IL CALVARIO DI “ARROGANCE” PROFUMO– IL MANAGER EX PRESIDENTE DI MPS SCELTO DA RENZI PER GUIDARE LEONARDO-FINMECCANICA HA EVITATO PER UN SOFFIO LA DECADENZA MA SE A MILANO SARA’ RINVIATO A GIUDIZIO PER LA VICENDA DEI DERIVATI SENESI DOVRA’ LASCIARE -

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Francesco Bonazzi per La Verità

 

alessandro profumo primarie pd alessandro profumo primarie pd

La furbata per ora è andata a segno, giocata sul filo del diritto e di una miracolosa sincronia con i tribunali. Ma quello che aspetta il ministro Pier Carlo Padoan e Alessandro Profumo, scelto personalmente da Matteo Renzi per guidare Leonardo-Finmeccanica, rischia di essere un calvario.

 

E ciò che è riuscito una volta al Tesoro, a proposito dell' inchiesta della procura di Lagonegro sull' ex presidente del Monte dei Paschi per usura bancaria, è destinato a fallire miseramente se Profumo verrà rinviato a giudizio anche dai giudici di Milano, che lo indaga per falso in bilancio e manipolazione del mercato.

 

La designazione del banchiere genovese ha fatto crollare il titolo di Leonardo e scatenato polemiche. Il punto politico è che il profilo della persona scelta per un ruolo del genere è smaccatamente inadatto per chi deve occuparsi di un colosso della difesa e deve capire di elicotteri e missili. Il fatto che invece il governo abbia optato per un banchiere fa sospettare che il mandato del nuovo capo sia di vendere singoli pezzi del gruppo, concentrandosi solo su alcune nicchie di assoluta eccellenza come l' elettronica per la difesa.

L ARRIVO DI PROFUMO A LEONARDO FINMECCANICA L ARRIVO DI PROFUMO A LEONARDO FINMECCANICA

 

Ma prima di tutto c' è un punto giuridico che merita di essere raccontato perché mostra bene come funzionano le nomine ai tempi del centrosinistra, un tempo alfiere della legalità. Nel giugno 2013, con Enrico Letta a Palazzo Chigi, il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, scrive una direttiva sui requisiti delle nomine nelle partecipate che fissa criteri severi sulla fedina penale di nominandi e nominati. Il caso scatenante è proprio Finmeccanica, dove l' ex ad Giuseppe Orsi era stato addirittura arrestato (assolto in secondo grado, ora aspetta un nuovo giudizio).

 

Nel febbraio di tre anni fa, quando Renzi pugnala alla schiena Letta junior e gli soffia la poltrona, Padoan sbarca in via XX Settembre e non solo conferma la direttiva «Cantone style», ma scrive ai vertici di Finmeccanica, Eni, Enel, Ferrovie e Terna, invitandoli a modificare gli statuti e a inserire le clausole di onorabilità delle quali diremo tra poco. Anche qui c' era ovviamente un' urgenza mediatica ed era quella dell' indagine sull' ex ad dell' Eni, Paolo Scaroni, per le tangenti nigeriane. A parte l' Enel, se ne fregarono tutti quanti con varie scuse. Scaroni, sprezzante, disse che clausole del genere «non erano previste in nessuna società del mondo». E fu sostituito con Claudio Descalzi, anche lui subito indagato.

 

alessandro profumo matteo renzi alessandro profumo matteo renzi

Il primo elemento da considerare, sotto il profilo giuridico, è quello degli statuti delle società partecipate. Il fatto che non abbiano recepito la direttiva Padoan-Saccomani fa sì che questa non si applichi? Abbiamo girato la domanda a uno dei maggiori amministrativisti italiani, il professor Federico Tedeschini, colui che, per inquadrare l' indipendenza del personaggio, a dicembre ha battuto il governo Renzi al Consiglio di Stato sulla contestata riforma delle banche popolari.

«Gli statuti delle singole società qui non c' entrano, perché la direttiva del Tesoro riguarda i poteri di nomina e di revoca», spiega l' avvocato.

 

alessandro profumo prodi alessandro profumo prodi

Ma la nomina di Profumo, scelto personalmente da Renzi e Padoan, non è un atto politico, e quindi un atto più forte di tutti? Qui Tedeschini spazza il campo dalle ambiguità: «Questa nomina, che ritengo qualificabile come atto di alta amministrazione, può anche essere vista come atto politico. Non sta a me dirlo. Ma in ogni caso non può urtare una direttiva con la quale il governo si è autovincolato». Insomma, la gabbia al Tesoro se la sono costruiti da soli. O la disconoscono, oppure la devono rispettare.

 

Quanto alla legittimità della nomina, bisogna partire dall' allegato alla direttiva, che La Verità ha recuperato.

Il primo articolo fissa le cause d' ineleggibilità e di decadenza dalla carica di amministratore e parla di «sentenze anche non definitive» per una serie di reati tipici dei colletti bianchi, tra i quali ci sono anche quelli in violazione di norme che «regolano l' attività bancaria». Profumo è stato appena rinviato a giudizio per usura bancaria, ma non ha alcuna sentenza sul groppone. Quindi la sua nomina, come conferma Tedeschini, «sotto questo profilo è pienamente legittima».

alessandro profumo massimo d alema alessandro profumo massimo d alema

 

Ma il punto interessante dell' allegato è il terzo, quello che stabilisce la decadenza per gli amministratori già in carica che vengono rinviati a giudizio. Fa capire che Profumo è davvero un miracolato, perché il Tesoro lo ha designato formalmente giovedì 23, mentre il decreto del tribunale di Lagonegro è stato emesso il primo marzo. Per altro in assoluto silenzio, visto che la notizia è stata fatta filtrare attraverso l' Agi solo a nomina decisa. Morale della favola, vista la direttiva del Tesoro, se Profumo fosse stato rinviato a giudizio dopo la nomina sarebbe già decaduto. Invece, essendo stato mandato a giudizio poco prima, fila via liscio come l' olio.

Poi dicono che la giustizia in Italia è lenta.

 

 

Partita finita? Manco per idea. L' ex numero uno di Unicredit era indagato anche dalla procura di Siena, insieme a Fabrizio Viola, per come, tra il 2011 e il 2014, avrebbe sottostimato l' impatto dei derivati Alexandria e Santorini sui bilanci del Montepaschi. I pm toscani lo hanno indagato per falso in bilancio e manipolazione del mercato e ad agosto scorso si sono spogliati del fascicolo mandando tutte le carte a Milano.

 

PROFUMO E VIOLA PROFUMO E VIOLA

A gennaio si è saputo che a Milano infuria la battaglia su quel fascicolo, visto che i pm avevano chiesto l' archiviazione per tutti, ma la Procura generale ha ordinato nuovi accertamenti sulla banca, facendo emergere una frattura curiosa. Profumo potrebbe uscirne indenne, ma anche no. Di sicuro, a meno che Padoan accartocci la direttiva Saccomanni e la inghiotta, in caso di nuovo rinvio a giudizio questa volta per Profumo non ci sarebbe scampo. Dovrebbe lasciare Leonardo in quattro e quattr' otto, a meno di affrontare una penosa assemblea dei soci, sotto il bombardamento della Borsa e sapendo che il Tesoro ha solo il 30% del capitale.

 

 

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