SCOMMETTIAMO CHE FINISCE MALE? - IL BOSS DEL GIOCO D’AZZARDO SU CONCESSIONE DEL TESORO, IL VENERATO E LATITANTE FRANCESCO CORALLO, HA FATTO DENUNCIARE A LONDRA IL NEO BANCHIERE ANDREA BONOMI CHIEDENDO TRA I 450 E I 770 MILIONI DI EURO DI DANNI - BONOMI E’ SOCIO ANCHE DELLA CATENA DI COMANDO DI SNAI - E LUI DENUNCIA ALLA PROCURA DI MILANO I FINANZIAMENTI “FACILI” DI PONZELLINI A BPLUS E SISAL...

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Walter Galbiati per "la Repubblica"

ANDREA BONOMIANDREA BONOMI

Tra i 450 e i 770 milioni di euro di danni. La richiesta è di quelle pesanti e segna l'apice dello scontro tra la BPlus di Francesco Corallo e la Investindustrial di Andrea Bonomi. La richiesta è stata depositata presso l'Alta corte di giustizia di Londra e probabilmente servirà per chiarire una volta per tutte la querelle che oppone i due contendenti nel mondo del gioco d'azzardo italiano.

E le controversie giudiziarie potrebbero essere anche tra i motivi che stanno spingendo Andrea Bonomi a ridefinire il suo ruolo in Bpm, di cui oggi è azionista e presidente del consiglio di gestione, e a valutare un possibile impegno al fianco di Marco Tronchetti Provera in Camfin.

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Bonomi attraverso il suo fondo di investimenti, è uno dei soci della catena di controllo non solo della Cogetech, ma anche della Snai, due importanti player del settore del gioco. Nel dicembre 2011, la BPlus ha depositato un esposto alla procura di Roma contro i Monopoli di Stato per aver permesso a Investindustrial, già azionista di Cogetech di entrare, seppure indirettamente, anche nel capitale di Snai, insieme con la Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago.

Dal canto suo, Bonomi, una volta salito al vertice della Popolare di Milano ha presentato, in qualità di legale rappresentante dell'istituto, una querela alla procura di Milano contro ignoti per permettere alla banca di costituirsi parte civile nella vicenda dei finanziamenti "facili" concessi dall'ex presidente, Massimo Ponzellini, ma che nei fatti si riferisce quasi esclusivamente all'esposizione della banca verso BPlus.

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L'inchiesta dei magistrati, Roberto Pellicano e Mauro Clerici, punta a far luce sui legami tra i vecchi vertici di Bpm e alcune società, fra le quali la BPlus e la Sisal: avrebbero ricevuto affidamenti da parte della banca milanese in cambio di presunte "mazzette". L'esposto di Bonomi potrebbe neutralizzare i due concorrenti nel settore dei giochi perché metterebbe a rischio il rinnovo della concessione, con un risvolto economico non indifferente.

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Il mercato ha un valore stimato di circa 90 miliardi di euro e una buona fetta è occupata proprio dalla BPlus e dalla Sisal. Secondo le accuse depositate a Londra, invece, Bonomi, come presidente della Bpm, si sarebbe macchiato dei reati di calunnia e avrebbe commesso atti illeciti, omettendo le comunicazioni al consiglio di amministrazione per non aver sollevato nei luoghi opportuni i suoi conflitti di interesse nel mondo dei giochi. Reati che ricadono anche nel penale.

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Nelle riunioni in cui sono stati presi i provvedimenti contro i suoi concorrenti, Bonomi si sarebbe dovuto astenere. Resta poi il nodo dei 150 milioni di euro che la Bpm ha prestato a BPlus. La società, grazie agli incassi dei giochi, ha ripagato quasi tutto il prestito, circa 120 milioni, ma si trova ad avere vincolata una garanzia pari all'intero importo di 150 milioni pur dovendo ancora restituire poco più di 30 milioni. Anche qui il braccio di ferro potrebbe finire in un aula di Tribunale.

 

 

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