sergio marchionne Harald Wester e john elkann
1. MARCHIONNE PIÙ RICCO GRAZIE A FERRARI
Pierluigi Bonora per “il Giornale”
Colpo grosso di Sergio Marchionne, ad di Fiat Chrysler Automobiles, nonché presidente di Ferrari. Il suo conto in banca, infatti, cresce di altri 10,7 milioni di euro. Merito della recente operazione che ha portato allo scorporo del Cavallino di Maranello e alla futura quotazione del 10%, il prossimo anno, sulla piazza di New York (a far compagnia il titolo Fca) e, presumibilmente, a Milano (sempre in parallelo con le azioni Fca).
Ebbene, Marchionne si è dimostrato molto abile, nell'occasione, nel pensare anche al proprio portafoglio grazie al balzo in Borsa del titolo Fca del gruppo successivamente all'annuncio dello spin-off di Ferrari, arrivato il 29 ottobre. Quel giorno, infatti, le azioni Fca avevano guadagnato a Milano quasi il 13%, arrivando a quota 8,6 euro. L'agenzia Bloomberg, nel darne notizia, cita documenti depositati presso l'Autorità di Borsa olandese Afm (in Olanda è infatti ubicata la sede legale del nuovo gruppo automobilistico).
MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN
Proprio da questi documenti emerge che il top manager italo-canadese il 30 ottobre scorso ha esercitato stock option (che sarebbero scadute il lunedì) per 6,25 milioni di azioni Fca ed entro il giorno successivo ha venduto tali titoli. Ma non è tutto. Marchionne ha effettuato la stessa operazione per un numero simile di titoli Cnh Industrial, la multinazionale che produce macchine agricole, movimento terra, camion e motori marini, altro spin-off (passato) di Fiat.
Dopo aver speso 83,6 milioni di euro per le azioni Fca e Cnh in questione, Marchionne ne ha raccolti 94,3 milioni dalla vendita realizzando appunto una plusvalenza di 10,7 milioni. Se la vendita si fosse verificata solo il 28 ottobre, l'ad avrebbe guadagnato invece 3,4 milioni. Eppure l'incasso sarebbe potuto essere più alto di 13,7 milioni lo scorso aprile, quando le azioni Fiat toccarono i massimi del novembre 2007 e i titoli Cnh Industrial valevano il 25% in più rispetto alla settimana scorsa.
LA FERRARI MIMETICA DI LAPO ELKANN
Secondo un filing alla Sec di un paio di settimane fa, scrive l'agenzia Reuters, Marchionne aveva una partecipazione nella società che poteva arrivare fino a 23,7 milioni di azioni, pari a circa l'1,5% del totale dei diritti di voto. Ieri, per la cronaca, il titolo Fca ha chiuso, a Milano, in calo dell'1,57% a 8,775 euro.
In una nota diffusa da Fca ieri sera, si precisa che «Marchionne ha esercitato le opzioni spettantigli in base al piano di incentivazione che gli attribuiva il diritto di acquistare 6,25 milioni di azioni Fca e altrettante di CnhI al prezzo complessivo di 13,37 euro per un'azione Fca e una CnhI. Tale piano è scaduto il 3 novembre e le opzioni, se non fossero state esercitate entro la data, sarebbero andate perse. Le azioni così acquistate sono state vendute sui mercati regolamentati».
«Inoltre - aggiunge la nota - l'ad ha esercitato le opzioni spettantigli in base al piano di incentivazione che gli attribuiva il diritto di acquistare 10,67 milioni di azioni Fca e 10,67 milioni di azioni CnhI al prezzo complessivo di 6,583 euro per un titolo Fca e uno CnhI».
«Delle azioni così acquistate - conclude la precisazione - 5,4 milioni di Fca e 4,957 milioni di CnhI sono state vendute sui mercati regolamentati, al solo fine di finanziare il prezzo di esercizio e far fronte alle relative obbligazioni tributarie».
Ecco allora l'ad aumentare la propria partecipazione in Fiat Chrysler Automobiles a 12.102.411 azioni ordinarie.
Intanto, i giochi sul futuro assetto di Ferrari sono solo all'inizio. Come anticipato dal Giornale, si fanno sempre più insistenti le voci di un patto di sindacato tra Exor e il vicepresidente del Cavallino, Piero Ferrari, che con l'apporto del suo 10% porterebbe il «blocco» al 34%. Patto che potrebbe in futuro essere aperto anche a Marchionne.
2. VENDERE FCA E TENERE FERRARI
Claudio Cerasa per “il Foglio”
E se il piano fosse un altro? E se il percorso disegnato da Sergio Marchionne e da John Elkann, con Fiat, Fca e Ferrari, fosse diverso rispetto a quello raccontato negli ultimi giorni? La storia è questa, seguite il filo. Il ventinove ottobre alle dieci di mattina le agenzie di stampa offrono ai cronisti una notizia importante che riguarda il mondo Fiat e in particolare la holding finanziaria controllata dagli eredi della famiglia Agnelli (la Exor).
La notizia è questa: il cda di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) autorizza la separazione di Ferrari dal gruppo Fca attraverso un’operazione condotta in due fasi: la vendita del 10 per cento del capitale di Ferrari (capitale controllato da Fca al 90 per cento) e la distribuzione della rimanente partecipazione di Fca in Ferrari agli azionisti di Fca.
ferrari incidentata di marchionne fotoCorriere
Ufficialmente la mossa del gruppo dirigente di Fca viene spiegata in modo lineare: “Con questo annuncio – è la linea Marchionne – abbiamo dichiarato l’intenzione di fare una cosa giusta che collocherà Ferrari al suo giusto posto sul mercato”.
Dunque nessun giallo e nessun mistero: Ferrari viene separata da Fca solo per valorizzare il titolo e solo per renderla distinguibile dalla nuova Fiat. A prima vista, la reazione immediata della Borsa sembra confermare l’interpretazione: il titolo di Exor sale a +19,24 per cento e quello di Fca arriva fino a +18 per cento. Ma già due giorni dopo l’annuncio gli azionisti cambiano il proprio orientamento e cominciano a comprare più le azioni di Exor che quelle di Fca (venerdì il titolo Fca arriva a -0,2, mentre Exor arriva a +5,13). E allora: e se il piano fosse un altro?
piero ferrari sergio marchionne
E se nella testa della famiglia Agnelli, e in quella di Marchionne, ci fosse un percorso diverso, e non solo di semplice “valorizzazione” della quota Ferrari? La domanda inizia a girare con malizia nel mondo imprenditoriale già alla fine della scorsa settimana. E, seppure con toni prudenti, domenica scorsa è il Corriere della Sera (quotidiano controllato dalla Fiat, venti per cento) a mettere del sale nella storia: “Il titolo – scrive Bragantini – è balzato in alto, brinda chiunque possieda incentivi a questo legati, la famiglia regnante pure, ma che il tutto convenga anche a Fca e ai suoi azionisti ordinari è da vedere”.
Il Corriere dice e non dice ma, sulla vicenda Fiat-Ferrari, il punto è semplice: e se il piano fosse un altro? E se nella testa della famiglia Agnelli, e in quella di Marchionne, ci fosse un percorso diverso, che porterebbe a vendere la propria partecipazione in Fca e a tenersi, attraverso la Exor, solo la Ferrari? Elkann ha sempre sostenuto che l’idea del gruppo è far diventare Fca un “costruttore leader a livello mondiale” – “non vedo perché non diluirci se questo serve a costruire qualcosa di più grande”.
piero ferrari sergio marchionne
Ma qui la questione è più sottile e l’interpretazione originale delle mosse di Marchionne che viene fatta filtrare da alcuni pezzi grossi dell’industria italiana è questa. Primo: il gruppo Fca verrà messo in vendita da Exor in un tempo utile a far gestire l’operazione a Marchionne (che ha annunciato che lascerà il comando dell’azienda entro il 2018). Secondo: Exor, che oggi controlla la Ferrari con una quota del 24 per cento, acquisterà le azioni Ferrari sul mercato e diventerà il socio di riferimento della casa di Maranello (il cui presidente non è più Montezemolo ma è lo stesso Marchionne).
Terzo: quel 10 per cento di azioni Ferrari immesse nel mercato dopo la separazione voluta da Fca ha un obiettivo preciso: definire un prezzo di mercato al quale Exor potrà fare riferimento nel momento in cui deciderà di passare dal 24 per cento al 51 per cento di Ferrari.
cmt28 elicottero marchionne elkann
E se poi fosse vera l’indiscrezione che gli eredi degli Agnelli ragionano sulla possibilità di spostare fuori dall’Italia la sede legale di Ferrari i pezzi del puzzle tornerebbero: la sede ad Amsterdam permetterebbe di esercitare il voto multiplo (l’attribuzione di un voto addizionale ad alcuni azionisti); e dato che Ferrari verrà quotata sia a New York sia in un’altra Borsa europea, quando Exor deciderà di diluire la partecipazione in Fca grazie al voto multiplo potrà avere quasi la maggioranza dei voti in Ferrari.
L’interpretazione gira. E chissà che nei piani di Marchionne ed Elkann il percorso immaginato non sia troppo diverso da quello descritto da alcuni importanti pezzi dell’imprenditoria italiana.