‘’LA VERITÀ È CHE ORMAI LA FERRARI È AMERICANA’’ - CON LA QUOTAZIONE A WALL STREET E LA SUA USCITA DA MARANELLO, MONTEZEMOLO HA DETTO DI TEMERE CHE LA FERRARI POSSA “DIVENTARE COME LA LAMBORGHINI”

Le logiche di business che dominano il mondo Fiat le conosce bene Montezemolo. Giovedì prossimo il consiglio esaminerà il resoconto semestrale della gestione. Potrebbe essere il momento dell’addio. Che è scontato, sebbene lui le dimissioni non le abbia date. Un accordo si troverà…

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Corriere.it

 

È un addio amaro. Le parole di Sergio Marchionne non lasciano margini di incertezza. Luca Cordero di Montezemolo tuttavia sente di non avere le responsabilità che si vede attribuire. È amareggiato, il presidente della Ferrari, racconta chi ha raccolto il suo sfogo.

 

Essere messo alla porta perché da sei anni il Cavallino Rampante non riesce a conquistare il titolo mondiale della Formula 1, brucia. Quando nel 2000 Michael Schumacher riuscì a conquistare il suo primo titolo, ricordava ieri, «erano 21 anni che Maranello non vinceva un campionato mondiale. La Mercedes l’ultimo lo ha vinto nel 1955».

 

MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN MARCHIONNE MONTEZEMOLO YAKI ELKANN

Scorrendo il nastro dei 23 anni alla guida della Ferrari, di cui il manager bolognese è stato anche direttore sportivo, si trovano 14 titoli mondiali, di cui 8 costruttori, e 118 vittorie nei Gran premi. Ieri Montezemolo il film lo ha ripercorso per intero. Con grande dispiacere perché a fare da sottofondo c’erano le parole di Marchionne che rimbalzavano da Cernobbio.

 

La durezza dei toni l’ha scosso. «Ingenerose» le avrebbe definite. Insieme al film degli anni a Maranello nella testa di Montezemolo ieri scorreva in realtà tutta la sua storia, legata a doppio filo alla Fiat e alla famiglia Agnelli. E nei racconti c’era commozione. Ha ricordato quella drammatica domenica di maggio del 2004.

 

Non erano stati ancora celebrati i funerali di Umberto Agnelli che l’allora amministratore delegato del Lingotto, Giuseppe Morchio, tentò con una manovra di prendersi l’azienda. Fu messo alla porta e Susanna Agnelli chiese senza esitare a Montezemolo di assumere il comando. In uno dei momenti forse più difficili per la Casa torinese. Era persino a rischio la sopravvivenza del gruppo.

 

MARCHIONNE MONTEZEMOLO MARCHIONNE MONTEZEMOLO

Ci resterà fino al 2010 lasciando il timone a John Elkann che però gli riservò un posto nel consiglio di amministrazione della Fiat. Un posto che non è stato confermato nella nuova Fca, la società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler e che il 13 ottobre debutterà a Wall Street.

 

L’obbligo di dotare il nuovo board di un certo numero di consiglieri indipendenti, come vogliono le buone pratiche delle grandi corporation, lo ha escluso. Come presidente Ferrari non aveva i requisiti. Chi lo conosce bene racconta che la decisione di lasciarlo fuori, «estromesso senza nemmeno una parola di ringraziamento», sia all’origine della frattura. Giovedì scorso era atteso a Villar Perosa alla festa per i 10 anni di matrimonio di John Elkann e Lavinia Borromeo. Non si è visto.

 

In cuor suo Montezemolo il capitolo lo ha già chiuso. «È finita un’epoca» ha confidato, «la verità è che ormai la Ferrari è americana». E qui è partito un altro spezzone del film, in cui il manager racconta di quando l’Avvocato Agnelli comprò la Ferrari per tenerla in Italia ed evitare proprio che finisse nelle mani degli americani. La voleva la Ford.

MARCHIONNE MONTEZEMOLO MARCHIONNE MONTEZEMOLO

 

Ora, con la quotazione a Wall Street e la sua uscita da Maranello, ha detto di temere che la Ferrari possa «diventare come la Lamborghini». Certo, guardando agli investitori americani, e non solo, la Ferrari rappresenta un indubbio atout per la nuova Fca avviata sulla strada della Borsa. È l’oggetto dei desideri per eccellenza, «il marchio più conosciuto al mondo» ricordava il manager, confessando che non sarebbe sorpreso se alla fine fosse Marchionne a diventare presidente della Ferrari.

MARCHIONNE MONTEZEMOLO MARCHIONNE MONTEZEMOLO

 

Le logiche di business che dominano il mondo Fiat le conosce bene Montezemolo. Ovvio. Ma fatica ad adattarle a una storia fatta soprattutto di passione e sentimenti. Anche di risultati economici, certo. In questo non è così distante da Marchionne. E forse è uno dei motivi dell’amarezza confessata agli amici per un «divorzio che si consuma nell’anno record per i conti della Ferrari». Giovedì prossimo il consiglio esaminerà il resoconto semestrale della gestione. Potrebbe essere il momento dell’addio. Che è scontato, sebbene lui le dimissioni non le abbia date. Un accordo si troverà.

 

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