SOTTO IL PROFUMO NIENTE - RINNOVAMENTO MPS? LE FACCE SONO SEMPRE LE STESSE - PROFUMO E VIOLA AFFIDANO IL MONITORAGGIO DELLE “BOMBE FINANZIARIE” ALLA EIDOS, DI CUI E’ SOCIO DI PESO RICCARDO BANCHETTI - A SIENA RICORDANO BENE L’EX TOP MANAGER DI LEHMANN: DALLA SUA “SCUDERIA” SONO PASSATI FIOR DI VENDITOR DI QUEI DERIVATI CHE HANNO AFFOSSATO MPS: I FRATELLI MAROLDA, RICCI, SCHIRALDI - E VIOLA “CHIAMA” PURE ENZO CHIESA…

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Vittorio Malagutti per L'Espresso

Sempre gli stessi nomi. Sempre le stesse facce. Sempre le stesse sigle. Per quasi un decennio una corte eterogenea di finanzieri, un pugno di professionisti del denaro, ha guadagnato una montagna di soldi alle spalle del Monte dei Paschi. Il fatto sorprendente, però, è che i medesimi soggetti si son trovati a recitare ruoli diversi a seconda dei tempi e delle circostanze. Ruoli spesso incompatibili tra loro. Venditore, compratore, arbitro, garante.

Profumo AlessandroProfumo Alessandro

Dentro e fuori dalla scena come da una porta girevole, i fortunati protagonisti di questa storia moltiplicano i profitti personali sotto forma di bonus e premi vari (anche se i magistrati sospettano ben altro) e riescono a portare ingenti utili alle banche per cui lavorano, che quasi sempre sono famose griffe internazionali della finanza. Deutsche Bank, Dresdner Bank, Lehman (fallita nel settembre 2008), Nomura.

FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHIFABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI

Le cronache di questi giorni hanno cucito l'abito dell'uomo nero addosso a Gianluca Baldassarri, l'ex direttore finanziario di Mps, licenziato a febbraio 2012. Baldassarri, però, non ha fatto tutto da solo. Gli strumenti derivati che, secondo le ultime ricostruzioni, avrebbero scavato buchi per centinaia di milioni nei bilanci di Mps, sono stati costruiti da tecnici e poi piazzati da venditori che hanno un nome e un cognome.

Professionisti come Raffaele Ricci, Dario Schiraldi, i fratelli Alberto e Giovanni Marolda. Tutti manager ben conosciuti negli ambienti finanziari nostrani, se non altro perché tra il 2004 e il 2008 hanno bussato a molte porte, non solo banche ma anche fondazioni, casse previdenziali, enti locali, per proporre la loro merce. Sarà la magistratura a individuare eventuali responsabilità penali. C'è un filo rosso, però, che lega tra loro queste persone. Un filo rosso che giunge fino ai giorni nostri.

MONTE DEI PASCHI DI SIENAMONTE DEI PASCHI DI SIENA

Meglio cominciare dalla fine, allora. Meglio prenderla dalla coda la storiaccia brutta di Monte dei Paschi. Perché tra contratti capestro, miliardi in fumo, vigilanti distratti e conflitti d'interessi assortiti, il tutto amplificato e distorto dalla bagarre elettorale, si rischia davvero di scivolare sulle bucce di banana dei si dice. Partiamo dall'ultimo giro di giostra, quando nei giorni scorsi la crisi di Mps si trasforma all'improvviso in un colossale scandalo finanziario.

All'improvviso? Mica tanto, se fin dall'estate scorsa, da poco sbarcati al vertice della banca, il presidente Alessandro Profumo e l'amministratore delegato Fabrizio Viola ingaggiano la società di consulenza Eidos partners per individuare e smontare quelle bombe a orologeria finanziaria piazzate nel bilancio del Monte durante la precedente disastrosa gestione, quella dell' ex presidente Giuseppe Mussari.

La scelta di Profumo non farebbe una piega se non fosse che uno dei soci di riferimento di Eidos, per il tramite della società londinese Pactum advisers, è Riccardo Banchetti. A Siena conoscono bene Banchetti, per anni top manager della Lehman. E la banca d'affari Usa ha concluso diverse operazioni con il Monte gestito da Mussari e con la Fondazione che lo controlla. Molti affari comuni in campo immobiliare ma non solo. Conflitto d'interessi tra il Banchetti partner (via Lehman) della vecchia gestione di Mps e il Banchetti nuovo, il ristrutturatore? No, è la risposta delle fonti vicine a Pactum-Eidos, perché Lehman non ha mai venduto derivati a Mps.

DEUTSCHE BANKDEUTSCHE BANK

Va segnalata, però, un'altra coincidenza. L'estate scorsa tra i partner della londinese Pactum viene arruolato Enzo Chiesa, fino a pochi mesi prima direttore generale della Popolare di Milano. Chiesa si è lasciato alle spalle una scia di veleni. La procura di Milano indaga su di lui in due diverse inchieste per truffa. Una riguarda il prestito cosiddetto convertendo della Bpm a suo tempo piazzato tra migliaia di clienti che hanno così subìto perdite pesantissime.

È opportuno che Mps abbia affidato un incarico tanto delicato a un ex banchiere coinvolto in questo tipo di indagini? La scelta può essere in parte spiegata con l'amicizia di vecchia data che lega Viola e Chiesa, che hanno lavorato insieme alla Popolare Milano. In ambienti finanziari si racconta che appena nominato a Siena, il nuovo direttore generale di Mps tentò di ingaggiare Chiesa per un ruolo di vertice. La nomina saltò anche per l'intervento di Bankitalia.

NOMURANOMURA

A quanto pare Viola non vuole proprio rinunciare al suo ex collega, che è comunque salito sul Monte, questa volta nei panni di consulente. Le coincidenze però non finiscono qui. A ben guardare, infatti, si scopre che molti dei manager delle banche internazionali che hanno piazzato a Siena i loro prodotti ad alto rischio sono legati da almeno un'esperienza in comune. Schiraldi, Ricci, Marolda: tutti sono passati dalla Lehman guidata da Banchetti. E quest'ultimo adesso è stato ingaggiato da Profumo per disinnescare i derivati di Mps.

Gianpiero FioraniGianpiero Fiorani

Viaggiava alla grande la compagnia di giro dei derivati negli anni del denaro facile, prima del grande crollo. Neppure allora, però, è andata sempre a finire nel migliore dei modi. Schiraldi, per dire, che lavora per Deutsche Bank a Londra, era un punto di riferimento anche per la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. Nelle carte dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Milano del 2005 viene più volte citato proprio Schiraldi (non indagato). In quel periodo, il manager Deutsche si è aperto un varco anche al Monte. Ed ecco che nasce Santorini, un altro prodotto strutturato che rischia di provocare perdite per centinaia di milioni nei conti di Mps: è una bomba inesplosa con il marchio di Deutsche Bank.

A quell'epoca erano molto attivi anche i fratelli Giovanni e Alberto Marolda. Il primo, il più giovane dei due, lavora in Dresdner Bank per poi passare nel 2006 alla Lehman dove rimane fino al crac del 2008. Alberto Marolda invece esordisce in Lehman, ma già alla fine degli anni Novanta si mette in proprio per fondare insieme ad altri partner la società di gestione Tarchon di Londra. Baldassarri si fida di loro. E compra.

mussari gisueppemussari gisueppe

Nel portafoglio di Mps finiscono così gli hedge fund con il marchio Tarchon. E anche uno strumento finanziario più complesso denominato Anthracite. Il valore di quest'ultimo, definito un'obbligazione strutturata, varia in base alle quotazioni dei fondi Tarchon, mentre la garanzia del capitale era assicurata da Lehman. Insomma è quasi un affare di famiglia. Gli hedge fund fanno capo al Marolda maggiore, mentre a partire dal 2006 Giovanni Marolda è uno dei capi della divisione commerciale europea della Lehman.

Il clamoroso fallimento della banca d'affari americana, evento che apre formalmemte la crisi globale, provoca un crollo del valore di Anthracite e costringe gli investitori che avevano puntato su questo strumento a correre ai ripari ingaggiando altri istituti che sostituiscono la loro garanzia a quella di Lehman. È il caso di una grande cassa previdenziale come Enasarco, molto esposta su Anthracite.

Anche il Monte finisce nei guai, ma all'esterno non si viene a sapere nulla. E rimane a lungo un mistero anche un'altra struttura fonte di ingenti perdite come Alexandria, venduta nel 2006 a Mps da Dresdner Bank, dove insieme a Marolda junior lavorava anche Ricci. Di lì a poco i due colleghi passano insieme a Lehman e nel 2008 approdano a Nomura.

A causa del crollo dei mercati Alexandria diventa un buco nero. Serve in fretta qualcuno che metta una toppa. Ed ecco che spunta Ricci, questa volta con la casacca di Nomura. Tocca a lui nel 2009 trattare con Siena. Alexandria viene sostituita da un pronti contro termine da 3 miliardi su un Btp con scadenza 2034.

Una catastrofe. L'impennata degli spread manda a picco anche la scialuppa di salvataggio fornita da Nomura. Chi ci guadagna? Paga per tutti il Monte dei Paschi che compra i prodotti, per così dire, made in Marolda. Prodotti a volte molto rischiosi, a volte meno. Di sicuro strutture come Alexandria e Santorini, per citare le due più onerose tra quelle acquistate a scatola chiusa da Mps, hanno il simpatico effetto collaterale di produrre un mare di commissioni per chi le vende. Un ottimo affare. Per loro.

 

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