumatori?
So perfettamente com'è il meccanismo. Ma qui si sono arricchite le società di distribuzione, i cosiddetti "obbligati" che hanno percepito 100 euro per ogni titolo comprato a 70. Queste domande, io vorrei che lei non le ponesse a una piccola società che ha svolto molto bene il proprio mestiere.

Beh, io come consumatore pago per il 50% di tasso di ritorno dei suoi buoni, ma lei come Esco raggiunge solo l'1 , il 2 o il 3% di redemption. Non mi pare un mestiere svolto bene.
C'era una norma che ci consentiva di fare questa cosa. E noi l'abbiamo fatta. Al nostro meglio.

 

 

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