C’ERAVAMO TANTI aMATI – IL MATRIMONIO TRA TIME WARNER E AOL FU SALUTATO COME UNA SVOLTA EPOCALE (UN’OPERAZIONE DA 164 MLD $) – 9 ANNI DOPO FINISCE UNA CONVIVENZA INFELICE: PER TIME WARNER è L’ENNESIMO SCORPORO – IL DECLINO DI AOL…

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Valerio Maccari per "Affari & Finanza" de "la Repubblica"

Finisce il matrimonio tra Time Warner e America On Line. Dopo 9 anni di infruttuosi tentativi di coniugare i rispettivi business, le due società torneranno a percorrere strade separate. La strada è tracciata. Entro poche settimane la Time Warner comprerà il 5% che ancora non possiede del pacchetto di Aol (in mano a Google) e procederà allo spinoff dell'ex gigante di Internet, che tornerà ad essere una public company indipendente entro la fine di quest'anno.

JEFF BEWKES - AD TIME WARNERJEFF BEWKES - AD TIME WARNER

«La separazione permetterà a entrambe le compagnie una maggiore flessibilità strategica e operativa», spiega Jeffrey L.Bewkes, ceo di Time Warner. Finisce una convivenza decisamente infelice. Eppure, nel gennaio del 2000, il merger, che era un'acquisizione di Time Warner da parte di Aol destò sensazione per il valore dell'operazione (164 miliardi di dollari pagati con azioni Aol) e perché la fusione tra una media company tradizionale e il protagonista della new economy sapeva di svolta epocale.

Faceva impressione che provider con pochi anni di vita assorbisse un titano dello spettacolo e dell'informazione, proprietario di Cnn e WarnerBros. L'idea era di integrare contenuti editoriali ed entertainment con quelli tecnologici. Nessuna delle sinergie previste ha funzionato. Ad andar male è stata soprattutto Aol, che dal 2002 ad oggi attraversa un periodo di costante declino.

JEFF BEWKES TIME WARNERJEFF BEWKES TIME WARNER

Nata come fornitrice di accesso Internet, al momento del merger contava 27 milioni di abbonati, che garantivano all'azienda 528 milioni di dollari cash al mese. Con lo scoppio della bolla e l'arrivo sul mercato di altri fornitori Internet, la base utenti si è costantemente erosa fino ad arrivare ai 6,3 milioni di subscriber di oggi. Dell'Aol di un tempo rimane solo un brand conosciuto. Quasi tutti gli altri asset in suo possesso, fra cui Netscape e CompuServe, hanno perso valore.

Il declino di Aol ha inciso sui profitti di Time Warner, che già nel 2002 perse 99 miliardi, la più grande perdita mai riportata da una società. L'anno seguente, nel 2003, Steve Case, mente della alla fusione, fu rimosso. I successivi Ceo del gruppo, Richard Parsons e Jeffrey Bewkes, da allora hanno perseguito una strategia di cessioni e scorpori per far sopravvivere la società, dalla Time Warner Cable alla Warner Music che oggi è quotata a parte.

SEDE TIME WARNER NEW YORKSEDE TIME WARNER NEW YORK

Alla fine, è stata restituita la libertà anche ad Aol. Che, da sola, avrà forse la possibilità di rifarsi. Intanto, da marzo, la società è stata pesantemente ristrutturata. Licenziamenti (circa 2500), ridefinizione delle attività e outsourcing dei servizi di assistenza clienti. Il lavoro non sarà semplice.

Innanzitutto, Aol dovrà portare a termine la transizione della compagnia da internet provider a digital media company basata sulle pubblicità online. Per farlo la nuova Aol si concentrerà sulla produzione e distribuzione di contenuto nel tentativo di rilanciare il brand e aumentare le entrate pubblicitarie, in calo del 20% nell'ultimo anno. Secondo molti analisti le chance non sono alte.

SIMBOLO AOLSIMBOLO AOL

Secondo Tim Bajarin, della Creative Strategies, "la separazione da Time Warner permetterà ad Aol di essere più flessibile e libera di stabilire alleanze più significative. Ma potrebbe non bastare. Oggi Aol è poco rilevante sul Web, e per avere successo, deve trovare un suo spazio". Il tentativo di entrare nel mercato dei social network, con l'acquisizione di Bebo per 850 milioni di dollari lo scorso anno, non ha dato i risultati sperati. E nella raccolta pubblicitaria digitale gli avversari della nuova Aol sono colossi difficili da soppiantare, come Google, Yahoo e Microsoft.

Cosa resta? Lo studio dell'università di Boston che la classifica al sesto posto fra le peggiori 10 fusioni della storia, e lo stesso ceo di Time Warner, Jeff Bewkes oggi definisce l'operazione "una pazzia" che non doveva accadere.

 

 

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