nick clegg e mark zuckerberg 1

QUANTO È DIFFICILE CHIEDERE SCUSA, ZUCK - FACEBOOK SAPEVA BENISSIMO DEI DANNI PROVOCATI SUI GIOVANI EPPURE NON HA FATTO NULLA PER EVITARLI: ORA MARK ZUCKERBERG E NICK CLEGG SI SONO LIMITATI A DIRE CHE NON È COLPA LORO SE ESISTONO ADOLESCENTI INSICURI ED EX PRESIDENTI PERICOLOSI - DOPO IL BLACKOUT CATASTROFICO E GLI UTENTI CHE SI SPOSTANO SEMPRE PIÙ SU TIKTOK, ALL'ORIZZONTE C'È PURE LA MINACCIA DI UN INTERVENTO DELLA FEDERAL TRADE COMMISSION...

1 - FACEBOOK E NICK CLEGG: MA CHE COLPA ABBIAMO NOI

Edoardo Segantini per “L’Economia - Corriere della Sera

 

NICK CLEGG E MARK ZUCKERBERG

Che Facebook sia diventata quasi uno stato è dimostrato dal fatto che il suo vicepresidente affari globali e comunicazione è da tre anni Nick Clegg, ex vice primo ministro del Regno Unito nel governo conservatore di David Cameron.

 

Ma proprio la difesa di Clegg rispetto alle accuse rivolte alla società da Frances Haugen, ex product manager della società di Mark Zuckerberg, dimostrano che Facebook è anche una grande potenza amorale.

 

NICK CLEGG E MARK ZUCKERBERG

Haugen è la dirigente che, lasciata l'azienda, ha denunciato i comportamenti nocivi del social network per i bambini e per gli adolescenti: prima consegnando al Wall Street Journal i documenti interni riservati che dimostrano la consapevolezza dei danni provocati agli utenti più giovani, poi esponendosi alle telecamere della trasmissione giornalistica televisiva più famosa d'America («60 Minutes») e infine testimoniando in un'audizione parlamentare. L'aggettivo «amorale» definisce precisamente la linea di difesa adottata da Nick Clegg durante «60 Minutes».

 

mark zuckerberg nick clegg

La racconta sul Foglio Cecilia Sala quando descrive il cambio di strategia comunicativa dello statista-manager. Il quale, anziché chiedere scusa, spiega: 1. Che il mondo non è un pranzo di gala ma un postaccio in cui cattiverie e falsità sono ineliminabili.

 

2. Che Facebook ospita un terzo della popolazione mondiale e nessuno può chiedere a una singola azienda di indurre un terzo del mondo a comportarsi bene. 3. Che non è colpa di Facebook se esistono adolescenti insicuri ed ex presidenti pericolosi.

 

nick clegg 5

4. Che la piattaforma riproduce «ciò che di buono, di cattivo e di orribile c'è nell'umanità», ma prova ad «amplificare il bene e mitigare il male», che non si può eliminare. In realtà la società di Zuckerberg potrebbe fare molto di più per «mitigare il male».

 

La sua posizione ricorda invece, pur con le ovvie differenze, quella dei produttori di armi, sempre difesi dai repubblicani: il rifiuto delle responsabilità. La differenza tra i due mondi è che oggi Facebook è attaccata, anche se per ragioni diverse, sia dai repubblicani che dai democratici.

 

2 - TUTTI I GUAI DI ZUCKERBERG, UN GIGANTE SOTTO ASSEDIO

Mario Platero per “la Repubblica - Affari & Finanza

 

MARK ZUCKERBERG

Le ultime settimane per Facebook sono state drammatiche, pervase da problemi di immagine e operativi di vario genere. Intanto ci sono state le accuse di omertà del Wall Street Journal: un'inchiesta sugli impatti negativi per i giovani derivanti dall'utilizzo di Facebook che probabilmente varrà il Pulitzer.

 

Mark Zuckerberg, il fondatore, era al corrente di questi problemi, ma ha scelto di guardare da un'altra parte. C'è stato poi il catastrofico collasso tecnologico, inconcepibile in un contesto di normalità energetica e atmosferica, un blackout durato oltre cinque ore, una decina di giorni fa, che ha colpito le piattaforme principali del gruppo, Facebook ovviamente, ma anche Instagram e WhatsApp.

 

Frances Haugen al Senato 3

Infine le accuse implacabili di Frances Haugen, 37 anni, davanti alla sottocommissione Commercio al Senato per la protezione dei consumatori. La Hughes è una ex dipendente di Facebook che lavorava in un dipartimento costituito per proteggere gli utenti dal rischio di soprusi anche morali nell'utilizzo della piattaforma.

 

Frances Haugen al Senato 2

Ma dopo aver prodotto vari avvertimenti e denunce all'interno, il dipartimento fu smantellato. Ci sono state poi le reazioni dei senatori, che hanno minacciato ogni ritorsione possibile, a partire da quella di uno scorporo.

 

Insomma, peggio di così non poteva essere. Se oggi pensiamo a Mark Zuckerberg come a un gigante ferito, se l'assedio dei regolatori si stringe attorno alle sue tre piattaforme, sarebbe ingenuo non pensare che il problema dell'eccessiva concentrazione di potere riguarda tutti i grandi giocatori del settore hi tech.

 

MARK ZUCKERBERG

L'attacco a Facebook insomma potrebbe essere l'anticamera di una svolta epocale anche per gli altri colossi digitali, che già si confrontano in campo aperto e che potrebbero anche loro affrontare la tempesta bipartisan che si scatenerà presto sul loro settore. Parliamo ovviamente di Google, Apple, Amazon e Microsoft, già accorpate, insieme a Facebook, nel linguaggio comune delle procedure legislative sotto l'acronimo GAFAM.

 

Frances Haugen al Senato

Ma torniamo all'audizione di giovedì al Senato e alle parole della Haugen: «Sono qui oggi perché sono convinta che i prodotti Facebook danneggino i bambini, dividano il pubblico e indeboliscano la nostra democrazia».

 

Non sono accuse da poco. Corredate da rivelazioni su come il suo dipartimento fu prima ignorato e poi addirittura chiuso quando alcuni dei dipendenti preposti proprio alla segnalazione di possibili impatti pericolosi chiarirono le dinamiche interne e chiesero di intervenire. Un esempio è il programma XCheck.

 

mark zuckerberg con la scorta

Sulla carta Facebook diceva che i 2,89 miliardi di utenti su base mensile erano tutti sullo stesso piano e dovevano accettare standard minimi di comportamento. Ma XCheck, confezionato per VIP, consentiva a qualche milione di utenze con un alto profilo di consumo di essere protette da intrusioni indesiderate o da controlli.

 

Il problema è che molti utenti, approfittando della loro situazione di privilegio, pubblicavano materiale che incitava alla violenza o altro materiale provocatorio che per i consumatori normali sarebbe stato sottoposto a sanzioni. Non solo, l'azienda ha ignorato analisi interne che dimostravano come, per ragazzine teenagers in particolare, si creassero spesso situazioni tossiche.

zuckerbeRG SOLDI

 

Su un altro fronte, è stato lo stesso Zuckerberg a resistere all'introduzione di nuove regole per allentare dialoghi che spesso creavano tensione invece di alleggerirla. Zuckerberg spiegava che una mitigazione del fenomeno, deleterio da un punto di vista sociale, avrebbe potuto ridurre il numero di utenti su Facebook e dunque chiese di non intervenire.

 

Ci sono poi state risposte deboli dell'azienda su tematiche che riguardavano il controllo di chi cercava di adescare minori su Internet, si è lasciato troppo spazio ai No Vax e si è consentito alla protesta del 6 gennaio di coordinarsi. Insomma, un disastro.

 

zuckerbeRG SOLDI

Fra i senatori che hanno reagito male c'è Ed Markey: «Ecco il mio messaggio per Zuckerbger: il tempo che ti consentiva di invadere la nostra privacy, di promuovere materiale tossico per i nostri figli e di lasciare che predatori minacciassero minori è scaduto».

 

Il senatore Richard Blumenthal, ex procuratore, un veterano nella lotta contro lo sfruttamento dell'infanzia e dell'adolescenza su Internet, è stato anche più duro: «Facebook è una scatola nera, ho chiesto alla Federal Trade Commission e alla Sec di investigare la situazione e vorrei che Zuckerberg venisse qui avanti a noi in audizione».

 

Mark Zuckerberg

La Federal Trade Commission è preposta alla preparazione di inchieste che possono portare alla violazione delle norme antitrust e avviare una raccomandazione di scorporo. Blumenthal in particolare già negli anni scorsi si confrontò con Google e contro altri grandi, soprattutto per modificare la regole 230 che proteggeva i social media da responsabilità per la diffusione di messaggi pericolosi sulle loro piattaforme.

 

Qui è pronto ad affilare il coltello. Per questo, un'inchiesta di questo genere focalizzata su Facebook potrebbe ampliarsi e toccare anche gli altri social media. Per ora tuttavia è solo Facebook a soffrire, il mercato per ora non ha toccato gli altri titoli mentre c'è stato un forte contraccolpo sui valori di Borsa di Facebook e sul patrimonio personale di Mark Zuckerberg. Il titolo è precipitato da quota 380 a 333 in poche settimane.

 

zuckerberg alle hawaii

Quel che più conta, sul piano del confronto fra le grandi dell'hi tech, la capitalizzazione di Facebook è scesa sotto i mille miliardi, a quota 940 miliardi di dollari contro i 2.370 miliardi del suo arcinemico Apple, i 2.221 miliardi di Microsoft, i 1.800 miliardi di Google e i 1700 miliardi di Amazon.

 

Sul piano personale, la fortuna di Zuckerberg è caduta della bellezza di una ventina miliardi, cifra che una volta poteva essere una importante manovra economica italiana e che oggi rappresenta il semplice delta fra i 141 miliardi di massimo della ricchezza del fondatore e il suo livello attuale, intorno a 121 miliardi di dollari.

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)