atac fuori servizio

IL BUS STUPEFACENTE - UN'AUTISTA DELL'ATAC (ROMA) POSITIVA ALLA COCAINA È STATA RISARCITA PER DANNO D'IMMAGINE - MA L'AZIENDA HA ALTRI PROBLEMI: NON SI SA SE RIESCE A PAGARE GLI STIPENDI, AVENDO PERSO 203 MILIONI QUEST'ANNO. DOPO AVER SVENTATO IL CRAC D'UN SOFFIO, NELL'ESTATE DEL 2018, GRAZIE AL CONCORDATO FALLIMENTARE, ATAC SI RITROVA DI NUOVO SUL CIGLIO DEL BURRONE FINANZIARIO. ADDIO NUOVI MEZZI?

 

1. A ROMA UN'AUTISTA D'AUTOBUS POSITIVA ALLA COCAINA È STATA RISARCITA PER DANNO D'IMMAGINE DAL GIUDICE DEL LAVORO

Carlo Valentini per ''Italia Oggi''

 

atac

L' autista cocainomane si mette in tasca un gruzzolo di euro. Paga l' Atac, l' azienda dei trasporti di Roma, cioè i contribuenti. Una vicenda paradossale. L' azienda decide di sottoporre i propri autisti a test antidroga. In due risultano positivi alla cocaina, cioè nelle loro urine vengono riscontrate tracce della droga. Scatta la sospensione per tre mesi. Come fa l' azienda municipalizzata a consentire che alla guida dei propri bus vi sia chi assume sostanze stupefacenti? Il regolamento prevede che il dipendente, alla fine del periodo di sospensione, possa sottoporsi a un nuovo test. E così uno dei due autisti, una giovane che tra l' altro era stata appena assunta e si trovava ai primi giorni di guida, chiede, trascorso il tempo canonico, di rifare la prova. Che risulta negativa.

 

atac ama

A questo punto la norma (non sarebbe opportuno rivederla?) prevede che avvenga una verifica sul primo campione e che venga fatto il confronto col secondo, per poi decidere il da farsi. Facile a dirsi. L' ufficio dell' Atac invita la dipendente a rivolgersi all' azienda sanitaria che a suo tempo refertò l' urina per ottenere il campione ed effettuare il riscontro.

 

L' Asl risponde che i campioni vengono restituiti all' Atac. Conclusione: il vecchio campione non si trova. La dipendente dev' essere reintegrata e il giudice del lavoro condanna l' azienda a pagarle lo stipendio dei tre mesi di sospensione e pure il danno d' immagine «per l' umiliazione subita per il fatto di essere stata considerata tra i colleghi come persona dedita all' uso di stupefacenti». Totale: 20 mila euro.

Negli ultimi due anni sono stati 17 i dipendenti che l' Atac ha allontanato perché trovati positivi alla droga.

Speriamo che le provette siano state meglio custodite.

 

 

2. ATAC, INCASSI CROLLATI PER L'EFFETTO LOCKDOWN: «ORA STIPENDI A RISCHIO» `

Lorenzo De Cicco per ''Il Messaggero''

 

IL CASO

Dopo aver sventato il crac d' un soffio, nell' estate del 2018, grazie al concordato fallimentare, Atac si ritrova di nuovo sul ciglio del burrone finanziario. I «rischi di liquidità» sono talmente elevati, dicono le carte interne dell' azienda, che potrebbero interessare anche «la provvista necessaria per far fronte alle uscite per contributi e stipendi». I salari di 11.140 dipendenti. Il fatto è che in cassa mancano 203 milioni di euro, effetto lockdown, vale a dire migliaia di passeggeri (e biglietti) in meno ogni giorno. Il bilancio 2020, se l' andamento delle entrate non cambierà, è destinato a chiudersi con 112 milioni e 500 mila euro di perdite.

autista atac

 

Un' altra voragine. E così su questo colosso pubblico chiamato a gestire oltre 2mila tra bus, tram e treni del metrò, tornano pericolosamente ad addensarsi le nuvole del default.

I pericoli sono ben noti al Campidoglio, che tre giorni fa ha approvato il bilancio 2019 della partecipata, un consuntivo che si è chiuso con 7,6 milioni di euro di utili. Merito appunto del concordato fallimentare, che ha congelato gli interessi sul maxi-debito da 1,3 miliardi di euro, e del piano di risanamento faticosamente messo a punto dall' ex ad Paolo Simioni, appena passato armi e bagagli all' Enav e rimpiazzato da Giovanni Mottura, commercialista romano classe 1964, ex liquidatore di Roma Metropolitane. Tocca a lui ora fronteggiare le insidie annotate nella relazione stilata da Simioni e allegata al bilancio. Perché nel rapporto, oltre ai risultati finanziari positivi del 2019, sono annotate le previsioni disastrose per l' anno in corso. Uno scenario che potrebbe portare la municipalizzata di nuovo a un passo dalla bancarotta, a meno che non arrivino altri aiuti pubblici in dosi massicce.

 

SI FONDI IN RITARDO

La relazione, di cui Il Messaggero è in possesso, rivela i «principali rischi e incertezze» per il trasporto pubblico romano nei prossimi mesi. Per l' Atac c' è «il rischio di liquidità», si legge, un pericolo che potrebbe intaccare «la disponibilità di risorse finanziarie adeguate e tempestive per far fronte alla propria attività operativa», cioè mandare avanti bus e treni. Proprio alla voce «rischi di liquidità», si parla degli stipendi di autisti e macchinisti.

roma sciopero atac 4

 

Le minacce non arrivano solo dagli effetti della quarantena, ma a sorpresa anche dai ritardi dei pagamenti dei crediti da parte del Comune. «La società - c' è scritto - vanta crediti di importo rilevante verso Roma Capitale e la Regione Lazio che non sempre sono incassati nei tempi dovuti in quanto possono necessitare del processo autorizzativo».

 

Il rischio «è maggiormente concentrato sulla controparte Roma Capitale che contribuisce ad assicurare la provvista necessaria per far fronte alle uscite per contributi e stipendi». In Atac c' è preoccupazione: la vendita dei depositi in disuso per fare cassa si è arenata. E i 24 milioni di euro che la partecipata sperava d' incassare grazie al decreto Rilancio non sono ancora arrivati materialmente. Nel quartier generale di via Prenestina si aspetta e si spera. L' ad Mottura studia i conti e prepara il nuovo piano industriale. L' ennesima manovra di salvataggio, una strategia che tra i vari obiettivi mirerà proprio a proteggere gli stipendi. Col pericolo, però, di tagliare gli investimenti. Tradotto: l' acquisto dei nuovi bus.

roma sciopero atac 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?