
“ESSERE PUTTANA NON È QUALCOSA DI CUI VERGOGNARSI, NE VADO FIERA. PUDORE E VERGOGNA SONO NEMICI DEL PIACERE” – PARLA GIULIA ZOLLINO, ANTROPOLOGA, EDUCATRICE SESSUALE, MA ANCHE “SEX WORKER” SU ONLYFANS: “SUI SOCIAL SPIEGO LA TEORIA, SU ONLYFANS LA PRATICA. AIUTO LE PERSONE A SENTIRSI LIBERE MOSTRANDO ME STESSA E IL MIO CORPO. QUESTO LAVORO È STATO UN MEZZO PER ESPRIMERE LA MIA SESSUALITÀ E UNA SCELTA ECONOMICA…” - VIDEO
Estratto da www.leggo.it
Sdoganare i tabù che ruotano intorno al sesso è la sua missione. «Pudore e vergogna sono nemici del piacere» e Giulia Zollino li combatte. […]È un'antropologa, educatrice sessuale, ma è anche una sex worker. […] «Non soltanto da educatrice che si pone sul piano ‘teorico’, ma anche nella pratica, aiutare le persone a sentirsi libere mostrando me stessa e il mio corpo e il mio modo di fare sesso», racconta a La Repubblica.
«IL SEX WORK È UNA FORMA DI AUTODETERMINAZIONE»
L'interesse a esplorare il mondo della sessualità si accende all'età di 19 anni. Nonostante ci sia ancora parecchia resistenza nel riconoscere il sex work come un lavoro, Giulia lo rivendica in quanto «forma di autodeterminiazione e simbolo dell'empowerment femminile».
«Dopo anni di vergogna, questo lavoro è stato un mezzo per esprimere la mia sessualità e goderne. Oggi è anche una scelta economica: è un lavoro, punto», spiega. […] La creator non nasconde che questa scelta, però, abbia avuto un costo. Ne sono un esempio le occasioni di lavoro perse. […] «Serve una rivoluzione culturale, a partire dal linguaggio, passando per l’educazione sessuale, che oggi manca quasi del tutto nelle scuole».
A tal proposito ricorda il suo intervento per TEDx intitolato "Put**na e Fiera". «Un testo di cui non cambierei nulla. (Utilizzare quella parola, ndr.) per me significa depotenziare, diminuire il suo potenziale di ferire. Non è un insulto, è una parola che dal mio punto di vista definisce una libertà. Libertà e disobbedienza, che rivendico, e di cui mi sono riappropriata. Per me essere put**na non è qualcosa di cui vergognarsi», conclude.
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