cornacchie eur hitchcock

HITCHCOCK IN SALSA ROMANELLA – I RESIDENTI DEL QUARTIERE EUR AGGREDITI DALLE CORNACCHIE! – GLI UCCELLI PROTEGGONO IL LORO NIDO ASSALTANDO I PASSANTI A COLPI DI BECCO - ALCUNI SONO STATI ADDIRITTURA RICOVERATI IN OSPEDALE PER LE LESIONI RIPORTATE – L’ESPERTA: “UN’ANOMALIA, LE CORNACCHIE NON ATTACCANO L’UOMO. PROBABILMENTE HANNO GIA…”

Lorena Loiacono per www.leggo.it

 

cornacchie eur 1

Una presenza fissa, nera e gracchiante, incombe sui residenti di viale dell’Astronomia, all’Eur: è la cornacchia più temuta di Roma che, con il suo partner, sorvola l’incrocio con via della Fisica e aggredisce, all’improvviso, i passanti. Non c’è modo di fermarla, né di allontanarla. Osserva tutto dalla cima di un pino o, poco più in là, dalla ringhiera del terrazzo dell’ultimo piano. Gracchia e poi, in un attimo, scende in picchiata. Colpisce i passanti, qualcuno è anche andato in ospedale a farsi curare perché il becco della cornacchia, a quella velocità, fa male. Eccome se fa male.

 

cornacchiA

Leggo è stato sul posto, a verificare quanto segnalato da alcuni residenti. Ed è proprio così: la cornacchia ha fatto il nido sull’albero in quel punto e, per natura, vuole difendere il suo piccolo dagli umani. «Peccato che le persone che attraversano la strada o camminano sul marciapiede – racconta una signora dal balcone al primo piano – non si accorgono di avvicinarsi troppo»: la cornacchia infatti svezza i piccoli a terra, facendoli camminare anche tra le aiuole. Se poi qualcuno si avvicina, lei interviene furiosa. «Qui ogni anno qualcuno finisce in ospedale - spiega un uomo, seduto sulla panchina - bene che ti va, la cornacchia ti tira i capelli».

 

cornacchie eur 2

La richiesta dei residenti, oggi, è un intervento del Comune. In viale dell’Astronomia, quella cornacchia è una vecchia conoscenza: «Fa il nido lì in alto ogni anno – racconta un’anziana signora, armata di giornale e borsetta per difendersi, mentre indica l’albero all’angolo della strada - non sappiamo più a chi rivolgerci: abbiamo segnalato la situazione ai vigili urbani per chiedere di potare gli alberi che non vengono curati da anni. Magari così si allontana ma nessuno interviene: per evitare guai, giriamo alla larga».

 

Qualche metro più in là ci sono degli istituti scolastici, come il liceo Vivona, e molte famiglie temono che i ragazzi possano essere attaccati. Il rischio in effetti è concreto: anche la cronista di Leggo, mentre cercava di prendere informazioni, è stata aggredita dalla coppia di cornacchie. Nessuna corsa in ospedale, fortunatamente: solo un grande spavento, nel sentirsi in un remake de noantri degli “Uccelli” di Hitchcock.

CORNACCHIA

 

L'ESPERTA LIPU: UN'ANOMALIA PROVOCATA DAL CONTATTO CON GLI UOMINI

 

Francesca Manzia, responsabile del Centro di recupero fauna selvatica Lipu-Roma, ha sentito delle terribili cornacchie dell’Eur?

«Sì, si tratta di una coppia particolare: sono aggressive, ma le cornacchie non attaccano l’uomo».

 

Perché loro lo fanno?

cornacchie eur 5

«Probabilmente hanno già avuto un contatto con l’uomo, non per forza negativo: si tratta di una deviazione del rapporto uomo-animale».

 

In che senso?

«Se vengono accudite da una persona, ad esempio, poi non la vedono come un nemico e la attaccano senza timore. Sviluppano anche antipatie e gelosie per cui attaccano le persone con le stesse caratteristiche: come i capelli lunghi o gli abiti colorati».

 

Quindi le cornacchie non vanno toccate?

«No, è l’unica prevenzione possibile: raccogliere un piccolo da terra e dargli da mangiare, mentre la mamma lo sta svezzando, crea un rapporto anomalo con l’uomo. Lasciamo fare alla natura».

 

Nel caso dell’Eur, come ci si difende?

«Quando si sente gracchiare una cornacchia, meglio cambiare strada perché ci sta avvisando che siamo troppo vicini ai piccoli. Se proprio dobbiamo passare di là, copriamoci con un ombrello: così non ci vedono».

NIDO CORNACCHIE

 

Si può togliere un nido?

«Assolutamente no: nidificano in cima agli alberi, spesso nello stesso punto. Non possiamo certo abbattere l’albero, anche perché il problema non è permanente, dura circa due settimane l’anno».

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