LE BANCHE TREMANO! - DA CREDITORI PRIVILEGIATI A POTENZIALI “IMPUTATI”: POTREBBERO ESSERE CHIAMATE DAI CURATORI FALLIMENTARI A RISPONDERE DEL CRAC DELLE SOCIETÀ DEI LIGRESTI, SINERGIA E IMCO, CROLLATE LO SCORSO GIUGNO SOTTO IL PESO DI CIRCA MEZZO MILIARDO DI DEBITI - L’IPOTESI E’ CHE LE BANCHE ABBIANO CONTRIBUITO AD AFFOSSARE SINERGIA E IMCO - NEL MIRINO UNICREDIT, BANCO POPOLARE, BPM….

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Fabrizio Massaro per Il Corriere della Sera

SALVATORE LIGRESTISALVATORE LIGRESTI

Le banche potrebbero essere chiamate a rispondere del crac delle società dei Ligresti, Sinergia e Imco, crollate lo scorso giugno sotto il peso di circa mezzo miliardo di debiti dopo anni di agonia finanziaria. A fare intravedere la possibilità dell'azione giudiziaria contro il sistema bancario sono gli stessi curatori fallimentari Piero Canevelli, Claudio Ferrario, Marco Moro Visconti (per Imco) e Cesare Franzi, Silvano Cremonesi e Ignazio Arcuri (per Sinergia) nei progetti di stato passivo delle due società. I documenti sono stati messi a disposizione dei creditori sul sito del tribunale di Milano in vista delle udienze del 19 e 28 novembre in cui i giudici Filippo D'Aquino e Roberto Fontana dovranno verificare tutti i crediti e stabilire quali ammettere e quali respingere.

ligresti e figlieligresti e figlie

Il tema più delicato è legato proprio ai crediti delle banche, che costituiscono la gran parte delle esposizioni complessive di Imco (434 milioni ammessi dai curatori) e Sinergia (115 milioni, compresi circa 40 milioni di crediti Iva di Imco). I curatori per esempio non hanno considerato validi i pegni sulle azioni Premafin costituiti nella ristrutturazione dei debiti del 2010 quando le società di Salvatore Ligresti e della sua famiglia non furono più erano più in grado di onorare i debiti preesistenti. Premafin era la holding quotata, di cui Sinergia aveva direttamente il 20%, che controllava Fonsai e Milano Assicurazioni.

jonella e salvatore ligrestijonella e salvatore ligresti

I crediti delle banche sono quindi stati proposti all'ammissione come «chirografi», cioè senza garanzie «in quanto, nell'ambito di una più ampia operazione depauperatoria del patrimonio dell'impresa fallita, il pegno solo apparentemente è contestuale al finanziamento, mentre in realtà si presenta come a garanzia dell'esposizione preesistente». Fin qui si tratta di una pratica comune nelle ristrutturazioni finanziarie, che talvolta possono rivelarsi a scapito degli altri creditori meno garantiti. Ma c'è di più: i curatori si riservano «di far valere i profili di responsabilità risarcitoria dell'istituto di credito nel dissesto dell'impresa fallita». Insomma, potrebbero chiedere alle banche i danni.

SALVATORE LIGRESTI E I FIGLI GIULIA JONELLA E PAOLOSALVATORE LIGRESTI E I FIGLI GIULIA JONELLA E PAOLO

Questa formula si ripete per esempio nelle note sui crediti verso Sinergia di Unicredit, Banco Popolare, Ge Capital, Bpm. «Quello che si vede è solo la punta dell'iceberg», conferma una fonte a conoscenza della questione. Certo finora non ci sono elementi per stabilire che le banche abbiano avuto responsabilità nel crac, anche perché per il momento hanno solo perso soldi. Ma è indubbio che i curatori stiano andando avanti nella ricostruzione delle cause del dissesto. «Per questo le banche puntano al concordato fallimentare», continua la fonte, «per loro è il male minore».

FEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpegFEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpeg

Complessivamente, e a vario titolo, le banche sono esposte per 343 milioni tra Imco e Sinergia, con Unicredit capofila con 180 milioni, Banco Popolare con 59, Bpm con 43,7, Ge Capital con 32, e poi altre posizioni minori. Oltre 100 milioni sono invece crediti di Fonsai e Milano Assicurazioni per le vendite di cosa futura, cioè per gli immobili che i Ligresti avrebbero dovuto costruire per le due assicurazioni. Ma dalle 73 pagine (aggiornate al 31 ottobre) emergono tante storie particolari. Ci sono per esempio il Comune di Milano, che pretende 5,8 milioni per oneri sui cantieri di Ligresti in città, ed Equitalia, che vanta 2 milioni.

ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTIALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTI

E ci sono i contratti dei consulenti, in vari casi respinti. È successo per esempio allo studio Bonelli Erede Pappalardo, la cui parcella da 800 mila euro per un «progetto di risanamento finanziario» è stata esclusa perché «le prestazioni non sono state rese nell'interesse dell'impresa fallita». Stesso destino per Leonardo & Co. (642 mila euro), l'avvocato Giuseppe Lombardi (952 mila), lo studio Maisto (281 mila): a tutti loro i curatori chiederanno una sforbiciata alle fatture.

 

 

 

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