CAFONALINO – QUESTO ALBERGO E’ UNA CASA: CELEBRAZIONE (CON LIBRO) PER L’HOTEL LOCARNO, IL “PORTO FRANCO” DEGLI ARTISTI A ROMA, DA SCHIFANO A GIOSETTA FIORONI, DA MILENA CANONERO AD ALAIN ELKANN

Tra le mura dell’hotel dietro Piazza del Popolo, sono passati artisti, intellettuali, attori e scrittori, e un libro di foto ne racconta i luoghi e le storie – E’ l’hotel de charme che ha incantato e allettato l’avanguardia artistica di ieri come il mondo del cinema di oggi…

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Still Roma, grandi bevute alla presentazione all'Hotel Locarno

 

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

 

vista panoramica vista panoramica

Da http://roma.virgilio.it/  - Stile ed eleganza per il party di presentazione del libro “STILL ROMA. Hotel Locarno con vista”, a cura di Eleonora Flammini e Maureen Audetto pubblicato da Electa, presso l’Hotel Locarno di Roma. Il libro, che include una presentazione di Francesco Moschini, propone fotografie di Sofie Barfoed, Jared Buschang, Eleonora Flammini, Marco Flammini, Marily Konstantinopoulou e Alexandra Lethbridge.

 

 

Prefazione di Francesco Moschini al libro STILL ROMA. Hotel Locarno con vista”, a cura di Eleonora Flammini e Maureen Audetto pubblicato da Electa

 

stuzzichini per gli ospiti stuzzichini per gli ospiti

Ci troviamo finalmente di fronte a un libro “insolito” nella sterminata bibliografia su Roma, dove il coraggio dell’azzardo di Eleonora Flammini e Maureen Audetto, con la loro nuova agenzia fotografica internazionale “Silverlake” da spazio a una ristretta cerchia di giovani fotografi, provenienti da diverse aree geografiche, per rileggere Roma attraverso un luogo circoscritto come l’Hotel Locarno, facendo di questa presenza architettonica un punto privilegiato per osservare la città attorno.

 

sandro pagliero francesco moschini e seredita papaldo sandro pagliero francesco moschini e seredita papaldo

Con il disincanto di non dover sentir il peso della storia accumulata e stratificata, i sei giovani fotografi, attraverso la disseminazione, la disarticolazione, la diluizione dell’immagine, la frammentazione e infine con una rilettura ricomposta in nome di una ricercata totalità, restituiscono di quel luogo segreto una capacità di riverbero oltre i propri ristretti confini. Il libro si trasforma cosi in una riscoperta di un luogo preciso che in maniera caleidoscopica restituisce frammenti di vita vissuta, storie intrecciate, rimossi percorsi culturali ed esistenziali. Si dovrebbe far riferimento alla poeticità analoga di un film di Ettore Scola “Una giornata particolare”, per ritrovare la stessa idea di riconsacrazione di un’architettura, vera protagonista di quel film, come lo era il caseggiato intensivo di Mario De Renzi, a via XXI Aprile.

samantha ghergo samantha ghergo

 

Si riannodano tra loro così nel libro, gli slittamenti della vita che scorre oltre il portale, dove l’inatteso e l’inconsapevolezza dei protagonisti­passanti scandisce il tempo che fluisce di Eleonora Flammini; le zoomate, la messa a fuoco, con la vertigine dell’eccesso di voyeurismo, delle riletture di Marco Francesco Flammini, sulla via di un avvicinamento all’insondabilità del mistero, vero e proprio omaggio al “Blow up” di Michelangelo Antonioni; le magmatiche contaminazioni barocche, alla riscoperta dell’anima più intima di Roma di Sofie Barfoed, con le sue accelerazioni e stratificazioni­deflagrazioni; la paziente ricerca dei frammenti, dei sedimenti naturalistici, alla riscoperta di tracce, di memorie, da far riaffiorare di una Roma da riscoprire, di Marily Konstantinopoulou; l’irruenza delle distorsioni con cui si presentano alla ribalta le immagini di Alexandra Lethbridge, oscillanti tra immaginario pop e dinamismo da avanguardia sovietica, infine la totalità ricercata e poi parcellizzata, in una idea di visione del mondo come brulichio di Jared Buschang.

roberto wirth roberto wirth

 

Si riscoprirà così attraverso questo libro che anche un’architettura, trascurabile e senza enfasi nel suo proporsi, è riuscita a radicarsi in maniera autorevole, contribuendo a conferire alla città l’aspetto di un grande campo di sperimentazione. Anche se l’architettura ha dovuto sempre confrontarsi con le diverse preesistenze storiche e con le loro memorie stratificate.

 

terry marocco e roberto dagostino terry marocco e roberto dagostino

Tutto ciò proprio a Roma, passata senza soluzione di continuità attraverso le fasi storiche che l’hanno rimodellata (se si esclude quella ottocentesca), così determinante per le altre grandi città europee e che le sarebbe stata salutare per svolgere oggi il ruolo di metropoli. In una città cosi, in cui nessuna cosa sembrava poter avere inizio ma semmai molte cose potevano finire, anche l’architettura “senza qualità” (Robert Musil), ha trovato una grande capacità di condizionare la percezione della città.

 

pino corrias nicole e melania rizzoli pino corrias nicole e melania rizzoli

Ma bisognerà andare a rileggere, senza nostalgici recuperi, tutto ciò su cui si è scagliata la furia iconoclastica di chi pensa che l’architettura a Roma si sia fermata dopo la sua elezione a capitale d’Italia, e considera negativo, quindi, tutto quanto si è costruito poi, trovando in ciò una strana alleanza con la peggior cultura “romanista”.

 

Vorremmo così, che ogni esempio di frammento di città come quello dell’Hotel Locarno rimandasse ai pur numerosi, assai vicini tra loro idealmente, che costituiscono un tessuto connettivo di questa Roma moderna con la sua compattezza formale e con la sua identità culturale. A questa hanno contribuito in forza uomini straordinari, chi, con piccoli ma straordinari “a solo”, chi, con un diffuso e concitato colloquio continuo, chi, pur “straniero”, ha fatto solo brevi incursioni, lasciando piccole “frecce poetiche” e segni indelebili, e chi, più giovane, solo pensando la città, ne ha dato delle prefigurazioni diventate ormai parti integranti di quel volto di Roma cui tutti guardano con immutato stupore.

pino corrias e nicole pino corrias e nicole

 

Artisti, intellettuali, attori e scrittori nazionali e internazionali hanno da sempre fatto dell’hotel Locarno il proprio punto di riferimento e il luogo privilegiato di confronto con la città di Roma. Non solo per la peculiarità del luogo in cui si trova, vicino com’è a Piazza del popolo, ma anche per quella sua vocazione da sempre manifesta di proporsi e al tempo stesso stemperare la stessa idea di albergo. Anche perché, caso abbastanza insolito per una struttura alberghiera prima che dilagasse il concetto di albergo “diffuso”, in realtà dalla metà degli anni Venti in poi, il Locarno occupava solo tre piani dell’edificio in cui è collocato, per il resto abitato da inquilini diversi.

 

pilar xavedra e sofia rinaldo pilar xavedra e sofia rinaldo

La condivisione quindi dell’antica proprietà dell’albergo da parte della famiglia Turchi almeno fino ai primi anni ’50 dei soli primi tre piani dello stabile, doveva fare i conti con le “riottosità” degli altri condomini di cui sicuramente Albert Latcha, americano di origine polacca, di cui si favoreggiava nell’immediato dopoguerra si trattasse di un personaggio legato all’informazione ambientale del contesto romano, rappresentava una personalità di spicco anche nell’arginare il concetto stesso di struttura alberghiera.

paola lucisano paola lucisano

 

Era stato proprio lui a far rimuovere la pensilina liberty dell’albergo perché troppo connotante e sempre a lui si doveva l’imposizione dell’ingresso “laterale” dello stesso albergo, quasi a ristabilire una sottolineata non interferenza tra il perbenismo condominiale e il carattere dimesso dell’albergo stesso.

 

Ma il vissuto del signor Albert va ad intrecciarsi con una storia ancora più importante quando lo stesso affitta e ospita nel suo grande appartamento, al quinto piano, Marcello Pagliero con la moglie Guenda, la sorella di questa, Caterina e la loro madre. Se questi nomi a prima vista potrebbero apparire trascurabili va ricordato subito che Marcello è lo straordinario Ingegnere comunista Manfredi che nel film “Roma città aperta” di Rossellini interpreta una delle parti fondamentali del film come capo della Resistenza. Ma dello stesso Rossellini lui è da tempo aiuto operatore con Carlo Di Palma e Gianni Di Venanzo, così come lo sarà per un altro capolavoro del neorealismo italiano come “Paisà”.

michel martone michel martone

 

A metà degli anni ’50 Guenda, la moglie, che da tempo frequenta Mario Mafai, lascia l’appartamento con il figlio Sandrino, per avvicinarsi al grande artista che aveva lo studio a Trastevere. Mafai in quegli anni è ancora il grande interprete della mitica “Scuola di Via Cavour”, ma sta stemperando le accensioni cromatiche delle “demolizioni”, le fantasmagorie caricaturali delle “processioni”, verso un’astrazione più lirica che lo condurrà dai pochi lacerti dei fiori essiccati alle inquietudini delle corde che campeggiano filamentose in squarci di pittura totale.

melania rizzoli melania rizzoli

 

Caterina, la sorella, per tutti Katy, coltiva nell’appartamento sopra il Locarno, le proprie amicizie con artisti quali Renato Guttuso e Alberto Ziveri con frequentazioni e nutriti epistolari ma con una sua personale vocazione artistica di grande poeticità, pur nella marginalità in cui sa mantenere il proprio ruolo. La cosa straordinaria è che nell’appartamento, fino alla sua scomparsa, Guenda e la madre continuano ad ospitare il signor Albert, proprietario dell’appartamento. E’ in quegli stessi anni che l’albergo Locarno inizia la propria espansione verso l’alto e non solo.

melania rizzoli e roberto dagostino melania rizzoli e roberto dagostino

 

Nel frattempo l’albergo “in crescita”, si espande con presenze significative che hanno segnato sempre di più la propria connotazione culturale. Luca Brasini, figlio del visionario architetto dell’“Urbe Massima”, realizza in chiave modernista il bar dell’albergo che col piccolo giardino e l’adiacente ristorante Poldo diventa un polo di attrazione.

 

mariaelena mariongiu mariaelena mariongiu

Ma anche Poldo, merita una digressione, perché il suo ristorante “la Lampara” si segnala non solo e non tanto per le frequentazioni del mondo cinematografico, ma perché lui stesso, Leopoldo Bendandi, un gigante grande e grosso, comincia a lavorare nel cinema dove trionfa in un film, come “Viva Maria”, con Claudia Cardinale e Brigitte Bardot. Ma è nei primi anni ’60 che il Locarno conosce una vera crescita esponenziale, grazie alla riscoperta che ne fanno gli autori della Beat Generation, come Jack Kerwac che doveva spesso essere riaccompagnato alla sua stanza di albergo al Locarno mentre Gregory Corso si perdeva nei dintorni di Piazza del Fico.

 

marco flammini francesco moschini luigi ontani marco flammini francesco moschini luigi ontani

Sono gli anni in cui i giovani artisti romani, conosciuti come “La scuola di Piazza del Popolo” da Schifano a Giosetta Fioroni, da Tano Festa a Franco Angeli, si incontrano di giorno da Rosati e rifluiscono di sera al Locarno e da questa postazione intrecciano una sorta di “sguardo incrociato” con gli amici, così vicini ma così lontani, come Achille Perilli, Gastone Novelli, Ettore Sordini, Franco Libertucci e gli architetti Franco Purini, Mario Seccia, Antonio Pedone tra gli altri, che si incontrano invece al bar di fronte appena aperto, il mitico Doc di Mara Coccia. Il nuovo bar si contrappone al Locarno per essere il luogo dove esplode la musica Rock, dai Beatles ai Rolling Stones, la moda di Mary Quant in un’ambientazione acidula del locale dovuta a Ignazio Signoriello che lascerà nei dintorni altre frecce poetiche negli azzardi dei suoi interior design di altri luoghi di ristorazione.

 

luigi ontani luigi ontani

Altre polarità concorrenti, rispetto alla centralità del Locarno, diventeranno poi il bar di Plinio De Martiis, più in là, all’angolo con Via Ripetta, a far quasi da sentinella, con la sua galleria “La Tartaruga” proprio difronte, a questo vero e proprio enclave di intellettuali su cui, faranno giungere la propria distanza siderale la coppia Elsa Morante e Alberto Moravia. I due scrittori abitavano proprio a ridosso dell’albergo Locarno, in posizione strategica tra il nuovo Plinio e il “Vero Albano” del mitico Mondino dove, alla frugalità delle portate corrispondeva però una capacità attrattiva di “insperate solitudini”, per cui poteva capitare di trovarvi a pranzo da Carlo Scarpa a Gino Pollini.

 

libro presentato libro presentato

Ma, aldilà degli altalenanti flussi delle frequentazioni intellettuali il Locarno, ha continuato da sempre ad essere il rifugio segreto di personalità che li vi hanno fissato per lungo tempo la propria dimora come Giancarlo Fusco e chi più saltuariamente vi ha sempre fatto approdo. Penso così alle “turbolenze” di Tano Festa che, alloggiato al primo piano del Locarno, doveva rintuzzare le incursioni di “Romoletto”, sempre in attesa di ricevere il saldo dei “buffi” contratti con lui da Tano.

 

ixie ixie

Romoletto lo allarmava dalla strada, minacciandolo che fossero in arrivo i Carabinieri, costringendolo così a continue fughe precipitose, che a lui consentivano così di appropriarsi di qualche opera del Maestro.?Credo che la presenza di Milena Canonero, la grande costumista di Kubrick, proprio tra gli intrecci sapienti della carta da parato e dei mobili del Locarno e all’interno di alcuni suoi bui anfratti, abbia maturato la sapiente calligrafia di Berry Lyndon cosi come la struggente visionarietà di Shining.

invitato con bouquet di fiori invitato con bouquet di fiori

 

Allo stesso modo gli artisti che più vi hanno soggiornato da Eliseo Mattiacci agli artisti che compaiono in questo stesso volume ma anche le presenze più anomale come quella reiterata di Paolo Rossi possano dar testimonianza di come questo luogo che si chiama Hotel Locarno sia stato per tutti una sorta di approdo se non di miraggio di un approdo sempre atteso.

 

 

 

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