WALL STREET, ORA ZERO - LE PRINCIPALI BANCHE AMERICANE (PIÙ UBS, CREDIT SUISSE E DEUTSCHE) FANNO TESTAMENTO: IL GOVERNO USA LE HA OBBLIGATE A PREDISPORRE I PIANI DI EMERGENZA IN CASO DI FALLIMENTO, PER EVITARE UNA RIEDIZIONE DEL CRAC LEHMAN - NEI PIANI, MOLTI AUTO-INCENSAMENTI, POCHI DETTAGLI, E IL SOLITO SISTEMA DELLA “BAD BANK”: SALVARE IL SALVABILE E FARE AFFONDARE (A SPESE DEGLI ALTRI) LA PARTE MALATA DELLA BANCA…

Condividi questo articolo


1- LE GRANDI BANCHE FANNO TESTAMENTO
Alessandro Alviani per "la Stampa"

JPMORGANJPMORGAN

Mai più Lehman Brothers. Per evitare che il crollo di un istituto sistemico trascini sull'orlo del precipizio l'intero sistema finanziario globale e colga impreparati i mercati e gli attori politici, come nel 2008, nove grandi banche internazionali sono state costrette dalle autorità di vigilanza statunitensi a scrivere il loro «testamento», secondo quanto anticipato dall'Handelsblatt e poi confermato dalle autorità Usa. Un piano in cui descrivono nel dettaglio come potranno essere liquidate in caso di fallimento.

BANK OF AMERICABANK OF AMERICA

Cosa potrà essere salvato, cosa dovrà essere chiuso: tutto nero su bianco in alcuni documenti diffusi dalla Fed e dal fondo di garanzia dei depositi Fdic. In realtà i piani resi pubblici, lunghi in genere una trentina di pagine, sono solo un estratto delle migliaia di pagine depositate presso Fed e Fdic. La maggior parte delle mosse d'emergenza e dei dati più sensibili restano insomma segreti.

A fare testamento sono state le statunitensi Jp Morgan, Bank of America, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Citigroup, più altre quattro banche straniere con una forte presenza negli Usa: le svizzere Ubs e Credit Suisse, l'inglese Barclays e la tedesca Deutsche Bank. I testamenti, che sono un risultato del «DoddFrank-Act», con cui la politica statunitense vuole evitare il ripetersi di una crisi come quella scoppiata nel 2008, dovrebbero aiutare a capire come sono organizzati e quanto sono intrecciati a livello sovranazionale gli istituti e come operare in uno scenario di emergenza, agendo in fretta e limitando i costi per i contribuenti.

morgan stanleymorgan stanley

Le «ultime volontà» di Deutsche Bank prevedono ad esempio che la prima banca tedesca venga spezzettata in caso di crac: le parti sistemiche finirebbero in una «bridge bank», che verrebbe controllata dal fondo salva-banche tedesco Soffin. Ciò consentirebbe di dividere la parte «buona» (cioè importante dal punto di vista sistemico) da quella «cattiva» (non sistemica) e di limitare gli aiuti pubblici solo agli asset buoni. La «bridge bank» dovrebbe poter fornire liquidità anche al braccio statunitense di Deutsche Bank.

LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpegLA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg

Una parte delle operazioni negli Usa verrebbero vendute a terzi, altre verrebbero chiuse. Il tutto si verificherebbe in modo ordinato e con turbolenze minime per l'intero sistema, assicura il testamento. Una valutazione positiva che si ritrova anche nei piani delle altre otto banche, le quale si mostrano convinte che oggi il fallimento di un istituto non farebbe tremare tutto il sistema come quattro anni fa.

Il problema: la premessa da cui partono Fed e Fdic è che solo dei singoli istituti vacilleranno e che i mercati continueranno a funzionare in modo normale. Possibile? Probabilmente, è la velata critica inserita nel testamento di Goldman Sachs, le circostanze che porteranno al tracollo di una banca sistemica saranno diverse da quelle qui ipotizzate.

CREDIT SUISSECREDIT SUISSE


2- IL PIANO "ORA ZERO" PER EVITARE UN NUOVO DISASTRO LEHMAN
Sono 125 le banche Usa che dovranno presentare un piano d'emergenza entro la fine del 2013. Secondo Handelsblatt, però, gli istituti di credito non hanno dato molti dettagli in sede di presentazione: anche le esposizioni "un po' più generose di dettagli" come quelle della prima banca tedesca e di JP Morgan "non hanno lasciato la possibilità di sbirciare le carte". Alcuni istituti hanno usato l'occasione per tessere lodi del loro operato, altri per ironizzare sul 'testamento'. E complessivamente, dice ancora il giornale, nella maggioranza dei casi le vie di uscita dalla eventualità di una crisi sono state "declinate in maniera astratta". Deutsche Bank ha "lasciato intendere" - si legge ad esempio - che nel caso in cui scoccasse un'ora zero il legislatore americano "dovrebbero lasciar agire indisturbato l'organismo di sorveglianza tedesco Bafin".

 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…