GABANELLI MEMORIES – PERCHE’ E COME L’ALITALIA E’ FINITA SUL LASTRICO - L'OFFERTA DI LUFTHANSA E E LA CORDATA PATRIOTTICA DI BERLUSCONI, L’ANPAC CHE VUOLE STABILIRE LE ROTTE  E IL PIANO DI COLANINNO (“SE C' È L'ALTA VELOCITÀ PERCHÉ DEVO MANTENERE LA TRATTA MILANO-ROMA? PERCHÉ DEVO VOLARE SU PESCARA SE CI PERDO? PERCHÉ SONO OBBLIGATO DALLA POLITICA!"

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milena gabanelli e la sua ultima puntata di report 3 milena gabanelli e la sua ultima puntata di report 3

Milena Gabanelli per il Corriere della Sera

 

«Lunedì erano seduti qui Gianni Letta, un top manager di Lufthansa, e Roberto Colaninno, presentato in sostituzione di Ermolli. Il manager chiede qual è il piano industriale. Silenzio. Poi Letta dice "quanto?"».

 

4mon03 roberto colaninno 4mon03 roberto colaninno

Il lunedì è quello del 26 maggio 2008; a parlare è l' ambasciatore tedesco Michael Steiner, e il luogo è Villa Almone a Roma, sua residenza privata. Sapeva che ci stavamo occupando di Alitalia e voleva conoscermi. Mi racconta dell' interesse di Lufthansa, e degli incontri riservati con esponenti del governo e della costituenda cordata. «Qui pensano di risolvere tutto con i soldi, ma non è una questione di soldi, il nostro titolo va molto bene, ma se annunciamo una partecipazione in Alitalia, solo la notizia fa crollare la quotazione il giorno stesso. Propongono di gestire loro la parte finanziaria, e vogliono che gli facciamo noi quella industriale, perché non hanno un piano. Non funziona così!

AMBASCIATORE TEDESCO MICHAEL STEINER E SIGNORA AMBASCIATORE TEDESCO MICHAEL STEINER E SIGNORA ERMOLLI NASIZZATO ERMOLLI NASIZZATO

Qui parliamo di strategie sul lungo periodo. Abbiamo dato tempo fino a martedì. La nostra proposta è: bancarotta pilotata. Ci accolliamo tutto, debiti e personale. È la sola condizione per entrare. Ma loro non l' accetteranno, perché Berlusconi ha promesso che avrebbe trovato la cordata italiana e ci perderebbe la faccia».

 

L' 11 settembre 2008, incontro Colaninno. La prende larga, parlandomi della sua voglia di rivalsa dopo il fallimento del piano Telecom del '99.

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Gli è rimasta sul gozzo la voglia di chiudere la carriera di imprenditore con una grande operazione industriale. «Per mio orgoglio personale e per generosità verso il Paese» dice. Sembra fare tutto da solo: «Se andrà in porto l' operazione dividerò l' Italia in due: al Nord farò un' alleanza con Air France, che ha necessità di espansione; poi penserò al Sud, che è proiettato verso il Medio ed Estremo Oriente; l' alleanza bisogna farla con il Qatar, che deve prendere un po' di mercato a Emirates. Loro sono indipendenti, hanno un sacco di soldi, sono innovativi. Se racconta questo però la inseguo con un bastone!». (Il patto di riservatezza è stato mantenuto, e oggi ne riferisco autorizzata sia dall' ex Ambasciatore tedesco, che dallo stesso Colaninno).

berlusconi aereo alitalia berlusconi aereo alitalia

 

Il suo piano Alitalia lo scarabocchia su un tovagliolo di carta; dice che nel comitato esecutivo non vorrà né Ligresti né Benetton, e «se stasera non si chiude con i sindacati, torno a casa e poi magari a casa ci torno comunque, perché si è creata una nebbia per cui tu sei comunque un truffatore, uno che si prende a 2 lire un' azienda senza debiti e quando rivenderà farà un pacco di soldi. Ma il dramma è che di Alitalia non frega a nessuno, è una speculazione politica». Mi richiama il 20 settembre. «Sono a Mantova. È un mese che dormo in treno, e adesso mi sono ritirato perché fare questa operazione è impossibile!

 

ENRICO LUCCI DALEMA EPIFANI ENRICO LUCCI DALEMA EPIFANI

Epifani mi manda 2 lettere: una come segretario Cgil dove dice che è d' accordo, ma che parla per i suoi iscritti; la seconda lettera, invece, gestita da Solari, dice che gli autonomi non sono d' accordo su niente e bisogna ridiscutere daccapo. E poi c' è l' Anpac. Berti (allora presidente dell' associazione) vuole stabilire le rotte, le promozioni, la formazione allora faccia lui l' amministratore delegato!

Non ci sono più le condizioni. Il punto è che adesso continuano a chiamarmi tutti e mi dicono "Non mollare!" Il problema è che loro non hanno nessuno di presentabile e vogliono piazzare sulle mie spalle tutti i mal di pancia politici».

berlusconi cordata per alitalia BD berlusconi cordata per alitalia BD

 

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Sa anche che l' operazione serve a mettere a posto i conti di AirOne (partner di Alitalia), ma pensa che si possa lo stesso raddrizzare. Come è noto, alla fine, nell' operazione entra con tutti e due i piedi.

Alla fine del 2010 lo richiamo io: «Mi avevi detto che, a breve, mi avresti invitato per il volo inaugurale del breakeven; è passato più di un anno e sto ancora aspettando».

 

2 colaninno roberto lapresse 2 colaninno roberto lapresse

Risposta: «Non te l' ho detto perché c' è anche Berlusconi e so che tu non ami questo tipo di situazioni; è giovedì prossimo, vuoi venire? ». «Certo che vengo volentieri, non per fare la turista però». «Ah no, come giornalista no, poi ti metti a fare domande». È come dire: su quel volo finto, che inaugura un pareggio che non c' è, una solidità che fa acqua da tutte le parti, una compagnia che in realtà non è mai nata, possono salire solo i giornalisti che riporteranno fedelmente i comunicati stampa di Cai e Palazzo Chigi.

 

Berlusconi e l\'aereo Alitalia Berlusconi e l\'aereo Alitalia

E infatti puntuale arriva il comunicato di Berlusconi: «Contro tutto il fango della sinistra che voleva mandare in mano straniera la nostra compagnia di bandiera, che hanno gufato perché l' operazione fallisse, che non credevano nei nostri imprenditori, Alitalia è oggi una compagnia sana, è rimasta in casa nostra, dà lavoro, ed è un gioiello che ci invidiano in tutto il mondo». Purtroppo è finita in altro modo, e Colaninno, ormai stanco, non più della partita, dice: «Non poteva andar bene! Se c' è l' alta velocità perché devo mantenere la tratta Milano-Roma? Perché devo volare su Pescara se ci perdo? Perché sono obbligato dalla politica!».

ILLUSTRAZIONE BERLUSCONI COLANINNO CAI ALITALIA ILLUSTRAZIONE BERLUSCONI COLANINNO CAI ALITALIA

 

«Ma lei aveva sempre detto che Cai avrebbe investito sul lungo raggio, dove invece si guadagna! Perché non lo ha fatto?». Mi risponde: «Non lo so, ero un presidente senza poteri. Con gli arabi è andata uguale. Il problema è che il sistema italiano ha prodotto amministratori delegati non con il piglio dell' imprenditore, ma con il piglio del funzionario di Stato».

 

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