BINARIO MORTO PER LE FERROVIE - LA PIU’ IMPORTANTE PRIVATIZZAZIONE DEL GOVERNO FERMA AL PALO - DAL 40% DI FERROVIE DOVEVANO ARRIVARE 5-6 MILIARDI PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO - DIVISIONI TRA DELRIO E PADOAN

Per raggranellare denaro il governo si prepara ad esplorare altre vie (ma non si sa quali). Pesa il tracollo di Piazza Affari. I tecnici del Tesoro: “Con l’attuale situazione dei mercati pensare ad una vendita adesso è da brividi”... -

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Roberto Mania per “La Repubblica”

 

Stop alla privatizzazione delle Ferrovie. Il 40% del gruppo non andrà quest’anno sul mercato, come inizialmente previsto. Se le condizioni lo consentiranno, l’offerta pubblica di vendita (Ipo) sarà lanciata probabilmente nel 2017.

ferrovie dello stato ferrovie dello stato

 

Ad annunciarlo è stato ieri l’amministratore delegato delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, che fin dalla sua nomina aveva manifestato cautela sulla quotazione del gruppo pubblico. «Con l’attuale situazione dei mercati pensare ad un’Ipo è da brividi», spiegavano ieri i tecnici del ministero dell’Economia.

 

E dunque il governo si prepara ad esplorare altre vie, da nuove privatizzazioni (quali?) alla stessa possibilità di rivedere l’obiettivo di partenza. Per l’esecutivo però si potrebbe aprire un nuovo problema sui conti pubblici: recuperare in un altro modo i 5-6 miliardi che si stimava sarebbero potuti arrivare dalla dismissione di una quota delle Fs.

FERROVIE FERROVIE

 

Cioè dall’operazione più rilevante del pacchetto privatizzazioni messo in cantiere per il 2016 e che in tutto dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 7,5 miliardi (lo 0,5% del Pil) destinati a ridurre il debito pubblico.

 

Certo il tracollo di Piazza Affari nelle ultime sedute ha reso più semplice motivare la decisione di posticipare la quotazione del gruppo, dietro la quale, tuttavia, ci sono almeno altre due ragioni, una politica, l’altra aziendale.

 

padoan padoan

Vediamole. I ministri Pier Carlo Padoan (Economia) e Graziano Delrio (Trasporti) hanno visioni diverse sulla privatizzazione delle Ferrovie: più hard il primo (a un passo dalla scelta delle banche quali global coordinator), con la proposta di quotare l’intera holding, sotto la quale ci sono undici società operative; più moderata il secondo che ha sempre insistito sull’idea di mantenere sotto il controllo pubblico la rete ferroviaria (gestita dalla società Rfi), così da garantire a tutti gli operatori pari condizioni nell’accesso.

 

RENZI E DELRIO RENZI E DELRIO

Il posticipo della quotazione porta comunque acqua alle posizioni di Delrio mentre obbliga il Tesoro a ricercare eventualmente altre opzioni per limare la montagna del debito pubblico (oltre il 133 % del Pil). Ma c’è anche una questione aziendale, forse prevalente: le Ferrovie non sono ancora pronte ad andare sul mercato. Non tutti i settori sono efficienti e producono utili come quello dell’Alta velocità. Il trasporto locale e quello merci continuano a generare perdite e inefficienze.

 

Solo il settore cargo (destinato ad essere accorpato in un’unica società contro le attuali dieci) chiude ogni mese con un rosso intorno ai 10 milioni di euro nonostante la sua strategicità per tutto il sistema produttivo. È del tutto evidente che un gruppo con queste debolezze non può presentarsi agli investitori. Prima bisognerà intervenire sui fattori di scarsa competitività, poi si potrà pensare di vendere quote sul mercato.

MICHELE ELIA MICHELE ELIA

 

Questa tempistica del tutto ragionevole dimostra, tuttavia, anche che la presunta accelerazione della privatizzazione con cui si giustificò la sostituzione dei precedenti vertici Fs servì essenzialmente a risolvere un problema di governance paralizzata dai dissidi tra l’ex ad Michele Maria Elia e l’ex presidente Marcello Messori.

 

Mazzoncini ha annunciato che entro l’estate sarà operativo il nuovo piano industriale che scommette sull’integrazione ferro/ gomma ma nello stesso tempo sarà necessario adeguare il quadro regolatorio per rendere possibile le gare anche per le tratte regionali e costituire una “rolling stock company”, cioè un’azienda per l’acquisto in leasing dei treni e dei mezzi su gomma con il pagamento di un affitto, un po’ come fanno le compagnie aeree. Per questa operazione ci sono 1,5 miliardi e c’è in campo pure la Cassa depositi e prestiti.

 

 

 

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