GOD SAVE THE BREXIT - L’USCITA DELLA GRAN BRETAGNA NON PENALIZZA L’ECONOMIA EUROPEA: INDICI PMI IN CRESCITA (53,3 RISPETTO AL 53,2). CALA PERO’ LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI: I CITTADINI VEDONO NERO. I BANCHIERI CENTRALI SI RIUNISCONO NEGLI USA. FRENA LA LOCOMOTIVA TEDESCA

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Ugo Bertone per “Libero Quotidiano

 

CHRIS WILLIAMSON CHRIS WILLIAMSON

L' uscita di Londra dall' Unione Europea, per ora, non ha fatto un gran male all' economia europea. Anzi, alla faccia delle Cassandre, non mancano le note positive. È rimasto deluso chi si aspettava che gli indici Pmi basati sul comportamento dei direttori d' acquisto segnalasse ad agosto un crollo dell' attività. Al contrario il dato, che anticipa l' andamento dell' economia nei prossimi mesi, risulta addirittura in crescita a 53,3 dal precedente 53,2.

 

«Nessun segno di ripresa è stato compromesso dall' incertezza post Brexit», è stato il commento di Chris Williamson, il capo economista di Ihs Markit che cura la ricerca.

Ma guai a cantar vittoria, ribattono (con qualche ragione) i pessimisti che sottolineano altri dati segnalati ieri. Continua a scendere la fiducia dei consumatori: 0,6 punti ad agosto a -8,5 dal -7,9 di luglio, portando la flessione totale dell' indice dal referendum britannico a 1,3 punti.

BENOIT COEURE BENOIT COEURE

 

È la conferma che cittadini dell' area euro, sotto la pressione dell' immigrazione e lo stress del terrorismo, non prevedono nulla di buono per l' autunno. Il referendum di Londra potrebbe così avere un secondo merito: far vacillare le certezze su cui si fonda l' egemonia della Germania. Un segnale in quella direzione l' ha lanciato lunedì sera Benoit Coeuré, membro del direttivo Bce.

 

MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL

Parlando lunedì sera a Ginevra della difficoltà dell' Unione a far marciare le riforme necessario, il banchiere ha lanciato una sorta di ultimatum: «Se non succede niente - ha detto - la Banca centrale dovrà fare di più». Una soluzione sgradita a Francoforte perché «più la Bce va avanti con gli stimoli e più si materializzano effetti collaterali», vedi il tracollo del rendimento del denaro, causa principale della crisi di banche ed assicurazioni.

 

Ma se i governi non si muovono, è il segnale lanciato dallo staff di Mario Draghi, non ci sarà alternativa perché, se è vero che l' economia si sta riprendendo, il tasso di crescita resta troppo basso per evitare nuove fratture della Comunità. E un monito ben preciso, molto più forte del consueto appello a «fare le riforme» rivolto ai Paesi del Sud Europa. Nel mirino c' è stavolta la locomotiva che si rifiuta di tirare il convoglio: troppo criticare Draghi per la sua politica espansiva, ma godere dei vantaggi del Qe.

 

JANET YELLEN JANET YELLEN

Alla vigilia del meeting in Usa dei banchieri centrali, che stanno facendo le valigie alla volta del Wyoming per ascoltare a Jackson Hole le parole di Janet Yellen sui tassi, l' Europa appare al solito a metà del guado. Grazie all' iniezione di liquidità della Bce l' economia recupera posizioni, ma con grande e pericolosa lentezza. Mario Draghi prepara nuove mosse (l' allungamento del programma Qe, un nuovo taglio ai rendimenti sui depositi, l' acquisto di titoli a lunghissima scadenza, oltre i 30 anni, o altro ancora), ma non si fa illusioni: lo scudo monetario è sempre meno efficace.

 

MARK CARNEY JANET YELLEN MARIO DRAGHI MARK CARNEY JANET YELLEN MARIO DRAGHI

Occorrono riforme nella politica Ue oppure, se non sarà captato l' Sos in arrivo da Londra, la barca andrà a fondo. E non per colpa del Regno Unito. Il tempo comunque stringe. La lettura degli indici Pmi segnala che salire è stato il settore dei servizi, il cui indice è salito a 53,1 da 52,9 del mese scorso, oltre le previsioni (52,8). Ma l' attività manifatturiera non promette granché di buono per l' autunno: l' indice del settore scende a 51,8 da 52, peggio delle previsioni.

 

schauble MERKEL schauble MERKEL

La frenata è da attribuire alla locomotiva tedesca (da 53,8 a 53,6 punti), a conferma del fatto che l' uscita della Gran Bretagna dalla Ue impone innanzitutto un rapido e robusto ripensamento delle strategie di Berlino che la coppia Merkel-Schaueble vuole rimandare il più possibile, per evitare un confronto in chiave europea che inevitabilmente toccherà la costante violazione tedesca del tetto al surplus delle esportazioni. Non a caso è la Germania che spinge, con successo a diluire i tempi dell' uscita del Regno Unito dall' eurozona che, alla prova dei numeri, non rappresenta il pericolo più grave per gli europei.

 

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