BOLLORÉ NON STA A CUCCIA: ESCE DAL PATTO MEDIOBANCA, E NE CAUSA LO SCIOGLIMENTO. MA IL FINANZIERE BRETONE PER ORA MANTIENE LE AZIONI: VUOLE LE MANI LIBERE NELLA SUA CAMPAGNA D'ITALIA, DA TIM A MEDIASET - HA IL SECONDO PACCHETTO AZIONARIO (7,9%) E ORA GLI ALTRI AZIONISTI DEL PATTO HANNO LA POSSIBILITÀ DI FARNE UN ALTRO ''LIGHT'', CON SOLO IL 21% DEL CAPITALE. SEMPRE CHE MUSTIER - CALENDA: ''SONO CONTENTO, È UN PREDONE, NON UN AZIONISTA''

-

Condividi questo articolo


 

1. MEDIOBANCA: GRUPPO BOLLORE' ESCE DAL PATTO, MANTIENE QUOTA

Francesco Spini per www.lastampa.it  

 

alberto nagel vincent bollore alberto nagel vincent bollore

Colpo di scena in Mediobanca. Il finanziere francese Vincent Bolloré ha deciso di sfilarsi dal patto che lega i principali soci di Piazzetta Cuccia, approfittando della finestra d’uscita aperta fino al 30 settembre. Quella del famoso raider bretone, primo azionista di Tim e secondo socio di Mediaset attraverso Vivendi, è la seconda quota di maggior rilevanza nell’istituto guidato da Alberto Nagel, pari al 7,9%: conseguenza ne è che il patto - che oggi coagula il 28,47% - scenderà sotto la quota minima del 25% e si avvia a soluzione.

 

 

La notizia arriva nel giorno in cui, a Milano, si riuniscono i rappresentanti dei grandi soci riuniti nel patto. E Financière du Perguet, finanziaria appunto del gruppo Bolloré, secondo azionista di Mediobanca dopo Unicredit, ha inviato una «lettera di disdetta anticipata con efficacia primo gennaio 2019» dell’accordo parasociale. «Dopo quasi vent’anni di adesione all’Accordo - è la posizione di Bolloré riportata in una nota di Mediobanca - la scelta è collegata al crescente impegno finanziario del gruppo Bolloré in Vivendi». Il Gruppo Bolloré precisa inoltre l’intenzione di mantenere in portafoglio la partecipazione, ma libera da vincoli di sorta.

 

 

Quello che è certo è che Bolloré ora si concentrerà sempre più in Vivendi e, plausibilmente, nella campagna d’Italia, il cui primo obiettivo è tornare alla guida di Tim. La comunicazione di Piazzetta Cuccia ricorda che la quota di Bolloré in Vivendi «è cresciuta in 12 mesi dal 20,6% al 26,2%» e che l’uscita dal patto di sindacato permetterà al gruppo francese anche di «utilizzare con maggiore flessibilità i suoi asset». Nell’uscire Bolloré esprime quindi «soddisfazione per gli eccellenti risultati conseguiti dal gruppo Mediobanca, convinto sostegno all’attuale strategia e pieno supporto al suo management». 

 

NAGEL MUSTIER1 NAGEL MUSTIER1

 

 

L’attuale patto di Mediobanca scadrà il 31 dicembre e, come detto, con l’uscita di Bolloré che si aggiunge a quella della Italmobiliare dei Pesenti (0,98% del capitale) non sarà rinnovabile automaticamente, in quanto sceso sotto la soglia minima del 25%. Di qui a fine anno però i soci rimasti potrebbero decidere di creare un altro patto più leggero, che riunisca il 20% del capitale. Ma il fatto che Unicredit non consideri più strategica da tempo la sua quota in Mediobanca potrebbe rendere meno praticabile tale strada. E inaugurare una nuova era, in cui Mediobanca diventa una «public company», una società a capitale diffuso senza più coordinamento tra grandi soci. 

 

 

 

2. CARLO CALENDA: “PATTO MEDIOBANCA? BENE USCITA BOLLORÈ.”

 

CARLO CALENDA PIER CARLO PADOAN CARLO CALENDA PIER CARLO PADOAN

“Bollorè si è comportato in Italia come un predone e non come un investitore. Tengo a ricordare che quando sono arrivato al Mise non avevo, come non ho mai avuto, alcuna preclusione sulla nazionalità dell’investitore. In questo caso il sistema Italia ha reagito compatto e ha respinto quello che era un predone straniero. Che è una cosa differente”. Lo Dice Carlo Calenda a 24Mattino di Maria Latella e Oscar Giannino su Radio 24.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…