CAPITALISMO RANCIDO - IL CASO PARMALAT OFFRE ALLA POLITICA LA GHIOTTA OCCASIONE DI RIMETTERSI IN SELLA ALLE BANCHE PER DIRIGERE INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI - LA MANOVRA DI TREMONTI: SPINGERE LE BANCHE A RICAPITALIZZARE POI A MUOVERSI PER UNA CORDATA ITALIANA PER SALVARE PARMALAT (CON IL COINVOLGIMENTO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI) E LA CREAZIONE DI UN FONDO SOVRANO PER INVESTIRE NEI SETTORI STRATEGICI -LACTALIS, CHE HA FIUTATO IL PACCOTTO, VA IN TRIBUNALE CONTRO IL RINVIO DELL’ASSEMBLEA - L’OCSE CI BACCHETTA: “SIAMO FAVOREVOLI AD UN MERCATO DEGLI INVESTIMENTI APERTO”…

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1- LATTE E RICAPITALIZZAZIONI - LA POLITICA E\' TORNATA IN BANCA
Francesco Manacorda per \"la Stampa\"

EnricoEnrico Bondi

Quello che non poté la Lega riescono a farlo la crisi dei debiti sovrani e l\'ondata di protezionismo antifrancese. La politica torna infatti a bussare prepotentemente alla porta delle banche. Non lo fa, come si temeva nei mesi scorsi, all\'epoca delle nomine in alcune fondazioni, infilando suoi nuovi esponenti - quelli vecchi, spesso con un lungo cursus honorum democristiano, ci sono già - negli organi direttivi degli enti che mantengono quote di rilievo negli istituti di credito.

Questa volta, anche sull\'onda di situazioni che travalicano di gran lunga i confini nazionali, la pressione politica non si esercita attraverso una spartizione lottizzatoria, ma con un intervento diretto del ministro dell\'Economia Giulio Tremonti. E\' lui che cerca la regia del mondo bancario su più fronti e sfrutta l\'asse consolidato con gli uomini delle fondazioni, in testa quel Giuseppe Guzzetti che è grande azionista di IntesaSanpaolo e presidente di tutte le fondazioni riunite nell\'Acri.

Ed ecco dunque gli effetti della nuova manovra dirigista: forte spinta dell\'esecutivo, in parallelo con quella esercitata dalla Banca d\'Italia, per una ricapitalizzazione rapida e in forse ipertrofica delle banche; appello al mondo bancario - finora pienamente recepito - per l\'appoggio a una soluzione italiana per Parmalat; coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti che vede nel capitale il Tesoro e le fondazioni bancarie - per la creazione di un nuovo fondo di investimento, accanto alle banche, di nuovo alle fondazioni e magari ad assicurazioni e casse previdenziali, per investire nei settori strategici individuati proprio dal governo.

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«E\' sotto gli occhi - commenta così ieri sera a Torino il numero uno di Intesa-Sanpaolo Giovanni Bazoli - un ritorno dell\'incidenza di autorità della mano pubblica sia dal punto di vista regolatorio che di incidenza effettiva». Ma, avvisa , «non mi lascerei infatuare da concezioni come il colbertismo».

Proprio il caso Parmalat, con l\'assegno in bianco firmato da Mediobanca, Intesa-Sanpaolo e Unicredit nei confronti di un eventuale nuovo offerente per la società, cui le banche s\'impegnano a dare consulenza senza escludere però il sostegno finanziario, segna sia una mutazione genetica di qualche istituto, sia la provetta nella quale si sta sperimentandola possibile riedizione un sistema di simil-Bin, quelle banche di interesse nazionale che hanno dato origineproprio ai colossi attuali e che anche all\'epoca vantavano stretti rapporti con piazzetta Cuccia.

A cambiare pelle, sotto gli occhi di tutti, è in queste settimane specialmente l\'Unicredit sotto la nuova guida di Federico Ghizzoni. Alessandro Profumo, l\'ad «licenziato» dal cda a settembre sostiene di aver pagato, tra l\'altro, anche la sua indisponibilità a prestare la banca ad operazioni guidate dalla politica. Il nuovo corso di Unicredit, al di là delle gerarchie ufficiali, viene attribuito in larga parte a Fabrizio Palenzona, nominalmente uno dei quattro vicepresidenti dell\'istituto, di fatto uomo sempre a cavallo tra le fondazioni e la banca.

A chi gli dice che sotto la sua influenza Unicredit sta diventando banca di sistema, Palenzona replica con poche parole: «Se posso fare una cosa che sia nell\'interesse dei soci della banca e allo stesso tempo sia nell\'interesse del paese allora la faccio». La prova del nove sul nuovo corso di Unicredit sarà anche la sistemazione di Pioneer, il gruppo del risparmio gestito: Profumo, e poi Ghizzoni, avevano in programma di far entrare un socio estero e in gara erano rimasti due operatori francesi e uno britannico. Anche qui il governo si è mosso perché Pioneer rimanesse in mani tutte italiane e l\'opzione di non fare più nulla è tornata tra quelle in esame. Se davvero Unicredit deciderà di non vendere una parte di Pioneer sarà difficile negare che la decisione sia stata eterodiretta.

LactalisLactalis

Paradossalmente, proprio mentre il volere di Tremonti fa breccia nel settore bancario, le stesse fondazioni cercano di alzare qualche barriera all\'invasione della politica. Guzzetti, questa volta in veste di presidente dell\'Acri, ha deciso di presentare ai suoi associati il 4 maggio - in occasione dell\'assemblea di approvazione del bilancio - una bozza di quella che ha già battezzato «Carta delle fondazioni» e che punta a vedere approvata dalle fondazioni per il prossimo autunno.

Che cosa è questa Carta? Una serie di norme che le fondazioni si autoimporrebbero e che dovrebbero, nelle intenzioni del proponente, assicurare una rigorosa selezione dei loro esponenti. Da qui, ad esempio, anche la proposta di Guzzetti per la quale chiunque abbia avuto incarichi in una fondazione debba, quando ne esce, prendersi un anno «sabbatico» prima di concorrere a cariche elettive con l\'obiettivo di smorzare le velleità di chi potrebbe usare le fondazioni come trampolino di lancio in politica.

TREMONTITREMONTI

2- PROCEDURA D\'URGENZA: UDIENZA GIOVEDÌ 7. E BONDI INCONTRA TREMONTI
Rosario Dimito per \"il Messaggero\"

Affondo di Lactalis contro il governo su Parmalat. Il gruppo francese che ieri ha ufficializzato in Consob il possesso del 28,9% di Collecchio, secondo quanto risulta a Il Messaggero, ha dato il via alla controffensiva legale depositando al tribunale di Parma una richiesta di sospensiva della delibera di rinvio dell\'assemblea a fine giugno. La notifica sarebbe stata effettuata sabato scorso dai legali dello studio d\'Urso Gatti e Bianchi con procedura d\'urgenza e il tribunale emiliano ha fissato la prima udienza per giovedì 7.

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Ieri mattina intanto si sarebbe svolta un\'altra riunione fra i rappresentanti di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca, all\'opera per costruire la cordata italiana, approfittando del maggior tempo a disposizione concesso dal decreto anti-scalate: al vertice avrebbe preso parte per la prima volta un rappresentante di Cdp collegato in conference call.
Il contrattacco parigino che era nell\'aria, muove proprio dalla motivazione giuridica su cui ha fatto leva il consiglio Parmalat di venerdì scorso che, a maggioranza (hanno votato contro il capo di Carlyle Marco De Benedetti e l\'a.d. di Luxottica Andrea Guerra) ha rinviato l\'assise in calendario per il 14 aprile adducendo l\'intervento del provvedimento legislativo.

Lactalis aveva diffidato il cda presieduto da Raffaele Picella con una lettera con la quale si sosteneva la strumentalità dell\'appiglio costituito dal mancato rilascio dell\'autorizzazione alla concentrazione da parte della Ue. E a caldo i francesi hanno espresso «sconcerto per una decisione illegittima e priva di motivazioni». Il consiglio Parmalat ha ricevuto anche la lettera di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca con la quale si annuncia la costruzione di un progetto industriale di lungo termine.

Nell\'impugnativa della decisione con richiesta di congelamento, i legali del gruppo della famiglia Besnier sostengono che il decreto del governo non poteva essere applicato a Parmalat in quanto il bilancio 2010 è stato già approvato dal board. Inoltre la diffida formulata di pubblicazione della data dell\'assemblea è stata ottemperata con un giorno di ritardo (sabato sul sito del gruppo del latte) per indire l\'assise nella nuova scadenza del 28 giugno.

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Il caso-Parmalat quindi, prende decisamente una piega giudiziaria mentre le tre banche italiane cercano di confezionare la soluzione industriale per tenere in mani italiane Collecchio, approfittando della riconfigurazione della mission di Cdp. La Cassa dovrà cambiare lo statuto per avere la possibilità di acquisire quote dirette o indirette - tramite il nuovo maxi-fondo sovrano - in società che rivestono un interesse strategico. La riunione di ieri è servita per proseguire nell\'esame del piano: il punto cruciale è la ricerca degli investitori che dovranno partecipare all\'equity.

Nel corso del vertice sarebbe stata presa in considerazione l\'eventualità in cui non fosse individuato il partner industriale, visto che Ferrero è ormai fuori gioco: sarebbe stato chiesto a Cdp se in questa eventualità rivestirà un ruolo-guida della cordata che potrebbe contare sulla presenza di Granarolo. La risposta naturalmente dipenderà dal governo ed è correlata anche alla struttura dell\'operazione che si andrebbe a fare su Parmalat.

FedericoFederico Ghizzoni UNICREDIT

Ieri pomeriggio intanto, come riportato da Radiocor, Enrico Bondi, accompagnato dal legale Giuseppe Lombardi sarebbe stato ricevuto a Milano da Giulio Tremonti. Top secret il contenuto del colloquio. «Sono venuto all\'Agenzia delle Entrate per pagare le tasse» ha scherzato Bondi. E\' possibile che l\'incontro possa aver trattato l\'intera partita in corso con l\'appendice giudiziaria provocata da Lactalis.

3- OCSE: PADOAN, LEGGI ANTI-SCALATA? REGOLE E TRATTAMENTO UGUALI PER TUTTI
Radiocor -
\'L\'Ocse e\' fortemente a favore di un mercato degli investimenti aperto. Ci sono regole che devono essere uguali per tutti, quindi ci deve essere un trattamento uguale per tutti da parte di tutti i governi sul modo in cui c\'e\' accesso ai capitali di un Paese\'. Cosi\' Pier Carlo Padoan, capo-economista e vice-direttore generale dell\'Ocse, interpellato sulle leggi anti-scalate, a margine della presentazione della valutazione interinale dell\'Organizzazione sull\'economia dei Paesi piu\' industrializzati.

 

 

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