L'EUROPA NON MOLLA SU SBANKITALIA - DOPO LA COMMISSIONE, SI MUOVE LA CONSOB EUROPEA: "LE BANCHE NON INSERISCANO A BILANCIO QUEL CHE GUADAGNANO DALLA RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE BANKITALIA"

Qualora l’invito dell’Esma fosse confermato, creerebbe non pochi problemi alle banche italiane detentrici di “pezzetti” del capitale della Banca d’Italia. Specie le maggiori, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Oltre al fatto che il Banco Popolare ha già iscritto a bilancio 2013 i suoi 48 milioni tra le entrate…

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V. Co. per "la Repubblica"

Non c'è pace per il decreto Bankitalia, quello che alla fine dell'anno scorso ha rivalutato le quote di via Nazionale, detenute per lo più da banche italiane, in un sol colpo da 300 milioni di lire (valore fermo al 1936) a 7 miliardi e mezzo di euro. Dopo la lettera della Commissione europea inviata a Palazzo Chigi una decina di giorni fa per chiedere conto al nostro governo di sospetti aiuti di Stato agli istituti di credito potenzialmente nascosti dietro quell'operazione di rivalutazione, ora è la volta dell'Esma, l'autorità Ue che riunisce i regolatori di mercato dei 27 paesi europei, in pratica la Consob delle Consob.

bankitaliabankitalia

Ebbene l'Esma - a quanto risulta all'Adnkronos - sarebbe pronta a chiedere alle banche italiane di non inserire la plusvalenza che deriva dalla rivalutazione delle quote nel conto economico, dunque tra i ricavi del 2013.

Ignazio ViscoIgnazio Visco

Una pretesa che avrebbe spinto già la Consob italiana a sollevare il problema con Bankitalia e Tesoro. Ma che non trova al momento alcun riscontro ufficiale. Anzi la Consob fa sapere che ha in corso degli "approfondimenti" sulle modalità di contabilizzazione in bilancio di quelle plusvalenze, ma non prevede interventi a breve sul tema.

Qualora però l'invito dell'Esma fosse confermato, creerebbe non pochi problemi alle banche italiane detentrici di "pezzetti" del capitale della Banca d'Italia. Specie le maggiori, Intesa Sanpaolo con il 30,3% e Unicredit con il 22,1%. Oltre al fatto che il Banco Popolare ha già chiuso e approvato i conti del 2013 e iscritto a bilancio i suoi 48 milioni tra le entrate.

logo intesa san paolologo intesa san paolo

A suscitare più di una perplessità in questa faccenda è poi anche il fatto che la mossa dell'Esma di fatto scavalca quanto deciso a fine 2013 dalla Bce di Mario Draghi. La regola cioè secondo cui le plusvalenze generate dalla rivalutazione delle quote vanno inserite subito nel conto economico del 2013. Ma il rafforzamento patrimoniale contabilizzato solo dal 2015, per non "drogare" gli stress test in corso e futuri, così come l'asset quality review, l'esame sulla qualità del patrimonio delle banche.

UNICREDITUNICREDIT

Tra l'altro, la moral suasion di Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, aveva convinto le banche italiane a mettere le sopravvenienze della rivalutazione nel fondo accantonamento crediti.

Quel fondo così indispensabile, vista la gran mole di crediti a rischio di non rientrare più, dunque a un passo dall'inesigibilità, giacenti nelle nostre banche. L'impatto reale della richiesta dell'Esma - se fosse confermata - sarebbe dunque devastante dal punto di vista della tenuta dei bilanci degli istituti di credito. Visto che si parla di 6 miliardi netti (tolto il 12,5% di tasse sui 7,5 miliardi di rivalutazione totale).

 

 

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