LE FURBATE ‘CULTURALI’ DI SANDRO BONDI – LA NUOVA TELECOM BY BEBé BERNABé - LO SCHERZETTO TARIFFE AUTOSTRADALI DI TREMONTI A BENETTON ESPLODERà IN CAI? - Colaninno tace e spera (NELLA CESSIONE DEI CANTIERI NAVALI) – FANTOZZI FANTASY

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1 - TELEFONICA, NO PARTNER IN TELECOM: TEME DI VEDER DILUITA LA SUA QUOTA - IL NUOVO RIASSETTO DI BERNABé: NAPO-LUCIANI A TIM BRASIL
Qualcuno giurava di averlo visto passeggiare sabato tra le strade di Hong Kong vicino al quartier generale di Hutchinson Whampoa, il colosso delle telecomunicazioni che controlla la  società italiana H3G, ma Franchino Bernabè non si è mosso dalla sua casa e ha dedicato il weekend per prepararsi al Consiglio di amministrazione del 2 dicembre.
Le voci su un possibile accordo per l\'acquisto da parte di Telecom della società guidata da Vincenzo Novari, per il momento sono cadute e i rumors che davano per certa la possibilità di uno scambio azionario \"carta contro carta\", sono state registrate con sollievo dagli spagnoli di Telefonica che temono di veder diluita la loro partecipazione in Telecom.

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Eppure tra Franchino e il miliardario 80enne Li Ka Shing, proprietario dell\'azienda di Hong Kong, c\'è uno stile di vita in comune perché l\'imprenditore asiatico non ama gli eccessi e lo sfarzo esagerato. Per adesso non se ne fa niente, e ieri Franchino durante il Comitato esecutivo di Telecom che si è svolto a Milano, ha fatto capire che non succederà nulla di clamoroso.

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L\'unica cosa certa dovrebbe essere la definitiva messa a punto del piano di riorganizzazione industriale sul quale Bernabè ha dedicato il massimo impegno in modo da arrivare ad un assetto definitivo. Con un\'azienda più efficiente e più orientata al mercato il manager di Vipiteno ritiene che si possa reggere la sfida della concorrenza; se poi, come appare certo, aumenterà il canone e si troverà una soluzione almeno parziale per la rete, Franchino potrà affrontare quel 2009 che ieri Francesco Caio ha definito \"devastante per migliaia di dipendenti\".

Ai piani alti di Telecom c\'è un\'attesa febbrile per il nuovo organigramma che uscirà il 2 dicembre. Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano \"MF\" il giro di poltrone dovrebbe liquidare il modello che divideva l\'azienda in tre divisioni (fisso, mobile, top client) in nome di una nuova struttura che separa le attività di consumer da quelle legate al business.
Il giornale riprende la voce raccolta da Dagospia qualche settimana fa a proposito dell\'esodo in Brasile dello \"storico\" Luca Luciani al quale è stata offerta la guida di Tim Brasil. Sembra che l\'idea di svernare sulla spiaggia di Copacabana per ripassare insieme alla figlia i libri di storia, non piaccia a Napoletone che ha cercato in Mediobanca un appoggio per guidare la Direzione Consumer.

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Che Luciani abbia bussato ai piani bassi di Piazzetta Cuccia è vero, ma ciò che interessa è il ruolo sempre più importante che avranno Pietro Labriola (attuale responsabile della Divisione per la Telefonia fissa) e Mauro Nanni, che si cura dell\'Area Top Client e i servizi informatici.
Sono loro le due colonne che insieme all\'inaffondabile Oscar Cicchetti, costituiranno la trimurti definitiva di Telecom.

Labriola è un pugliese di 41 anni che ha iniziato la sua carriera professionale in Fidia Consulting, poi per due anni (1993-1994) è stato in Telecom Italia France da cui è uscito per saltellare in Cable&Wireless, Boston Consulting e Infostrada. Nel 2001 è rientrato in Telecom per assumere diversi incarichi nell\'area marketing e consolidare con Bernabè il suo ruolo di responsabile per la telefonia fissa.

Mauro Nanni è invece un emiliano di Porretta Terme, ha 47 anni, una laurea all\'università di Bologna e un curriculum che lo lega a Telecom dal 1989; gli piace il cinema, gioca a basket e va sugli sci dove ha imparato a fare degli slalom industriali niente male. Tra gli ultimi esempi c\'è la netta predilezione per un fornitore di lusso che si chiama Engineering sul quale Nanni sta dirottando un\'enorme mole di commesse.
 
2 - COLANINNO TACE E SPERA. NELLA CESSIONE DEI CANTIERI NAVALI
Roberto Colaninno
non parla, non esulta, non si sbilancia, ma da imprenditore qual è sa benissimo che non si può mettere in piedi un\'azienda con 12.500 dipendenti dalla mattina alla sera.  Queste cazzate le può pensare soltanto un professore con la testa nelle nuvole, magari un tributarista che viaggia in Porsche e ha l\'appartamento ai Parioli.

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L\'insistenza con cui Augusto Fantozzi ripete che il primo dicembre nascerà la nuova Alitalia deve apparire agli occhi di Colaninno e Sabelli semplicemente patetica. Ci sono però altri due argomenti sui quali l\'imprenditore mantovano non dice una parola. Il primo riguarda Carlo Toto, il padrone di AirOne che se ne sta acquattato nella sua casa di Chieti in attesa di ricevere i 300 milioni promessi da Cai per l\'acquisto della sua Compagnia.

Invano Colaninno e Sabelli cercano di strappargli qualcosa di più dei 150 milioni che Toto dovrebbe versare nella nuova Alitalia, ma il costruttore abruzzese ha un naso da mercante e non sembra avere alcuna intenzione di allargare i cordoni della borsa, anzi vorrebbe cacciarne ancor meno.

Il secondo argomento sul quale Colaninno tace riguarda la sorte dei cantieri navali Rodriquez che fanno capo alla sua Holding Immsi che è anche proprietaria di Piaggio. La Rodriquez controlla cinque stabilimenti (di cui quattro in Italia e uno in Brasile) e varie società tra cui la Intermarine di Sarzana, Conam di Pozzuoli, Rodriquez Engineering e altre aziende minori che hanno sede a Messina, a Reggio Calabria e Rio de Janeiro.  

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Dopo l\'operazione da settimo grado per il salvataggio di Alitalia, Colaninno deve assolutamente vendere i Cantieri Rodriquez di cui possiede il 63,18%, mentre le quote rimanenti sono suddivise tra gli americani di GeCapital e (guarda chi si rivede!) IntesaSanPaolo. Finora l\'imprenditore mantovano ha detto che non intende cedere la maggioranza e cerca nuovi soci magari cedendo una piccola quota sua da aggiungere a quella di Ge che pare disposto ad uscire.

I sindacati sono convinti invece che in ballo ci sia la cessione e indicano due acquirenti: il primo sarebbe il Gruppo concorrente negli yacht \"Baglietto\" con stabilimenti a La Spezia e in Toscana; il secondo avrebbe le sembianze del sultano dell\'Oman che ha commissionato alla Rodriquez 5 giganteschi catamarani di 50 metri del valore di 90 milioni di dollari. Il ministro dell\'Economia e delle Finanze dell\'Oman, ha visitato i cantieri di Messina proprio poco tempo fa e ha detto di essere alla ricerca di investimenti in Italia.
Colaninno tace e spera.
 
3 - LO SCHERZETTO DELLE TARIFFE DI TREMONTI A BENETTON ESPLODERà IN CAI?
Giulietto Tremonti
usa le parole di De Gasperi e fa appello ai \"liberi e forti\" per sostenere la sua manovra  finanziaria.
Ormai il ministro dell\'Economia indossa con disinvoltura i panni del teologo piuttosto che quelli dello statista, ma di sicuro non ha mai indossato i pullover di Benetton altrimenti non avrebbe tirato alla famiglia di Ponzano Veneto lo scherzetto di congelare le tariffe autostradali.

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Per questa ragione Gilberto Benetton e l\'esile Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia (ex-Autostrade dal 2006) sono rimasti malissimo quando venerdì scorso hanno preso a circolare le prime notizie sul blocco delle tariffe che Tremonti vorrebbe inserire nel pacchetto per salvare l\'Italia. Il più incazzato per questo ripensamento è sicuramente Gilberto Benetton, il 67enne trevigiano che dopo il business dei maglioni ha moltiplicato i quattrini come i pani e i pesci del Nazareno.

Eppure sembrava che dietro le quinte dell\'accordo per Cai e il salvataggio di Alitalia ci fosse un patto preciso con il Cavaliere dai capelli cremolati: tu entri nella compagine dei capitani coraggiosi e qualche soddisfazione l\'avrai con le tariffe di Autostrade.

Evidentemente sia Berlusconi che Gilberto avevano sottovalutato l\'autonomia del battitore libero Tremonti. Chi a Roma segue le vicende della politica (in questo caso il manager Castellucci) e il massiccio Fabrizio Palenzona (presidente di Aiscat) avrebbe dovuto segnalare alla famiglia di Ponzano Veneto che Tremonti di Alitalia e del suo destino se ne frega e se ne è sempre fregato altamente.
A questo punto i conti non tornano e quelle che erano le perplessità di Gilberto a entrare nella compagine di Cai, potrebbero esplodere improvvisamente.
 
4 - LE FURBATE ‘CULTURALI\' DI SANDRO BONDI
Nessuno ne parla, ma Sandro Bondi, ministro dei Beni Artistici e Culturali, sta facendo nel suo dicastero alcune furbate degne di nota.
La prima è stata quella di istituire la direzione generale per la valorizzazione dei musei affidandola a Mario Resca, il manager presidente del Casinò di Campione ed ex-amministratore delegato di McDonald\'s. La nomina di un uomo totalmente digiuno di esperienze culturali, ha sollevato lo sdegno dei Sovrintendenti, ma l\'ineffabile Bondi è andato avanti perché questa era una cambiale che Berlusconi doveva pagare a Resca da vecchio tempo.

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La seconda iniziativa davvero straordinaria riguarda un bando per l\'aggiudicazione del servizio di comunicazione e promozione del patrimonio culturale. Con questo bando che interessa le società di comunicazione, Bondi vorrebbe che entro 15 giorni dall\'assegnazione dell\'appalto venissero assunti dalla società vincitrice 85 persone appartenenti alla categoria dei lavoratori socialmente utili. In altre parole il ministero vuole scaricare sul settore privato il personale considerato in eccesso il cui costo è calcolato in 2,5 milioni sui 3,5 milioni di euro dell\'intero appalto.

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Contro questa furbata si è scagliata Assocomunicazione, la federazione dove si ritrovano associate le imprese del settore, che denuncia l\'oggetto dell\'appalto \"come un\'attività di intermediazione di personale\" e chiede una nuova gara.
 
5 - GIORNALISTI IN MEZZO A UNA STRADA
Per molti giornalisti il futuro si presenta cupo.
La crisi della stampa non è un problema soltanto italiano: in Spagna, ad esempio, sono già stati annunciati licenziamenti per 1.200 giornalisti di quotidiani, una cifra pari al 15% degli organici.
Anche in Italia tira un\'aria bruttissima e qualcuno teme per la sorte dei circa 17mila giornalisti. La Federazione Nazionale della Stampa si trova davanti al muro degli editori e fra tre mesi cercherà in un nuovo Congresso di trovare una dirigenza in grado di contrastare la crisi e la prospettiva dei tagli. Secondo Guido Besana, vicesegretario della Federazione, in un paio d\'anni salteranno circa 1.500 unità.  

 

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