LE RATE DEL PNRR NON ARRIVANO E IL PIATTO PIANGE – IL GOVERNO ITALIANO HA PROGRAMMATO I FLUSSI DI CASSA E LE EMISSIONI DI TITOLI DEL 2023 IN FUNZIONE DI 35 MILIARDI DALL’UNIONE EUROPEA. MA ORA CHE SI È CAPITO CHE QUESTI SOLDI NON ARRIVERANNO IN TEMPO, CHE SUCCEDE? LE EMISSIONI DEI BTP ANDRANNO RICALCOLATE, E C’È IL RISCHIO CHE ALCUNI CANTIERI SI BLOCCHINO…

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Estratto dell'articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Era fisiologico che nei suoi primi anni il Piano nazionale di ripresa avrebbe finanziato il fabbisogno dello Stato e, nei suoi anni finali, il fabbisogno dello Stato avrebbe invece finanziato il Piano di ripresa. Fino a quest’anno o al prossimo l’Italia doveva incassare da Bruxelles più di quanto sarebbe riuscita a spendere sui progetti del Pnrr e avrebbe usato il resto per gestire la cassa dello Stato. In seguito, negli anni finali del Piano, sarebbe stata la gestione dei flussi di cassa dello Stato ad assicurare la realizzazione degli investimenti del Pnrr.

 

giorgia meloni con paolo gentiloni giorgia meloni con paolo gentiloni

Ora sta accadendo. Ma lo fa in un quadro diverso da quello previsto, perché gli esborsi di Bruxelles sono fermi ormai da molti mesi. Dall’inizio del percorso del Pnrr l’Italia ha ricevuto circa 67 miliardi dall’Unione europea e ne ha spesi nel Piano non più di trenta: dunque in teoria ne sarebbero dovuti rimanere 37. Eppure a maggio le disponibilità di cassa del Tesoro — che naturalmente sono alimentate anche dalle entrate e dall’emissione di titoli di Stato — erano scese a un minimo di 26,6 miliardi.

 

Questo valore è notevolmente più basso dei livelli di uno o due anni fa. Ma nel complesso saldi di cassa di questo tipo rivelano quel che è accaduto: finora il governo ha utilizzato la liquidità fornita dal Pnrr per finanziare una parte delle sue spese ordinarie, un po’ come Bruxelles fosse un grande bancomat.

BTP VALORE BTP VALORE

 

Non c’è alcuno scandalo in questo. È un fenomeno naturale[…]. […] L’incertezza oggi riguarda gli effetti dei ritardi nei versamenti legati al Pnrr e, di conseguenza, il rischio che essi si traducano in ritardi nella cassa che serve, in concreto, per mandare avanti i cantieri. «Chiaramente se la terza rata fosse entrata prima sarebbe stato meglio», ha riconosciuto martedì Giancarlo Giorgetti.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni

Così il ministro dell’Economia ha implicitamente riconosciuto un tema emerso già da varie settimane […]: il Tesoro aveva programmato i flussi di cassa e dunque le emissioni di titoli del 2023, nell’aspettativa di ricevere 19 miliardi dalla terza rata da Bruxelles nel primo semestre e altri 16 miliardi dalla quarta nel secondo semestre dell’anno. Ora è chiaro che la terza non entrerà prima dell’autunno e la quarta difficilmente entro dicembre.

 

giorgia meloni ursula von der leyen giorgia meloni ursula von der leyen

Quanto è serio il rischio che queste sorprese negative frenino i cantieri? Per ora […] non si registrano tensioni sui flussi di cassa. Eppure da altri fronti emergono segnali contraddittori. Le società vincitrici dei bandi per la posa della banda larga hanno chiesto da varie settimane la liquidità iniziale prevista, ma per ora non la stanno ricevendo: anticipi del 20% per varie centinaia di milioni, necessari a pagare i subappaltatori, per ora non sono arrivati. Anche certi comuni registrano difficoltà nell’accesso alla cassa del Pnrr per i loro progetti.

 

Essa si spiega almeno in parte con i problemi delle amministrazioni meno strutturate nella complessa rendicontazione necessaria. Ma i nodi degli anticipi necessari per i cantieri stanno davvero venendo al pettine.

 

 

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