caltagirone del vecchio

SI SCRIVE MEDIOBANCA, SI LEGGE GENERALI - DEL VECCHIO HA INVESTITO 2,4 MILIARDI SULL'INCROCIO UNICREDIT-MEDIOBANCA-GENERALI, PRONTO A CHIEDERE LA SOSTITUZIONE DI NAGEL CHE GLI HA MESSO I BASTONI TRA LE RUOTE NELLO IEO - COME SPONDA POTREBBE AVERE MUSTIER, MA L'ASSE CON CALTAGIRONE NON È COSÌ SOLIDO: OGGI IL COSTRUTTORE ROMANO DEFINISCE 'VECCHIO' ROMOLO BARDIN, CHE RAPPRESENTA IL BOSS DI LUXOTTICA NEL CDA DELLE ASSICURAZIONI

 

Michele Arnese per www.startmag.it

 

Perché Del Vecchio ha investito circa 600 milioni di euro per portare la sua Delfin al 6,94% di Mediobanca? E perché secondo alcune indiscrezioni sarebbe pronto ad arrivare fino al 10% dell’Istituto di Piazzetta Cuccia?

LEONARDO DEL VECCHIO

Ufficialmente Del Vecchio ha spiegato in una nota che «l’investimento rappresenta per Delfin un’ottima opportunità per la qualità, la storia e le potenzialità di crescita di Mediobanca in Italia e all’estero. Siamo un azionista di lungo periodo e daremo il nostro sostegno per accelerare la creazione di valore a vantaggio di tutti gli stakeholder».

 

Una supercazzola per dire tutto e niente. Gli uomini che navigano nella finanza – anche gli industriali – non sempre pensano quello che dicono. Eppure a 84 anni e con un patrimonio di circa 20 miliardi di dollari si potrebbe attendere meno fuffa comunicativa.

Quindi cerchiamo di capirne di più. Partendo da qualche numero.

Del Vecchio è diventato il terzo azionista di Piazzetta Cuccia dietro a Unicredit (8,81%) e Financiere de l’Odet del gruppo Bolloré (7,86%), ponendosi davanti a BlackRock (4,98%) e a Mediolanum, salita di recente al 3,28% dopo gli acquisti di Ennio Doris in più puntate nei mesi scorsi.

 

leonardo del vecchio

Il patron di Essilor-Luxottica – secondo gli analisti di Intermonte – ha investito 2,4 miliardi di euro tra Mediobanca, Generali (ha il 4,86%) e Unicredit (circa il 2%).

Non sono miliardi per fare beneficenza, ovviamente.

Quindi quale sarebbe l’obiettivo reale, immediato, di Del Vecchio oltre alla speranza di guadagnare tanto? Mettere nel mirino lo statuto e, indirettamente, il vertice della banca d’affari milanese.

 

Ha scritto Mf-Milano Finanza: “Nella city milanese circola da qualche giorno l’ipotesi che Del Vecchio possa chiedere la modifica degli articoli 15 e 24. Questi paragrafi disciplinano la carica dell’amministratore delegato, prevedendo che sia scelto tra chi è dirigente del gruppo da almeno tre anni. La misura arriva da lontano e finora è stata interpretata come una garanzia di indipendenza per il top management”.

Morale della favola: Del Vecchio vuole scardinare il castello in cui regna l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel.

NAGEL MUSTIER1

Non a caso Del Vecchio ha acquistato a sorpresa una bella fetta di Mediobanca senza informare più di tanto Nagel. Non proprio un segnale amichevole. “E’ entrato senza bussare”, si mormora negli ambienti mediobancheschi.

 

Ma per rivoluzionare la governance di Mediobanca al patron di Luxottica servono alleati. Sarà Unicredit l’alleato?

La banca capitanata da Jean-Pierre Mustier con l’8,8% è il primo azionista dell’istituto di Piazzetta Cuccia.

 

La vicinanza di Del Vecchio al gruppo guidato da Mustier si è vista nella partita Ieo-Monzino – ha ricordato il Corriere della Sera – con l’imprenditore milanese che voleva iniettare 500 milioni per il rilancio europeo del polo sanitario e che ha visto dalla sua parte Mustier ma non Piazzetta Cuccia.

Una mossa ostile di Unicredit su Mediobanca, “seppure sensata dal punto di vista strategico e finanziario, modificherebbe in modo rilevante gli assetti di governance di Unicredit”, hanno scritto gli analisti di Equita.

francesco gaetano caltagirone (2)

Con il suo 8,8% Unicredit rimane non solo il primo azionista di Mediobanca ma anche il pivot dell’accordo di consultazione che dal gennaio scorso ha sostituito il vecchio sindacato di voto.

Ma Mediobanca – per la coppia Del Vecchio-Mustier – è solo un primo passo per l’obiettivo finale: Generali.

 

Con la presa su Mediobanca, il presidente esecutivo di Essilor-Luxottica avrebbe mano libera per rimettere in discussione il vertice della compagnia e insistere su un’operazione straordinaria, magari sull’asse Trieste-Parigi: “Non occorre molta fantasia per capire che l’obiettivo del blitz di Del Vecchio sia il Leone di cui è azionista al 4,86% dopo i robusti acquisti dei mesi scorsi”, ha scritto Milano Finanza.

D’altronde le tensioni fra Unicredit e Mediobanca riguardano anche il colosso assicurativo triestino.

Mediobanca non vuole mollare tanto la presa di Assicurazioni Generali. Mentre Mustier scalpita non poco.

 

A luglio, in un’intervista alla Stampa, alla domanda “dopo Fineco siete pronti all’uscita da Mediobanca?”, il capo azienda di Unicredit ha risposto: “E’ un investimento finanziario. Allo scioglimento del vecchio patto l’anno scorso avevamo proposto un patto più vincolante per proteggere le banche e le sue controllate, Generali in primis. I soci italiani non hanno voluto. La banca è ben gestita, spero che il prezzo salga di conseguenza”.

HUBERT SAGNIERES E LEONARDO DEL VECCHIO

Una bordata indirizzata a Nagel. “Mustier nella sostanza ha fatto notare che Mediobanca blocca il deal su Generali perché teme che il castello di Mediobanca salti”, dice a Start un addetto ai lavori.

In Generali, Del Vecchio potrebbe contare su un altro alleato: Francesco Gaetano Caltagirone, terzo socio di Generali al 5% ma pronto a salire, acquisendo anche il 4% della famiglia Benetton con cui il costruttore ha consolidati rapporti.

 

Del Vecchio e Caltagirone non sono riusciti, in occasione dell’ultimo rinnovo del board di Generali, a scalfire il potere di Mediobanca, che con la sua lista ha riconfermato i consiglieri uscenti. E Caltagirone, in particolare, che meditava un blitz alla presidenza, si è imbufalito, esternando contro l’esclusione di rappresentanti dei Benetton nel board.

Nel board del Leone di Trieste è presente però un rappresentante di Delfin-Del Vecchio, Romolo Bardin, giudicato “vecchio” da Caltagirone secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera. A riprova che le tre famiglie imprenditoriali, in Assicurazioni Generali, si muovono in ordine sparso e che Del Vecchio di certo non va a rimorchio del costruttore siculo-romano.

Alla prossima puntata.

 

 

 

2. MEDIOBANCA - QUEI SOCI TRICOLORE ALLA NUOVA SFIDA

Fabrizio Massaro per ''L'Economia - Corriere della Sera''

 

Potrebbe essere una guerra d’altri tempi, quella non ancora scoppiata né tanto meno dichiarata, ma di cui già si sentono i rumori in lontananza. Sul mercato viene letta così la mossa di Leonardo Del Vecchio, il patron di Essilor-Luxottica, di entrare senza bussare in Mediobanca rilevando il 6,94% in una settimana o poco più.

 

alberto nagel vincent bollore

 

Una mossa che rimanda a un passato (per la verità non troppo lontano) della finanza italiana fatto di patti di sindacato, partecipazioni incrociate, intrighi di palazzo e scontri di personalità. Ma è anche una guerra per la quale sono a disposizione anche le armi moderne della finanza di oggi, quella «attivista», che fa leva sui punti deboli della corporate governance. Quale sia per Del Vecchio l’obiettivo di questo nuovo risiko finanziario non è ancora chiaro, anche se gli indizi portano in due direzioni: le Assicurazioni Generali e l’Istituto oncologico europeo, i due gioielli della corona di Mediobanca.

 

Martedì 17 settembre la holding lussemburghese di Del Vecchio, Delfin sarl, ha annunciato di essere arrivata al 6,94% di Mediobanca con acquisti sul mercato. Solo qualche ora prima ha avvisato il ceo Alberto Nagel. Obiettivo dichiarato dall’84enne imprenditore, l’uomo più ricco d’Italia con oltre 20 miliardi di patrimonio: «L’investimento rappresenta per Delfin un’ottima opportunità per la qualità, la storia e le potenzialità di crescita di Mediobanca in Italia e all’estero. Siamo un azionista di lungo periodo e daremo il nostro sostegno per accelerare la creazione di valore a vantaggio di tutti gli stakeholder».

 

 

Dal patto allo Ieo

Del Vecchio non rischia di perdere soldi: Nagel ha reso la banca sempre più solida, dai business diversificati, senza crediti deteriorati, con una redditività di oltre il 10%, e 832 milioni di utili quest’anno e un titolo in costante crescita. Il pacchetto vale 586 milioni circa e colloca Del Vecchio subito dopo Unicredit (all’8,8%) e il gruppo Bolloré (7,8%). E potrebbe crescere ancora. Del Vecchio può comprare ancora un 3%, dato che dopo il 10% serve l’ok della Bce. Ma per farne che cosa? Riannodare i fili aiuta a comprendere il quadro. Ci sono tre passaggi da considerare. Il primo è a dicembre 2018, quando venne rinnovato il patto di Mediobanca.

 

mediobanca nagel

Il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier — banca di cui Del Vecchio è socio con il 2% — era per la riproposizione di un legame vincolante tra i soci; prevalse però la via del mero accordo di consultazione, un patto light perché più vicino alle logiche moderne del mercato e che rendeva Mediobanca di fatto una public company. Ma un patto che non vincola i soci rende Mediobanca meno protetta come cassaforte del 13% di Generali. A difesa della compagnia si è posto però Mustier: l’investimento in Mediobanca è solo «finanziario», ha detto più volte, ma Unicredit difenderà una Generali «italiana, indipendente e quotata in Italia».

 

Qui si inserisce il secondo passaggio: la scorsa primavera, in occasione del rinnovo del consiglio del Leone di Trieste. Pur essendo cresciuti, in tandem, Leonardo Del Vecchio al 4,86% e Francesco Gaetano Caltagirone al 5% — e anche la famiglia Benetton, al 4% — la lista per il nuovo board di Generali venne presentata dalla sola Mediobanca, senza confrontarsi con i soci per evitare rischi di accuse di concerto. Risultato? Un board praticamente identico all’uscente, nel quale siede un solo rappresentante di Delfin — Romolo Bardin —, e subito bollato da Caltagirone come «vecchio».

 

ROMOLO BARDIN

C’è poi il terzo passaggio, la partita dello Ieo. A metà 2018 Del Vecchio, attraverso la sua omonima fondazione, aveva proposto di donare 500 milioni di euro allo Ieo per sviluppare una grande cittadella della salute. Un progetto fortemente sostenuto da Unicredit, anch’esso azionista dello Ieo. Questo avrebbe però stravolto gli equilibri dentro l’azionariato dell’istituto, di cui Mediobanca — sostenuta da Unipol — è primo socio con il 25,3% circa. Risultato: denari rifiutati, Del Vecchio che ritira il piano. Uno smacco per il patron di Luxottica.

 

Il prossimo calendario

La tempistica dell’azione di Del Vecchio può fornire alcuni indizi sulle mosse future. Il 28 ottobre si tiene l’assemblea di Mediobanca, Del Vecchio potrebbe approfittarne per far sentire la propria voce. Secondo alcune letture, potrebbe spingersi a chiedere di modificare lo statuto che impone che il ceo sia un manager interno con almeno tre anni di incarico dirigenziale, una norma che è il cuore dell’indipendenza di Mediobanca. Pochi giorni dopo, il 12 novembre, Nagel presenterà il nuovo piano industriale. Del Vecchio potrebbe chiedere accelerazioni.

 

Che pensi forse anche una vendita di Generali ora che il prezzo, ai massimi da circa quattro anni, è vicino ai 18 euro, valore di carico per Mediobanca? O al varo di una società-cassaforte con dentro Generali da distribuire agli stessi soci Mediobanca (lo spin-off)? Gli analisti hanno valutato variamente queste ipotesi. Infine, a ottobre del 2020 ci sarà da rinnovare il board di Piazzetta Cuccia.

philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali

 

La lista la presenterà il consiglio uscente ma i soci hanno comunque le mani libere. Di sicuro la partita non sarà breve. Per Del Vecchio vale molto: tra Mediobanca, Unicredit, Generali, il patron di Luxottica ha immobilizzato circa 2,4 miliardi (il calcolo è di Intermonte sim). Ma è pur sempre appena 12% dell’immenso patrimonio.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte elly schlein matteo ricci giorgia meloni francesco acquaroli

DAGOREPORT - COME E' RIUSCITO CONTE, DALL’ALTO DEL MISERO 5% DEI 5STELLE NELLE MARCHE, A TENERE IN OSTAGGIO IL PD-ELLY? - L'EX ''AVVOCATO DEL POPOLO'' È RIUSCITO A OTTENERE DALLA "GRUPPETTARA CON L'ESKIMO" LE CANDIDATURE DI ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA, E SENZA SPENDERSI GRANCHE' PER MATTEO RICCI. ANZI, RIEMPIENDO I MEDIA DI DISTINGUO E SUPERCAZZOLE SULL’ALLEANZA (“NON SIAMO UN CESPUGLIO DEL PD”) – IL PIU' MADORNALE ERRORE DEL RIFORMISTA RICCI E' STATO DI FAR SALIRE SUL PALCO L'"ATTIVISTA" DEL NAZARENO, AGITANDOSI PER GAZA ANZICHE' PER UNA REGIONE DOVE LA GLOBALIZZAZIONE HA IMPOVERITO LE INDUSTRIE (SCAVOLINI, TOD'S, ETC.), LA DISOCCUPAZIONE E' ARRIVATA E I MARCHIGIANI SI SONO SENTITI ABBANDONATI - VISTO IL RISCHIO-RICCI, E' ARRIVATA LA MOSSA DA CAVALLO DELLA DUCETTA: ''ZONA ECONOMICA SPECIALE'' E UNA PIOGGIA DI 70 MILIONI DI AIUTI...

al-thani netanyahu trump papa leone bin salman hamas

DAGOREPORT – STASERA INIZIA LA RICORRENZA DI YOM KIPPUR E NETANYAHU PREGA CHE HAMAS RIFIUTI IL PIANO DI PACE PER GAZA (ASSEDIATO IN CASA DALLE PROTESTE E DAI PROCESSI, PIÙ DURA LA GUERRA, MEGLIO È). NON A CASO HA FATTO MODIFICARE LAST MINUTE IL TESTO RENDENDOLO PIÙ DIFFICILE DA ACCETTARE PER I TERRORISTI CHE, A LORO VOLTA, INSISTONO SU TRE PUNTI: UN SALVACONDOTTO PER I CAPI; UN IMPEGNO A CREARE LO STATO DI PALESTINA; IL RITIRO DELL’ESERCITO ISRAELIANO, ANCHE DALLA ZONA CUSCINETTO – PRESSING FORTISSIMO DI VATICANO, ONU E PAESI ARABI PER CHIUDERE L'ACCORDO – EMIRI E SCEICCHI INFURIATI PER IL RUOLO DI TONY BLAIR, CHE BOMBARDÒ L’IRAQ SENZA MAI PENTIRSI – L’UMILIAZIONE DI “BIBI” CON LA TELEFONATA AL QATAR: L’EMIRO AL THANI NON HA VOLUTO PARLARE CON LUI E HA DELEGATO IL PRIMO MINISTRO – L’OBIETTIVO DEI “FLOTILLEROS” E L’ANTISEMITISMO CHE DILAGA IN EUROPA

luca zaia matteo salvini roberto vannacci

IL CORAGGIO SE UNO NON CE L'HA, MICA SE LO PUO' DARE! LUCA ZAIA, ETERNO CACADUBBI, NICCHIA SULLA CANDIDATURA ALLE SUPPLETIVE PER LA CAMERA: ORA CHE HA FINALMENTE LA CHANCE DI TORNARE A ROMA E INCIDERE SULLA LEGA, DUELLANDO CON VANNACCI E SALVINI CONTRO LA SVOLTA A DESTRA DEL CARROCCIO, PREFERISCE RESTARE NEL SUO VENETO A PIAZZARE QUALCHE FEDELISSIMO – SONO ANNI CHE MUGUGNANO I “MODERATI” LEGHISTI COME ZAIA, FEDRIGA, GIORGETTI, FONTANA MA AL MOMENTO DI SFIDARE SALVINI, SE LA FANNO SOTTO...

elly schlein tafazzi

DAGOREPORT: IL “NUOVO PD” DI ELLY NON ESISTE - ALIMENTATA DA UN'AMBIZIONE SFRENATA, INFARCITA SOLO DI TATTICISMI E DISPETTI, NON POSSIEDE L'ABILITÀ DI GUIDARE LA NOMENKLATURA DEL PARTITO, ISPIRANDOLA E MOTIVANDOLA - IL FATIDICO "CAMPOLARGO" NON BASTA PER RISPEDIRE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO L'ARMATA BRANCA-MELONI. NELLE MARCHE IL PD-ELLY SUBISCE IL SORPASSO DELLE SORELLE D'ITALIA - QUELLO CHE INQUIETA È LO SQUILIBRIO DELLA DUCETTA DEL NAZARENO NELLA COSTRUZIONE DELLE ALLEANZE, TUTTO IN FAVORE DI UN'AREA DI SINISTRA (M5S E AVS) IN CUI LEI STESSA SI È FORMATA E A CUI SENTE DI APPARTENERE, A SCAPITO DI QUELLA MODERATA, SPAZIO SUBITO OCCUPATO DALLA SCALTRISSIMA DUCETTA DI VIA DELLA SCROFA, CHE HA LANCIATO AMI A CUI HANNO ABBOCCATO LA CISL E COMUNIONE E LIBERAZIONE - CHE ELLY NON POSSIEDA VISIONE STRATEGICA, CAPACITÀ DI COMUNICAZIONE, INTELLIGENZA EMOTIVA, PER FRONTEGGIARE IL FENOMENO MELONI, E' LAMPANTE - OCCORRE URGENTEMENTE, IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, RISPEDIRE ELLY SUI CARRI DEI GAY-PRIDE, PUNTANDO, DOPO LE REGIONALI D'AUTUNNO, SU UNA NUOVA LEADERSHIP IN SINTONIA COI TEMPI TUMULTUOSI DI OGGI

raoul bova beatrice arnera

DAGOREPORT: RAOUL, UN TRIVELLONE ''SPACCANTE''! - DAGOSPIA PIZZICA IL 54ENNE BOVA ATTOVAGLIATO ALL'ORA DI PRANZO AL RISTORANTE “QUINTO”, A ROMA, IN COMPAGNIA DELLA FASCINOSA TRENTENNE BEATRICE ARNERA, CON CUI RECITA NELLA FICTION “BUONGIORNO, MAMMA”, ATTUALMENTE IN ONDA SU CANALE5 – GLI AVVENTORI DEL RISTORANTE NON HANNO POTUTO FARE A MENO DI NOTARE L'AFFETTUOSA INTIMITÀ TRA I DUE ATTORI: BACI GALEOTTI, ABBRACCI E CAREZZE FURTIVE FINO A UN INASPETTATO E IMPROVVISO PIANTO DI BOVA – DOPO LO SCANDALO DEGLI AUDIO PICCANTI INVIATI A MARTINA CERETTI, DIFFUSI DA FABRIZIO CORONA, CHE HANNO TENUTO BANCO TUTTA L’ESTATE, ORA QUEL MANZO DI BOVA SI RIMETTE AL CENTRO DELLA STALLA…

beatrice venezi

DAGOREPORT: VENEZI, IL "MOSTRO" DELLA LAGUNA – COME USCIRANNO IL MINISTRO "GIULI-VO" E IL SOVRINTENDENTE COLABIANCHI DAL VICOLO CIECO IN CUI SONO FINITI CON L’INSOSTENIBILE NOMINA DELLA “BACCHETTA NERA”? – IL “DO DI STOMACO” DEGLI ORCHESTRALI DEL TEATRO LA FENICE HA RICEVUTO LA SOLIDARIETÀ DEI PIÙ IMPORTANTI TEATRI LIRICI, DA LA SCALA DI MILANO AL SAN CARLO DI NAPOLI: CHE FARE? – CHISSÀ SE BASTERÀ LA MOSSA ALL’ITALIANA DI “COMPRARSI” LE ROTTURE DI COJONI COL VIL DENARO, AUMENTANDO LO STIPENDIO DEGLI ORCHESTRALI? – L’ARMATA BRANCA-MELONI DEVE FARE I CONTI NON SOLO CON IL FRONTE COMPATTO DEL MONDO SINDACALE LIRICO, MA ANCHE CON I 48MILA VENEZIANI RIMASTI A SOPRAVVIVERE NELLA CITTÀ PIÙ FATALE DEL MONDO. ABITUATI AD ALTI LIVELLI DI DIREZIONE D’ORCHESTRA, DA ABBADO A CHUNG, I LAGUNARI SONO SCESI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO LO SBARCO DELL’”ABUSIVA” VENEZI (I LAVORATORI DELLA FENICE HANNO ORGANIZZATO UN VOLANTINAGGIO CONTRO LA BIONDA VIOLINISTA)E GIULI E COLABIANCHI FAREBBERO BENE A RICORDARSI CHE I “VENESIAN” SONO POCHI MA IRRIDUCIBILI: I PRINCIPI NON SI COMPRANO. COME SI È VISTO NELLA LORO VITTORIOSA GUERRA CONTRO IL PASSAGGIO DELLE GRANDI NAVI DA CROCIERA NEL CUORE DELLA CITTÀ…- VIDEO