CI SIAMO FUMATI TUTTO – IN UN ANNO È CROLLATO IL BUSINESS DEI COMPRO ORO: I NEGOZI CHIUDONO E LICENZIANO. CHE È SUCCESSO? – MOLTI ITALIANI HANNO VENDUTO IL VENDIBILE E POI IL PREZZO DELL’ORO È CROLLATO – IL PROSSIMO BUSINESS SARÀ IL RICICLO DELLA BIGIOTTERIA

Secondo stime del settore, nel 2014 i compro oro sono passati da 35 mila a 22 mila e il giro d’affari si è dimezzato. «Oggi il fatturato annuale medio non supera i 300 mila euro», spiega Gianni Lepre, segretario di Oroitaly. «Abbiamo perso migliaia di posti di lavoro e la situazione peggiora»…

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Giuseppe Bottero per “La Stampa

 

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All’inizio arrivavano donne di sessant’anni, pensionate che si vendevano l’oro per togliersi uno sfizio: la vacanza della vita, un’auto nuova. Portavano i gioielli, noi pagavamo e loro uscivano col sorriso. Poi la recessione è diventata più dura, sbarazzarsi di braccialetti e catenine è diventata una necessità: i clienti sono aumentati, ma erano diversi, entravano in negozio con la calcolatrice. Mettere le mani nel salvadanaio era l’ultima spiaggia». Ora scarseggiano anche loro.

La concorrenza
Per fotografare la grande crisi dei compro oro bisogna entrare nei negozi di chi ha 

resistito. Aldo Rossetto, per esempio: gestisce tre esercizi nel centro di Torino: negli ultimi 5 anni ha visto i concorrenti moltiplicarsi, spuntare nel giro di 48 ore, promettere affari impossibili. Poi quei negozi hanno iniziato a sparire. Eppure sembrava che le stanze degli italiani si fossero trasformati in miniere: solo nel 2013, dietro i negozietti con cassaforte, bilancino e vetro anti-proiettile, si sono messi in fila in 17 milioni e tra il 2008 e il 2012 un Paese come il nostro, sostanzialmente senza giacimenti, ha aumentato le esportazioni auree del 385%.

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I compro oro erano il termometro della crisi: più i clienti aumentavano più alta era le febbre delle nostre finanze. A un certo punto qualcosa s’è rotto: i negozi che acquistano e rivendono metalli preziosi boccheggiano: nel 2014, da 35 mila sono passati a 22 mila e il giro d’affari si è dimezzato.

 

«Oggi il fatturato annuale medio non supera i 300 mila euro», spiega Gianni Lepre, segretario di Oroitaly, associazione di categoria che riunisce le piccole e medie imprese. «Abbiamo perso migliaia di posti di lavoro e la situazione peggiora», dice. Difficile capire cosa sia successo. «Gli italiani hanno dato via il loro tesoretto e si sono impoveriti ulteriormente», dice Lepre. Basta per spiegare 13mila esercizi in meno in un anno? 

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Un peso importante l’ha avuto la corsa al ribasso del costo dell’oro. «Valeva 44 euro al grammo, è sceso fino a 28. Un crollo drammatico», racconta David Campomaggiore, romano, titolare di esercizi a Ciampino, Tor Bella Monaca, Casetta Mattei e Grottaferrata. «Tutti quelli che non avevano bisogno di vendere hanno smesso di farlo», dice. E poi c’è stata una sorta di selezione naturale: durante il boom ci hanno provato in tanti, magari senza competenze, creando una bolla destinata a scoppiare, esattamente come è successo con i negozi per le sigarette elettroniche e i rivenditori di high tech di seconda mano.

 

 «La concorrenza era altissima: tiravano su la serranda e iniziavano a guadagnare», dice Campomaggiore. Poi hanno scoperto che le spese sono alte: l’affitto, il personale, la fonderia. La fine del boom sta spazzando via i dilettanti. «Qualcuno - sorride Rossetto - promette 50 euro a grammo, poi ne paga 20. O è un ingenuo o è in malafede». Non tutte le chiusure sono state imposte dalla crisi: spesso i sigilli li ha messi la Guardia di Finanza. 

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Pericolo riciclaggio
L’ultimo report del «Comitato di sicurezza finanziaria» del ministero del Tesoro, che stima il valore del riciclaggio nel 12% del Pil nazionale, ha acceso un faro proprio sui compro-oro, «una categoria di operatori eterogenea - si legge nel rapporto - attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette».

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Eppure il bisogno di vendere non è finito. «Gli italiani sono malati, vivono sopra le loro possibilità: hanno poco, e quel poco si perde nelle slot machine, nei cellulari», dice Campomaggiore. Nunzio Ragno, presidente Antico (Associazione nazionale tutela il comparto dell’oro) parla di «uno scenario in cui, nonostante le difficoltà economiche, l’attività di commercio dei preziosi resiste, con le dovute e necessarie evoluzioni. E prendono sempre più piede gli outlet del gioiello». Insomma, s’è abbassato il livello: dall’oro all’argento fino ai bijoux e agli orologi. «Il prossimo boom sarà quello della bigiotteria», dice Rossetti, che sta già attrezzando il negozio in via Cernaia a Torino. «A quel punto - spiega - faremo concorrenza alle gioiellerie».

 

 

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